BERLUSCONES

L'estrema unzione di Forza Italia

A un mese dalla morte di Berlusconi il partito passa nelle mani di Tajani che sarà "segretario" ma non presidente ("ce n'è uno solo", indovinate chi). Tutti ad applaudire, facendo gli scongiuri. Dall'Unto del Signore al becchino in chief che già ci vede doppio (nei sondaggi)

A un mese dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, Forza Italia mette in un angolo le gramaglie e cerca il modo di restare in vita. Cosa non semplice per un partito totalmente identificato con il suo fondatore, che ne ha percorso l’intera parabola dai fasti al crepuscolo, tanto da rischiare concretamente di fare la sua stessa fine. Una prospettiva che, ovviamente, terrorizza il gruppo dirigente rimasto sotto le insegne azzurre, oggi riunitosi all’Hotel Parco dei Principi di Roma per il primo consiglio nazionale dopo la morte del Cav. Unico punto all’ordine del giorno l’affidamento della reggenza, che è andata ufficialmente all’attuale coordinatore nazionale, vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, unico candidato. Tajani sarà a capo del partito con i gradi di segretario pro tempore fino alla convocazione del Congresso (che si terrà prima delle Europee) ma non di presidente: «Credo che questo movimento non possa più avere un presidente e per questo propongo di sostituire la parola “presidente” con le parole “segretario nazionale”, perché c’è solo un presidente e non ce ne sarà un altro», ha sottolineato Tajani. La modifica dello Statuto proposta dal neo segretario è stata approvata all’unanimità dal Consiglio. «Silvio Berlusconi è il nostro presente e il nostro futuro, perciò ho proposto al Consiglio di modificare lo Statuto aggiungendo nel frontespizio le parole “Silvio Berlusconi presidente e fondatore”», ha aggiunto.

Dall’Unto del Signore all’estrema unzione di Forza Italia? Diciamo la verità, al netto di quanto dichiarano in tv e ai giornali, non c’è un esponente di rango che non sia preoccupato dello scarso appeal di Tajani. «Ha le caratteristiche e l’esperienza per garantire un futuro importante per Forza Italia», assicura il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin sperando che nessuno noti le dita incrociate dietro la schiena. «È la persona più adatta per incarnare lo spirito di ciò che Forza Italia vuole continuare a essere» afferma perentorio il governatore del Piemonte Alberto Cirio mentre sta ragionando su collocazioni future, sua e di persone del suo entourage, in grado di dare una prospettiva al centrodestra in Regione.

Comunque sia oggi è il giorno di Tajani, il “superfluo” come lo canzona Dagospia, quello che si meritò sul campo ai tempi in cui era portavoce di Silvio l’etichetta di “invece di Berlusconi”, consacrato dall’unanimità dei 213 consiglieri azzurri per alzata di mano. La decisione era già stata anticipata nelle scorse ore: «Bisognava dare alla nostra comunità anche un elemento di continuità, quindi domani Tajani verrà eletto dal consiglio», aveva detto ieri Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia al Senato e anima inquieta.

La riunione, iniziata intorno alle 10:40, si è aperta ovviamente con un tributo in memoria di Berlusconi. Tajani ha poi letto una lettera che la famiglia dell’ex Cavaliere ha inviato a Forza Italia: «Carissimi, grazie per l’appoggio e vicinanza che avete sempre dato al nostro caro papà e grazie per tutto ciò che farete d’ora in poi per continuare a far valere gli ideali di libertà, progresso e democrazia che hanno sempre contraddistinto il suo pensiero e la sua azione. Un abbraccio grande a tutti con i migliori auguri di buon lavoro». Tajani ammette che «non è facile guidare un movimento politico che ha avuto come leader per quasi 30 anni Silvio Berlusconi. Io posso garantire soltanto il mio impegno, determinazione, volontà di trasformare tutti i suoi sogni in realtà. Per farlo avrò bisogno di tutti quanti voi, di tutta la nostra classe dirigente, eletti, simpatizzanti, militanti. Prima di essere un segretario nazionale, io mi considero un militante di FI. Non mi entusiasmano gradi e pennacchi, ma i valori in cui credo e crediamo tutti assieme». E per corroborare il discorso pronunciato con la solita verve (sic) ha aggiunto: «L’ultimo sondaggio che ho ricevuto ci dice che siamo all’11%». Levategli il fiasco che già ci vede doppio.

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