VERSO IL 2024

Cirio, basta la parola

Niente da fare, il piacione piace e il brand tira. Per questo nel simbolo della lista del presidente ci sarà una sola scritta: il suo nome. Nell'attesa di sciogliere il nodo sulla ricandidatura c'è la fila alla sua porta, al punto da registrare l'overbooking

“Cirio, basta la parola”, verrebbe da dire se non fosse in agguato la vecchia, ma indimenticata réclame del famoso lassativo partorita da quel genio degli aforismi che fu Marcello Marchesi. E basta la parola – Cirio – per connotare la lista del presidente alle prossime elezioni regionali.

Un po’ frutto di ragionamenti e strategie di marketing – il brand “tira” e ha un suo mercato –, un po’ furbo escamotage per evitare la selva di suggerimenti da parte di chi sta prendendo parte alla costruzione della lista “personale” – proposte che declinano il Piemonte nel cuore, al centro, in altri luoghi o bellissimo che sia, senza grandi balzi d’inventiva – il dado è tratto: si chiamerà “Cirio Presidente”.

Un nome, un ruolo (lui azzarderebbe, forse, una missione), senza aggettivi e superlativi non sempre usciti indenni da inciampi o scivolate sul crinale tra banalità e retorica. Stile sobriamente diretto e senza fronzoli anche per il simbolo che, a quanto filtra dalle stanze in cui si lavora alla forma e alla sostanza della proposta di Alberto Cirio senza intermediazione dei partiti, verosimilmente oltre alle due parole lascerà spazio solo ai colori. Forse il tricolore, probabilmente qualche pennellata d’azzurro e poi quelli che richiamano il Drapò, la storica bandiera del Piemonte. 

Forma e sostanza, messaggio diretto e offerta di candidati: su questi due binari procede il percorso per la costruzione di una lista che non solo nelle ambizioni, ma anche nelle previsioni dovrebbe vedere doppia anche la cifra che ne attesterà l’esito dalle urne. Fornendo casa a tutte quelle rraltà ed esperienze che difficilmente troverebbero ospitalità (o magari neppure la vorrebbero) tra le più strette mura dei partiti della coalizione. Lungi dall’intenzione di lanciare opa ostili verso le forze dell’alleanza, la “lista Cirio” cui sta a tempo lavorando Gian Luca Vignale ma con il “titolare” sempre più impegnato a sondare, valutare e annotare papabili candidati, sulla carta potrebbe proseguire i successi di analoghe proposte registrati nelle ultime consultazioni regionali vinte dal centrodestra.

In Lombardia la lista di Attilio Fontana col 6,16% ha portato ad eleggere 5 consiglieri, mentre ben 8 ne ha incassati in Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga sfiorando il 18% e seguendo la strada tracciata da Luca Zaia in Veneto con un exploit che nel 2020 innervosì non poco Matteo Salvini, visto il sorpasso prima temuto e poi patito (34,5% e 18 eletti). Sarà probabilmente l’amica Alessandra Ghisleri, per anni aruspice incontrastata della corte di Arcore, a testare il potenziale della formazione presidenziale.

Un bacino elettorale teso ad allargare e non a pescare in quelli di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, l’obiettivo della lista che per raggiungerlo farà fortemente leva sui candidati, oltre ovviamente sulla figura del presidente, per il quale la campagna elettorale per il voto del 2019 di fatto non si è mai conclusa, passando (con un’empatia riconosciuta e un gradimento attestato dalla recente rilevazione del Sole 24Ore che lo riconosce come il governatore che più ha incrementato il suo consenso) senza soluzione di continuità a quella prossima.

Oltre agli “apolidi” Vignale e Silvio Magliano, politici da tempo senza casa, la formazione del presidente si annuncia come un esercito di amministratori locali, sindaci, assessori consiglieri, ma con spazio di rilievo anche per figure legate al mondo delle professioni, in particolare a un settore cruciale per l’azione politica della Regione e di forte impatto sulla popolazione: la sanità. Profili, legati ai territori, che arriveranno dall’ambito dei farmacisti e dei medici. Figure che per storia, competenza e ruoli le portano ad avere maturato un forte rapporto con i cittadini. 

A quanto risulta non c’è affatto un problema di riempire le caselle, pur tenendo conto della parità di genere sancita dalla doppia preferenza, semmai il problema potrebbe essere quello dell’overbooking. Un ulteriore segnale a possibile supporto di quelle ambizioni, ma anche quei pronostici che addirittura porterebbero a mettere in conto un secondo posto per la formazione “civica”, col superamento (oltre a quello scontato di Forza Italia) della stessa Lega. E a far rizzare i capelli ai parrucconi dei partiti, anche in questo caso, basta la parola. Quella che richiama la celebre icona di pelati.

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