SANITÀ

Medici in ferie e malati parcheggiati, negli ospedali l'estate si fa rovente

Gli organici vengono pesantemente ridotti, con conseguenti turni extra, riposi mancati e difficoltà a seguire i ricoverati, in aumento a causa del caldo record. In Piemonte qualità dell'assistenza compromessa nel 56% dei reparti. Il report della Fadoi

È un’estate difficile quella che attraversano gli ospedali italiani: un medico su tre in ferie, ambulatori spesso chiusi, reparti che arrancano in un momento nel quale il caldo che ha colpito tutto il Paese ha fatto aumentare considerevolmente gli accessi nei Pronto soccorso. Una vera estate di emergenza, testimoniata dal fatto che i sanitari sono costretti spesso a rinunciare anche ai riposi settimanali, per evitare il collasso dell’assistenza, e non riescono a trovare una soluzione ai bed blockers, cioè i pazienti che non possono essere dimessi per la mancanza di una adeguata assistenza domiciliare, pari al 20% dei ricoverati nei reparti di Medicina interna.

A lanciare l’allarme sull’estate rovente nei nosocomi, da Nord a Sud, è la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) che ha condotto un’indagine in 206 Unità operative ospedaliere di medicina interna in tutte le regioni. Un quadro che vede in Piemonte un calo del 52% delle attività degli ambulatori, che sono chiusi nel 23% dei casi, con la qualità dell’assistenza compromessa nel 56% dei reparti: una situazione che costringe il 33,3% dei medici tra giugno e settembre a saltare i riposi settimanali. Ma i dati del Piemonte rispecchiano e per alcuni versi accentuano quello che avviene nel resto del Paese.

I DATI – I numeri testimoniano una realtà evidente: con un terzo degli organici in ferie, cala del 52,7% l’attività degli ambulatori, chiusi del tutto nel 15% degli ospedali, e la qualità dell’assistenza è compromessa nel 56% dei reparti

TURNI EXTRA – Come evidenzia la ricerca della Fadoi, quasi la metà dei medici è costretta ad aumentare i carichi di lavoro e la metà salta i turni di riposo settimanali. Carichi oggettivamente insostenibili, che portano ad un aumento del volume di lavoro in quasi la metà dei casi per sopperire a carenze di organico che tra giugno e settembre diventano ancora più difficili. Così molti fanno gli extra per coprire i turni di notte e il 56,8% salta i riposi settimanali.

CARENZE DI ORGANICO – Nelle Medicine interne, spiega il presidente Fadoi Francesco Dentali, «le carenze di organico che vanno ad accentuarsi nel periodo di riposo estivo vanno a rendere più critico il quadro per via del fatto che i nostri reparti sono ancora erroneamente classificati come a “bassa intensità di cura”, il che non riflette in alcun modo la complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che abitualmente trattiamo nelle nostre Unità operative, che da sole assorbono un quinto di tutti i ricoveri ospedalieri».

CONSEGUENZE SUI SERVIZI – Le ferie tra giugno e settembre per oltre il 91% dei medici, che usufruiscono dei 15 giorni di vacanza come garantito dal contratto di lavoro, comportano una riduzione degli organici in reparto che varia tra il 21 e il 30% nel 48% dei casi, tra il 30 e il 50% nel 19,4% dei reparti, mentre la carenza è tra l'11 e il 20% in un altro 21,8% dei casi

SUPERLAVORO PER CHI RESTA – In questa circostanza sono evidente gli effetti sul volume di lavoro di chi resta, che aumenta nel 42,7% dei casi e ciò incide “abbastanza” sull'assistenza offerta ai cittadini nel 51% dei nosocomi, “molto” in un altro 15,5%, “poco” nel 21,2% dei reparti, “per nulla” soltanto nel 6,3%.

I BED-BLOCKERS – Da menzionare il problema dei bed blockers, letteralmente “coloro che bloccano i letti”: «Sono situazioni gravi di persone, in maggioranza anziani con più patologie, che seppur superata la fase acuta non possono essere dimesse per mancanza di una necessaria assistenza domiciliare. Rappresentano attualmente circa il 20% dei ricoveri in Medicina interna. A fronte di tale situazione, sottolinea, chiediamo delle soluzioni strutturali», ha dichiarato il presidente Fadoi.

TUTTO GRAVA SULLE MEDICINE INTERNE – Se alla fine gli ospedali non chiudono lo si deve ai sacrifici sostenuti dai medici: il 44,7% è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, il 28% è chiamato a garantire anche i turni in Pronto soccorso, con un numero di ore compreso tra le 12 e le 60 a settimana nel 56,1% degli ospedali, mentre nel 10,5% dei casi le ore trascorse nei Ps sono addirittura superiori a 90. E questo, conclude il presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto, «va a tutto discapito dell’attività delle medicine interne che già dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono così per perdere ulteriori quote di personale, che anziché essere presente in reparto è dato in prestito ai pronto soccorso».

Gianlorenzo Imperiale, presidente Fadoi Piemonte, commenta: «Le nostre strutture di medicina interna garantiscono la gestione di ammalati complessi e comorbidità per cui si tratta di reparto in cui l’assistenza non può definirsi a bassa intensità, come ancora veniamo categorizzati. Molte fra le strutture hanno già cronicamente carenze di organico e se a questo aggiungiamo la complessità degli ammalati diventa consequenziale che il carico di lavoro è, di per sé, maggiore».

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