FINANZA & POTERI

Crt, sberlone a Cirio e Lo Russo.
Passa lo Statuto della discordia

Bocciata la "concordia istituzionale", come voleva la pasdar Di Mascio. Bando per il Terzo Settore. Unioncamere la fa franca, salgono le province e aumentano i cooptati. Regione e Comune potrebbero impugnare il testo e anche al Mef storcono già il naso

Tutto secondo copione, compreso lo schiaffo alle istituzioni che avrebbero preferito un rinvio e hanno dovuto subire l’affronto. La Fondazione Crt ha varato il nuovo statuto, accogliendo le proposte di modifica elaborate nell’ultimo anno dall’apposita commissione guidata da Corrado Bonadeo, commercialista di provata fede palenzoniana. Approvato con il voto unanime del Consiglio di indirizzo accompagnato però dalla postilla, messa a verbale, in cui si registra la contrarietà di alcuni consiglieri (Giampiero Leo, Michele Rosboch, Pierluigi Poggiolini) sull’articolo 14, quello relativo alla rappresentanza del Terzo Settore, introdotta nella riforma, dopo che un emendamento che conferiva la designazione a un’intesa tra Regione Piemonte e Comune di Torino è stato respinto. Per individuare l’esponente che a nome del volontariato siederà nel futuro parlamentino di via XX Settembre si procederà con un bando la cui terna dovrà essere composta da “soggetti qualificati del Piemonte e della Valle d’Aosta, sostenuti da almeno cinque enti del terzo settore con sede operativa sul territorio. Al bando potranno partecipare le reti internazionali della filantropia Philea ed Evpa”. Una procedura fortemente voluta da Anna Maria Di Mascio, espressione della Regione ma della passata amministrazione di centrosinistra, che in quanto portavoce del Forum del Terzo Settore si sente un po’ unica depositaria del comparto, dovendo però fare i conti con una realtà assai più frastagliata e che non riconosce a lei una patente di “esclusività” (da Volto al mondo cooperativo).

I consiglieri passano da 18 a 22 e, in perfetto spirito autoreferenziale, i cooptati passeranno da 3 a 4. Le province di Alessandria e Asti potranno designare ciascuna una propria terna di candidati, anziché un’unica congiunta; analogamente, una terna sarà assegnata alle province di Biella e Vercelli e una a quelle di Novara e Verbania, “nell’ottica di una maggiore rappresentatività”. Le terne di candidati del comitato regionale universitario del Piemonte passeranno da 2 a 3, “alla luce dell'importante ruolo strategico svolto dagli atenei per la crescita e lo sviluppo del territorio”, quindi un posto a testa per Politecnico, Università di Torino e Piemonte Orientale. Dopo aver subito la successione del torinese Giuseppe Pichetto, deceduto lo scorso maggio, con il vercellese Pier Benedetto Francese, Unioncamere vede svanire il minacciato vincolo territoriale: nel prossimo Consiglio anche un torinese potrà essere indicato nella propria terna.

Il nuovo statuto “riorganizza e puntualizza le cause di incompatibilità e dei possibili conflitti di interesse in ambito erogativo e amplia le occasioni e le materie di confronto tra cda e cdi – si legge in una nota –. Il documento sarà trasmesso all’Organo di Vigilanza per le osservazioni e l’approvazione finale”. Esito, secondo alcuni osservatori, tutt’altro che scontato. Crt, infatti, è pressoché l’unica fondazione che nella riscrittura della propria Carta non ha introdotto un limite anagrafico, venendo meno a precisi orientamenti di Acri e, soprattutto, del Mef. Sarà consentita questa “anomalia”? Di certo, l’ente guidato da Fabrizio Palenzona avrà anche un’altra grana da risolvere: l’ira delle istituzioni. Rumors raccolti tra Palazzo civico e Palazzo Piemonte riferiscono che Regione e Comune stiano valutando l’ipotesi di impugnare il testo appena approvato, lamentando l’assenza di confronto tra enti e designati espressamente previsto in caso di modifica dello Statuto. A quel punto con Alberto Cirio e Stefano Lo Russo il problema politico, già oggi grande quanto l’inquilino di Palazzo Perrone, avrebbe risvolti persino giuridici se non giudiziari. Furbizio sta in Campana, e non si chiama Valentina.

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