POLITICA & GIUSTIZIA

Stop ai lavori extra dei magistrati.
Costa mette all'angolo il Governo 

Troppe toghe esercitano attività diverse (lautamente retribuite) anziché lavorare nei tribunali. Il deputato di Azione presenta un odg per stoppare questa pratica. Il Governo prima si dice contrario poi (dopo il sì di Forza Italia) ci ripensa - VIDEO

“Tante pacche sulle spalle, bravo vai avanti, ma poi quando si tratta di votare sui temi della giustizia scatta una sorta di fuga”. Parole dure, che colpiranno nel segno, quelle di Enrico Costa, deputato di Azione e figura ormai storica (tanto quanto spesso solitaria) delle battaglie garantiste e per il miglior funzionamento della macchina giudiziaria. Le pronuncia in aula dopo che il suo ordine del giorno con cui si impegna l’esecutivo a porre fine al doppio lavoro dei magistrati che svolgono anche il ruolo di componente degli organi della giustizia sportiva, riceve il parere contrario del Governo. 

Una picconata, quella del parlamentare piemontese già viceministro della Giustizia nel Governo Renzi, che colpisce il muro a sostegno di moltissimi altri incarichi extragiudiziari cari (e redditizi) per le toghe. Dai gabinetti dei ministeri, agli arbitrati, ai comitati tecnici, passando per una miriade di enti e istituzioni. Quelli che lavorano anche per lo sport sono più di un decimo dei 500 magistrati amministrativi.

Un problema annoso, quello dei magistrati che fanno un altro lavoro, depauperando ulteriormente un sistema giudiziario da decenni inefficiente rispetto alla necessità del Paese e con pesanti conseguenze sui cittadini, a partire dai tempi biblici dei processi, sia civili sia penali.

“Una battaglia per una giustizia giusta”, la definisce Costa che in Aula chiede: “E’ giusto che ci siano magistrati che lavorano esclusivamente nei tribunali e ce ne siano, moltissimi, che nei palazzi di giustizia lavorano solo quando fa comodo?”. Ma la risposta che arriva dall’esecutivo è quel parare contrario che conferma la teoria delle pacche sulle spalle cui non fanno seguito azioni concrete. Arriva però un colpo di scena. L’ordine del giorno riceve l’annuncio del voto a favore di Forza Italia, partito nel quale Costa ha militato a lungo, prima di approdare alla forza politica di Carlo Calenda e prima ancora con una parentesi nell’Ncd di Angelino Alfano

Un atteggiamento quello degli azzurri che avrebbe rischiato non solo di far andare sotto il Governo, ma non di meno avrebbe aperto una falla in Fratelli d’Italia e nella Lega su un tema caldo e delicato della giustizia, soprattutto su un aspetto – quello dell’attività extragiudiziale del magistrati – difficilmente sostenibile, anche a costo di approvare un atto che arriva dall’opposizione. Per questioni di ammissibilità Costa ha imperniato l’ordine del giorno sulla giustizia sportiva ma è chiaro che l’obiettivo è più ampio e riguarda tutti gli incarichi di cui si è detto. Parole che suonano musica alle orecchie di Forza Italia che non tituba a dirsi d’accordo. Momenti di imbarazzo tra il resto della maggioranza, poi il colpo di scena: il Governo modifica il parere e accoglie l’ordine del giorno Costa. Stavolta la pacca sulle spalle non è bastata.

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