ECONOMIA DOMESTICA

Un Piemonte meno industriale: in vent'anni perse 30mila imprese

La manifattura cede il passo alla logistica, crescono i servizi e crolla il tradizionale commercio di prossimità divorato da ipermercati e e-commerce. Anche l'agricoltura è in contrazione. I dati della Camera di commercio di Torino. Il presidente Gallina: "Boom del turismo"

Sono più di 30mila le imprese che ha perso il Piemonte in vent’anni. Scomparse, sotto i colpi delle crisi (da quella del 2008, fino alla più recente scossa tellurica dovuta al Covid) ma soprattutto dei grandi cambiamenti che sta vivendo il tessuto economico della regione un tempo locomotiva d’Italia e centro nevralgico dell’industria. E invece l’industria, l’agricoltura e il commercio sono i settori che perdono terreno a vantaggio soprattutto di turismo e servizi alle imprese. È anche così, con la lente delle Camera di Commercio e dei report sulla nascita e morte delle imprese piemontesi che si può osservare come cambiano una regione e il suo capoluogo. Il primo dato significativo è quello generale: se nel 2003 le imprese piemontesi erano 455.959 oggi sono 424.995, la contrazione è del 6,6%.

L’agricoltura in particolare ha osservato un crollo con la perdita di oltre 25mila imprese (-34,2%), passando da 73.619 a 48.431; situazione simile per l’industria che passa da 57.763 imprese a 40.061 (-30,6%). Così questi due comparti, che nel 2003 pesavano per il 28,8% delle imprese piemontesi, ora si fermano al 20,8%. Nel settore primario, in particolare, si sta assistendo a un processo di progressivo consolidamento delle imprese che sono ancora per la stragrande maggioranza piccole aziende individuali ma che in alcuni casi stanno sperimentando nuove forme giuridiche come la società di persone o la società di capitali. Una trasformazione che in parte avviene anche attraverso aggregazioni e che certo sta portando a un consolidamento delle aziende che restano sul campo (e sui campi).

In crisi è certamente il commercio tradizionale, che ha ormai perso il primato del settore con più imprese attive, passando dalle 110.068 di vent’anni fa alle attuali 93.917. Si tratta di oltre 16mila imprese perse (-14,7%) e un trend che non accenna a invertirsi. L’esplosione dei grandi centri commerciali e dell’e-commerce ha provocato la chiusura di decine di negozi alimentari e non solo. Attività come la latteria o la salumeria sono in via di estinzione. Un fenomeno solo in parte compensato dalla crescita di bar, ristoranti, bed and breakfast. Cioè le attività ricettive legate al turismo che sono cresciute del 52,3% in Piemonte passando da 19.563 a 29.797, così come crescono le attività di servizi alle imprese (in cui rientrano logistica, informatica, agenzie di comunicazione ecc.) che superano al primo posto quelle commerciali passando da 83.793 a 97.983 (+16,9%). In aumento anche i servizi alla persona come ad esempio le palestre, i centri benessere, estetisti, parrucchieri, agenzie di consegna a domicilio, dog sitter e tatuatori: da 20.805 a 30.817. Sono in aumento, infine, anche le imprese legate ai servizi pubblici, dall’istruzione alla sanità fino ai servizi sociali (da 20.805 a 30.817, +48,1%). 

È questa la fotografia di una regione che cambia e in cui cambia il suo “core business”. L’industria e il piccolo commercio di continuità lasciano spazio ad attività ricettive legate al turismo o ai cosiddetti servizi alla persona, mentre la posizione all’interno di importanti assi viari e ferroviari e la crescita dell’aeroporto di Torino non potranno che portare a una ulteriore crescita di settori come la logistica.

Cambiamenti anticipati e in certi casi amplificati dal capoluogo e dalla sua area metropolitana: “Da circa tre anni il tessuto imprenditoriale torinese è tornato lentamente a irrobustirsi, ma nel frattempo abbiamo osservato cambiamenti significativi nella distribuzione tra i diversi settori – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino –. A un calo continuativo del commercio, che ha perso in 20 anni circa 6mila imprese, ha fatto da contraltare la crescita dei servizi. Proprio quelli prevalentemente orientati alle imprese hanno compiuto nel 2017 il sorpasso nei confronti del commercio, posizionandosi per la prima volta come settore leader per numerosità di aziende registrate. In 20 anni abbiamo registrato anche il boom del turismo cresciuto del 60%, passando dalle 9.500 imprese del 2003 alle oltre 15mila attuali. A crescere anche le costruzioni e i servizi alla persona, mentre risulta ridimensionata l’industria manifatturiera, anche se molte attività una volta qui incluse sono state negli anni esternalizzate e oggi si collocano nell’ampio settore dei servizi”.

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