VERSO IL 2024

Un'alleanza al minimo (salario)

Una grande coalizione dal M5s ad Azione in vista delle regionali in Piemonte. Rossi (Pd): "Sarebbe da irresponsabili non farla. Equivale a non partecipare". In Umbria e Basilicata il dialogo è già avanti. Il segretario dem assicura: "Le proverò tutte"

Una grande alleanza di tutte le forze che si oppongono ad Alberto Cirio non solo si deve fare, ma “sarebbe da irresponsabili non farla”. Parola del segretario del Pd piemontese Domenico Rossi, che allo Spiffero annuncia il cambio di passo dei democratici sulla partita delle regionali, da traguardare a settembre. Anzi, “dall’ultima settimana di agosto”. Un tavolo con chi ci sta, per non rischiare di correre già da sconfitti contro un centrodestra largamente favorito: “Bisogna convincere gli alleati che la partita non è persa”.

Rossi sta trascorrendo le ferie a Salandra, suo paese natio in provincia di Matera. Giorni di relax in cui ha partecipato, nelle sezioni locali, all’estate militante invocata dalla segretaria Elly Schlein. Un’estate in cui ha notato come lontano dal suo Piemonte le due maggiori forze d’opposizione si parlano da tempo: “Sia in Umbria che in Basilicata le interlocuzioni tra Pd e 5 Stelle, e addirittura anche col Terzo polo, ci sono. Non c’è un veto nazionale, se i territori vogliono possono trovare una quadra”.

È un equilibrio difficile da trovare, tra dinamiche nazionali e locali. La battaglia sul salario minimo ha momentaneamente saldato le opposizioni, dal M5s ad Azione, ma allo stesso tempo tra le classi dirigenti piemontesi e soprattutto torinesi continuano a esserci mai estinti livori. In Sala Rossa è il M5s la forza che si oppone più duramente all’operato del sindaco dem Stefano Lo Russo, che due anni fa si candidò e vinse senza l’appoggio dei pentastellati e anzi con l’aperta ostilità di Chiara Appendino. “Non so se è solo un problema di ruggini torinesi, c'è un ragionamento a livello regionale da fare” dice Rossi secondo cui in autunno anche la luna di miele tra Giorgia Meloni e gli elettori potrebbe subire un contraccolpo. Molti nodi verranno al pettine – e cita inflazione, costo della benzina, tagli al Pnrr, phasing out del reddito di cittadinanza e anche i sondaggi potrebbero fotografare un movimento di risacca nel consenso di premier e alleati. A quel punto “bisogna farsi trovare pronti”.

Il segretario dem vuole farlo partendo dal “laboratorio sul salario minimo”, su cui i leader di 5 Stelle, Pd e Azione sono stati ascoltati da Meloni nei giorni scorsi. Un’iniziativa che “non può restare isolata, deve diventare prodromica a una prospettiva”, quella dell’alleanza comune appunto. La questione è anche tattica, riguarda la sovrapposizione col voto alle elezioni Europee, che secondo Rossi darà un taglio più politico al voto regionale. Con l’election day quasi certo, “la dinamica sarà molto più nazionale. E questo dà molto forza alla tesi della grande coalizione”. Nelle ultime due elezioni europee ci fu l’esplosione del Pd (2014) e Lega (2019), e quindi “non possiamo escludere che avvenga di nuovo”. Rossi si augura un exploit del fronte giallo-rosso che al momento tuttavia sembra difficile da pronosticare.

Il rapporto con il M5s per Rossi resta centrale: “Rimandare le alleanze a dopo le europee è il ragionamento che ha prevalso fino ad ora. E allora i nostri potenziali alleati, che danno le regionali per perse, provano a massimizzare il proprio risultato”. Ma Rossi ci tiene a essere chiaro: per lui, al tavolo di coalizione, “i 5 Stelle non possono non esserci”. Sanità pubblica e transizione ecologica sono due temi su cui la convergenza c’è già. Sommando questi temi alla battaglia sul salario minimo “sarebbe da irresponsabili non provare a offrire una proposta unitaria: siamo disponibili a discutere di programma e percorsi, ma non abbiamo tutto il tempo del mondo. Abbiamo il mese di settembre”. Sulle aperture verso il centro, Rossi resta possibilista: “A me sembra di capire che anche in Italia Viva molti tra dirigenti e militanti vedrebbero di buon occhio una corsa sul centrosinistra e non con Cirio”, e questo vale “al di là della posizione ufficiale di Matteo Renzi a livello nazionale. Lo stesso vale per Azione, che tra l’altro si è recentemente avvicinata al centrosinistra condividendo la battaglia sul salario minimo”.

Il nome del candidato governatore non deve dividere: in campo, come noto c’è il vicepresidente di Palazzo Lascaris Daniele Valle, ma il segretario del Pd ha già fatto sapere di essere disponibile alle primarie se ci fossero dei competitor. Rossi assicura che “tutto il mio sforzo, fino a che avremo tempo e spazio, sarà orientato a convincere gli alleati che la partita non è persa e che quindi vale la pena di affrontarla uniti”. Ogni occasione verrà buona: “Useremo la festa dell’Unità di Torino, gli appuntamenti della conferenza programmatica, quelli di coalizione che torneranno a settembre”. E naturalmente le “interlocuzioni personali”, che potrebbero pesare anche più degli scambi ufficiali.

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