RIFORME

Piemonte, autonomia in freezer. Neppure a destra scalda i cuori

Regioni al palo mentre a Roma si lotta. "Qua sono tutti a favore, da Cirio a Fratelli d'Italia", assicura Lanzo (Lega). Dove si decide, purtroppo per lui no. Dietro lo scontro sui Lep "la questione settentrionale", o meglio l'antica partita sul residuo fiscale

Mentre il ministro confessa di temere addirittura per la propria incolumità fisica, sull’autonomia differenziata le Regioni restano in attesa di capire se, come e quanto Roberto Calderoli porterà a termine il compito. Il lavoro di “mappatura di come in passato sono state spese le risorse che lo Stato ha erogato, territorio per territorio, funzione per funzione” è quasi pronto. “E lo finirò… se non mi uccidono prima”, assicura l’esponente del governo Meloni. Ha ricevuto minacce? Non proprio. “Qualcuno mi ha fatto capire di non apprezzare il lavoro di approfondimento che sto facendo”. Vabbè.

In Piemonte, regione che al carro dell’autonomia si è legata in ritardo e alternando fasi di fervore federalista a lunghi periodi di dormiveglia, il centrodestra aspetta il momento di ritirare fuori dal cassetto il vessillo e sventolarlo in favor di vento (elettorale). A Palazzo Lascaris la maggioranza è tutta d’accordo, anche Fratelli d’Italia, assicura il presidente della commissione istituita ad hoc Riccardo Lanzo. Anche se, a taccuini chiusi, dai meloniani vengono elencati una serie di distinguo (dalla necessità di procedere di pari passo con il presidenzialismo al riequilibro dei fabbisogni delle varie aree del Paese) che inducono a pensare un’adesione non propriamente entusiastica.

Il consigliere leghista è un convinto fautore della riforma, tanto che alla nomina del compagno di partito come ministro delegato si era lasciato andare: “Per l’autonomia, o ora o mai più”. Tante cose però sono cambiate da dicembre 2022, quando uno speranzoso Lanzo annunciava l’arrivo in commissione Autonomia proprio di Calderoli, che a febbraio ha spiegato al Piemonte la sua legge. Oggi la riforma rischia seriamente di arenarsi in Parlamento, dove è incagliata sulla definizione dei Lep, i “livelli essenziali delle prestazioni” che dovranno essere garantiti a ogni Regione anche in futuro.

I lavori sono sospesi fino a settembre, ma resta depositato un emendamento di Fratelli d’Italia che riscrive completamente la loro disciplina. Anche Forza Italia, con i suoi governatori “sudisti”, avanza più di una critica. La querelle sui Lep va risolta prima di arrivare alla madre di tutte le questioni, che è la possibilità di trattenere il residuo fiscale (ovvero la differenza tra le tasse pagate allo Stato dai cittadini di una Regione e quanto lo Stato restituisce sul territorio). Su questo punto Lanzo è chiaro: il dibattito sul residuo fiscale “a oggi non può avvenire, se non si individuano prima i livelli essenziali”.

Dietro rimane quella che Lanzo chiama la “questione settentrionale”, da lui riassunta così: “Il Nord è il motore produttivo di tutta l’Italia. Se rimane indietro rispetto ad altre realtà europee, viene a crollare tutto il sistema Paese”. Un’impostazione che sembra difficile da far digerire a Fratelli d’Italia, partito fin dal nome fondato sull’unità nazionale e che ha appena ribadito di non volere un’autonomia foriera di ulteriori disuguaglianze tra Nord e Sud.

“È chiaro che questa è forse la partita più politica che dovrà affrontare il Governo", si sbottona l’esponente novarese del Carroccio. Lo scontro è alla radice, tra “un’idea di politica con principi federalisti, mentre Fratelli d’Italia è prettamente centralista”. Uno scontro ideologico che però a livello locale si stempera: “FdI in Regione ha lavorato con noi al progetto dell’autonomia dando sempre il proprio contributo. Noi in Regione questa differenza, che ci sarà a livello di pensiero, a livello operativo non l’abbiamo vista”. Nessuna barricata, basta rallentare e mandare il tutto su un binario (quasi) morto. Anche il governatore Alberto Cirio è convinto. Lanzo lo sa, perché lo ha sempre accompagnato quando la Conferenza delle Regioni ha approfondito il tema. Agli incontri sulla riforma Calderoli il presidente ha assicurato una presenza assidua (tranne un paio di volte) ma “è sempre stato favorevole, e anche quando abbiamo lavorato sulle nuove richieste di funzioni e competenze si è messo in prima linea”.

Senza novità da Roma, la commissione autonomia di Palazzo Lascaris si è occupata di questioni locali, dalla revisione delle sanzioni amministrative alla normativa sulla dispersione delle ceneri dei defunti. Così, per ingannare il tempo. A settembre a movimentarne i lavori arriveranno gli esperti piemontesi nominati da Calderoli nel comitato dei saggi, quelli rimasti (Anna Maria Poggi, Carlo Emanuele Gallo, Luciano Violante, Luca Ricolfi) dopo le dimissioni di Giuliano Amato, così i consiglieri potranno “stare al passo” con i lavori del Parlamento. Anche perché per ora non possono fare altro.

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