TRAVAGLI DEMOCRATICI

Schlein non tira, il Pd arranca:
"Così Cirio vince a mani basse"

Allarme tra i dem piemontesi: Valle potrà correre in bicicletta finché vuole ma se il suo partito non va oltre il 20% sarà impossibile la remuntada contro il governatore. E non basta neppure rincorrere il M5s, lo dimostrano tutte le regioni perse nell'ultimo anno

Elly Schlein non tira. Il Pd resta al palo e nel quartier generale del Nazareno l’ansia da elezioni inizia a farsi sentire. Ci sono le europee e pure le regionali, un test politico fondamentale per la nuova leader che da quando si è insediata fatica a dare un’anima al suo partito che arranca nei sondaggi nonostante tutti i principali competitor se la passino piuttosto male. Il Terzo polo che è imploso, il centrodestra alle prese con le fatiche del governare. Eppure il Pd non cresce, resta marginale nel dibattito pubblico e pare non rappresentare un’alternativa all’attuale maggioranza. E più che “militante” l’estate della segretaria è parsa latitante.

Nel 2019, quando Sergio Chiamparino perse di venticinque punti la sfida contro Alberto Cirio i dem in Piemonte ottennero il 22%, oggi i sondaggi nazionali valutano il partito di Schlein al 20. Ed è velleitario pensare che possa essere il Movimento 5 stelle, semmai l’alleanza ci sarà, semmai davvero verrà tracciato in Piemonte il campo largo, a compensare la crisi del primo partito del centrosinistra. Lo hanno dimostrato la Lombardia, la Liguria, il Molise, l’Umbria, il Friuli: tutte regioni in cui l’asse giallo-rosso si è presentato unito e ha tragicamente perso.  

L’unico segno di vitalità in questi cinque mesi è stata la battaglia sul salario minimo, l’unico filo rosso sin qui in grado di tenere unite le opposizioni di Giorgia Meloni (con l’eccezione di Italia viva). Il countdown verso le urne è iniziato e se le elezioni si svolgessero oggi la sensazione è che non ci sarebbe partita: Cirio vincerebbe contro qualunque candidato, trainato oltreché dalla sua notorietà, anche da una spinta nazionale che non accenna a esaurirsi nonostante sia passato ormai un anno dalle elezioni e su buona parte delle promesse in campagna elettorale Meloni ha balbettato. Dalla gestione dei migranti alle accise sul carburante, solo per citare i temi più caldi di questo rovente finale d’estate.

“Sul salario minimo il Pd e gli altri partiti d’opposizione sono riusciti per una volta a prendere l’iniziativa e a incalzare il governo, ma non basta anche perché il mondo produttivo sa bene quante difficoltà ci sono nel realizzare quello che a oggi appare poco più di uno slogan” spiega Paolo Natale, politologo e docente all’Università di Milano. Natale osserva “uno stallo generale” nel panorama politico nazionale. “Questo governo ha dimostrato di poter scavallare le europee e di insidiare il centrosinistra alle prossime regionali in Emilia-Romagna e Toscana, quelli saranno due test fondamentali per il Pd: se perde lì salta tutto”.

Nei prossimi giorni Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale e al momento unico candidato dei dem per sfidare Cirio, partirà per un tour in bicicletta in lungo e in largo per coprire tutto il Piemonte. Un modo per farsi conoscere, ascoltare i cittadini, prendere contatto con gli amministratori locali. Lui ormai è in campagna elettorale ma il rischio è che si trovi a fermare il vento - quello nazionale - con le mani. Per il professor Natale il Piemonte “è perso” e “non è una questione di candidati, ma di numeri”. Nove anni fa Chiamparino vinse con il Pd al 36%, quasi il doppio dei voti che potrebbe ottenere oggi: “Se non succede qualcosa, la sfida è decisa”.

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