EDILIZIA SANITARIA

Progetto (e conti) da rivedere. L'ospedale non va alla Granda

In salita la strada verso il futuro polo sanitario di Cuneo. La Regione chiede approfondimenti sul piano del Gruppo Dogliani. Pareri "non positivi" di diversi advisor. Verso una modifica, ma a cambiare saranno anche i costi. Il "giallo" delle dimissioni del revisore

Non c’è pace sull’ospedale di Cuneo. Soprattutto non c’è ancora la certezza su tempi e modi con cui costruire quello nuovo. Fatti banali s’intrecciano, in una trama tessuta da legittimi interessi politici, con questioni, quelle sì, complesse e potenzialmente foriere di difficoltà lungo la strada che dovrebbe portare alla costruzione del futuro complesso ospedaliero, il primo nella ballerina tabella di marcia dell’edilizia sanitaria piemontese. 

Ieri la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, attaccando il Governo e la Regione Piemonte sul fianco molle della sanità, denuncia a sostegno del suo allarme circa “una privatizzazione selvaggia” e “il fallimento totale del centrodestra” le dimissioni di uno dei componenti del collegio sindacale dell’Aso cuneese. Dimissioni, quelle rassegnate da Silvano Pascale, membro designato dal ministero della Salute sulle quali per ore si rincorrono voci di un ritiro, fino a quando una ricostruzione attendibile dei fatti riporta tutto a una dimensione personale, come personali sono le ragioni della rinuncia all’incarico, senza  legami con la questione del nuovo ospedale. L’ex dirigente amministrativo, con trascorsi in ruoli di vertice al Cto, al Mauriziano e in altre importanti strutture sanitarie, ha rimesso il suo mandato – dopo aver vidimato uno dei pochi bilanci di previsione in pareggio, dopo anni di pesanti disavanzi per l’azienda cuneese – dando la sua diponibilità a rimanere fino a ottobre o oltre in attesa del suo rimpiazzo, anche se le voci di un ripensamento continuano ad accavallarsi.

Comunque sia, resta un ballon d’essai, presto sgonfiato dei supposti retroscena. Si presenta, invece, con forme meno armoniose e peso decisamente maggiore quella che è una patata bollente d’incerto destino: l’iter per la realizzazione della struttura destinata a sostituire il Santa Croce e Carle.

Come noto, poco più di un anno fa, a fine primavera del 2022 l’allora direttore generale dell’Aso Elide Azzan ricevette la proposta di partenariato pubblico-privato per la costruzione del nuovo ospedale (fino ad allora destinato ad essere realizzato dall’Inail nei propositi dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi) parte della Inc, società del gruppo Fininc, impresa di costruzioni della famiglia cuneese Dogliani. Passa un anno e più, Azzan non forma la dichiarazione di pubblico interesse del partenariato, il rapporto con Icardi di tende fino a rompersi e la manager si dimette.

Ai primi di aprile al suo posto, in veste di commissario, arriva l’allora direttore generale di Amos (la società di servizi sanitari in house partecipata da varie Asl e Aso), Livio Tranchida  che mette subito la testa sul dossier e cerca di recuperare il molto tempo perduto. Nel frattempo in Regione Icardi, così come il governatore Alberto Cirio, mostrano ed ostentano ottimismo sul tempi brevi per l’avvio del progetto, ma ad oggi quella firma che Azzan non pose dopo un anno e mezzo, ancora il commissario non l’ha messa. E non potrebbe farlo. Già perché, come stabilito in una delibera di pochi anni fa voluta proprio dall’attuale giunta, ogni partenariato deve ricevere il parere vincolante della Regione. E pure quello, ancora non c’è.

Tranchida ha preso i faldoni ereditati da Azzan, con tutte le ulteriori valutazioni e i pareri di vari soggetti ed enti, dagli advisor all’Ires, e li ha portati insieme alle sue osservazioni a inizio estate negli uffici del grattacielo. Lì, dopo averli esaminati, anziché dare il parare positivi vincolante al Ppp, osserva che le valutazioni fornite non sono pienamente positive e necessitano di ulteriore approfondimento. L’indicazione che dagli uffici dell’assessorato parte diretta al vertice dell’Aso cuneese è quella di approfondire l’istruttoria e interloquire con il soggetto proponente, ovvero il gruppo Dogliani, peraltro come previsto dal codice degli appalti. 

Insomma pare proprio che ci sia qualcosa che non va nel progetto presentato dal grande gruppo fondato da Matterino Dogliani, uno dei nomi di peso della Fondazione per l’Ospedale di Alba e Bra che finanziò lo studio di fattibilità per il nuovo polo sanitario cuneese realizzato dalla Agm Projetc Consulting, rivestendo un ruolo che si sarebbe atteso spettasse all’altra fondazione, quella appunto per l’Ospedale di Cuneo, allora ancora presieduta dall’ex direttore regionale della Sanità Fulvio Moirano.

Quali siano le modifiche e i cambiamenti che saranno proposti al Gruppo Dogliani per superare quei pareri non pienamente positivi espressi da veri soggetti, non è dato sapere, così come è impossibile conoscere tutti i passaggi della complessa istruttoria destinata, tra cui un ulteriore incontro tra il vertice dell’Aso e lo stesso gruppo che ha proposto il partenariato dal costo stimato di oltre 23 milioni annui di canone per vent’anni. Numeri che, vista la crescita dei tassi e di tutti gli altri costi, certamente non saranno gli stessi dopo le modifiche richieste al costruttore. Oltre a un rinnovato progetto tecnico sarà inevitabile produrre anche nuovo piano economico-finanziario che avrà, forzatamente, cifre diverse e maggiori rispetto a quelle prospettate più di un anno fa. E saranno anche e soprattutto quelle cifre a dover essere nuovamente valutate dall’azienda ospedaliera e dalla Regione, per stabilire se la soluzione del partenariato resti, sotto tutti i profili, quella più conveniente. 

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