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"È di sinistra, si dimetta o lo cacciamo". Egizio, la Lega chiede la testa di Greco

A dare manforte all'assessore piemontese di Fratelli d'Italia Marrone scende in campo Crippa, vice di Salvini. Una vendetta maturata nel tempo, da quando nel 2018 con una finta telefonata accusò il direttore del museo di "razzismo contro gli italiani"

Faccia un “gesto di dignità e si dimetta”. Messo nel mirino dall’assessore del Piemonte Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia) oggi a dar fuoco alle polveri contro Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, è Andrea Crippa, vicesegretario della Lega. Una dichiarazione di guerra vera e propria quella pronunciata dal parlamentare in un’intervista ad Affaritaliani: “Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui”. L’atto d’accusa è piuttosto perentorio: “È un direttore di sinistra che ha gestito il Museo Egizio di Torino in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana. Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni. Va cacciato subito, meglio quindi se fa un gesto di dignità e se ne va lui. Incredibile che dopo aver gestito il Museo in modo ideologico ora chieda di mantenere la poltrona al governo di Centrodestra. Il Museo Egizio di Torino viene pagato dai cittadini e lui ascolta solo la sinistra. È un razzista contro italiani e cristiani. Si dimetta subito farebbe più bella figura”.

Un attacco violento che, come ricorda lo stesso Crippa, ha ragioni nel tempo, da un vecchio conto ancora da regolare. Il 17 gennaio 2018, quando il parlamentare leghista era portaborse di Matteo Salvini a Bruxelles e capo del movimento dei Giovani Padani, prese di mira il Museo per un’iniziativa che promuoveva la conoscenza della lingua e della cultura araba (a proposito, arabi e musulmani non sono la stessa cosa), offrendo degli sconti (due biglietti al prezzo di uno) per tutti coloro che parlavano l’arabo, indipendentemente dalla loro nazionalità. Un’iniziativa, in realtà, in linea con le collezioni ospitate dal Museo ma che venne usata da Crippa come pretesto per una battaglia ideologica. Per screditare il Museo, infatti, il giovane leghista costruì ad arte una telefonata a un finto centralinista che, travisando la realtà, diceva che gli sconti erano riservati alle persone provenienti da paesi arabi. Tra le varie inesattezze del video, c’era anche una “fake news” di tipo economico, riguardo ai presunti finanziamenti statali del Museo che – invece – non riceve soldi dalla pubblica amministrazione. La telefonata, filmata e poi pubblicata su Facebook, insieme al numero del centralino, portò a una pioggia di insulti e di minacce nei confronti del Museo Egizio e, infine, ad una querela nei confronti di Crippa. Il leghista non ammise subito la finzione e pensò bene di replicare portando un “regalo” al Museo: un poster elettorale della Lega su cui si leggeva, ben in vista, non soltanto il nome di Matteo Salvini ma lo slogan “Prima gli italiani”.

La querelle giudiziaria vide in un primo tempo soccombere Crippa, condannato a un risarcimento danni da 15mila, sentenza poi ribaltata in Appello secondo cui il politico ha “legittimamente esercitato il proprio diritto di criticare l’iniziativa di un’importante e prestigiosa agenzia culturale cittadina avente un oggettivo impatto sociale e politico”. La conversazione telefonica, poi, “non ha in alcun modo alterato e perniciosamente compromesso la verità oggettiva del messaggio”. Il linguaggio usato da Crippa, infine, è stato secondo i giudici “di certo mai offensivo, ingiurioso e turpiloquiale nel legittimo esercizio del diritto di critica politica”.

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