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"Spezzeremo le reni all'Egizio", contro Greco la peggior destra

Ricordate la figura barbina rimediata dalla Meloni quando a Torino contestò il direttore per la campagna promozionale? Nulla a confronto con le parole sguaiate di oggi di Marrone e Crippa. La delegazione leghista del Piemonte sconfessa il suo vicesegretario - VIDEO

Una vendetta coltivata nel tempo. Era il 2018 quando la destra scatenò la buriana per la campagna promossa dal Museo Egizio “Fortunato chi parla arabo”. Iniziativa rivolta ai “cittadini di lingua araba” che dal 6 dicembre 2017 al 31 marzo 2018 “potranno entrare in due al costo di un biglietto intero”. L’obiettivo, com’era scritto sui flyer pubblicitari e sul sito, era “stimolare la fruizione dell’offerta culturale della città per consentire ai cittadini di lingua araba di essere sempre più parte della comunità con cui hanno scelto di vivere e condividere il futuro”. Si trattava della seconda edizione: la prima, identica, era stata lanciata l’anno precedente ed era andata benissimo con un incremento di visitatori, mentre l’analoga campagna rivolta ai cinesi, lanciata nel 2015, non aveva funzionato.

La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni parte lancia in resta e con un post su Facebook condanna quella che ai suoi occhi è “una delirante promozione”. Non piace la modalità – “I cittadini lo hanno scoperto dalla pubblicità apparsa su autobus e tram, rigorosamente in lingua araba e senza traduzione e che ritrae una donna velata e un uomo dietro di lei che sorride” – e punta il dito sui finanziamenti: “Ricordiamo che l’Egizio di Torino prende sovvenzioni pubbliche, è finanziato coi soldi degli italiani”. Perciò, conclude, “chiediamo che questa aberrazione sparisca immediatamente”. Un mese dopo, a inizio febbraio, Meloni si è presentata davanti alla sede del museo durante il suo tour elettorale per contestare di persona l’iniziativa, da lei giudicata “un atto discriminatorio nei confronti delle famiglie italiane”. Il direttore Christian Greco scende in strada la incontra e le spiega la promozione: “Vogliamo avvicinare delle persone che proprio in Egitto non si sono avvicinate al loro patrimonio. Il museo è di tutti. Non riceviamo finanziamenti pubblici”. Il direttore ha anche sottolineato che “abbiamo la più grande collezione dopo Il Cairo e siamo l’unico paese a cui l’Egitto non ha fatto motivo di restituire la collezione, che tra l’altro non è italiana”, accusando la Meloni di “montare un caso politico”. Un invito, quello di Greco alla Meloni, rinnovato anche dopo le polemiche di questi giorni.

Nel frattempo, per non essere da meno, anche la Lega con l’allora portaborse di Matteo Salvini e oggi parlamentare, Andrea Crippa, mette nel mirino Greco: una finta telefonata con il centralino del museo finisce a carte bollate, una querelle giudiziaria terminata con la causa vinta dal politico leghista. Il rancore però ha continuato a covare sotto le ceneri e nei giorni scorsi l’assessore di FdI della Regione Piemonte Maurizio Marrone ha ripreso le ostilità, prontamente seguito oggi ancora da Crippa che ha aggiunto un carico da novanta: “Facci un atto di dignità e si dimetta”, ha dichiarato, promettendo che la Lega farà di tutto per “cacciarlo”, essendo un direttore “di sinistra, che ha gestito il Museo Egizio di Torino in modo ideologico e razzista, contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana”. “Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui”.

A nulla, a quanto pare sono servite le prese di distanza della titolare della Cultura della giunta di centrodestra del Piemonte, la leghista Vittoria Poggio, né dell’attestato di stima di tutta la delegazione del Carroccio al governo regionale: “Le polemiche di questi giorni attorno alla figura del direttore non scalfiscono la fiducia e la stima della Regione nei confronti dell’uomo e del professionista che ha dimostrato in questi anni di lavorare bene nell’interesse del museo e della comunità”, scrivono in una nota Poggio, l’assessore Fabrizio Ricca e Fabio Carosso, vicepresidente e capo delegazione del partito di Salvini in giunta.

Difende Greco anche il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi il quale, pur non negando “l’evidenza del lungo mandato di Greco” (9 anni, scadrà soltanto il 30 giugno 2025” ha sottolineato: “Credo che non meriti la critica severa di Marrone. Nessun dubbio sulle qualità, l’impegno e i risultati di Greco, direttore e spirito libero, condizione senza la quale non si può dirigere efficacemente uno dei più grandi musei del mondo. Il direttore Greco va benissimo. È bravo ed è indiscutibile. Così come la dichiarazione dell’assessore è legittima: chiunque può dire c’è uno più bravo dell’altro. La migliore risposta non è raccogliere firme, ma ignorarlo. Invece questa sua uscita, legittima, ha determinato un potenziamento di Greco, perché da opinione sembra censura politica. E non può esserlo perché il direttore di quel Museo è nominato dal Presidente della Fondazione, che deve essere nominato da noi. Ma poi il nostro potere finisce lì. La materia non esiste. Sembra una commedia degli equivoci”. Quanto all'intervento di Crippa, “la colpa di Greco sarebbe il razzismo, perché dicono che discrimina gli italiani”, prosegue il sottosegretario citando l’idea del direttore Greco di offrire due biglietti al prezzo di uno per i visitatori musulmani. “Era un’operazione di marketing che puntava a quel 2% di pubblico. Dissi alla Meloni 'hai interpretato male' e lei andò a parlare con il direttore – aggiunge –. I suoi fedelissimi ora credono di interpretare la sua posizione, ma non è detto che la Meloni la pensi ancora alla stessa maniera, perché ha cambiato molte posizioni sul tema dei migranti. Dovrebbero verificare come la pensa adesso”.

I numeri, del resto, sono la migliore risposta agli attacchi: 907.364 gli ingressi nel 2022 e 506.771 nei primi cinque mesi del 2023, cui si aggiunge una programmazione di valore internazionale e una mole di investimenti. Ma il punto è squisitamente politico, nella sua versione più deteriore.

Affonda il coltello il segretario di Più Europa Riccardo Magi, rilanciando il video del confronto tra Meloni e Greco: “Vi ricordate quando qualche anno fa Giorgia Meloni rimediò una figuraccia con Christian Greco, il direttore del Museo Egizio di Torino? Ecco. Ora che Meloni è al governo, serve la sua vendetta e ne chiede le dimissioni. Forse Greco è troppo competente e forse ha rilanciato con troppo successo il Museo Egizio di Torino: insopportabile per questa maggioranza. Insopportabile per Giorgia Meloni, le cui accuse sono state rispedite al mittente con ignominia dallo stesso direttore”. “Troppo insopportabile per una destra che vuole la cultura asservita al potere, che vuole occupare ogni poltrona per favorire amici e parenti magari della stessa Meloni. Sangiuliano dimostri di avere la schiena dritta, riconosca l’autorevolezza, la professionalità e il lavoro di Greco ed eviti questa umiliazione alla cultura italiana”. Genny di Soccavo, il ministro alle Cerimonie, per ora non risponde.

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