SENZA FUTURO

Gioventù bruciata, anzi scomparsa: "persi" oltre 3 milioni in dieci anni

Negli anni Ottanta erano "eccedenti" oggi sono in via d'estinzione. L'inverno demografico che colpisce il nostro Paese si riflette principalmente sulla popolazione tra i 18 e i 34 anni. Rispetto al 2002 la contrazione è stata del 23,3%. Il Sud più colpito

Dalla generazione “eccedente” alla generazione “inesistente”. Erano i primi anni Ottanta del secolo scorso quando la Fondazione Agnelli definì così la massa giovanile, all’epoca numerosa e anche con scarse prospettive di realizzazione. Oggi, i loro figli sono sempre meno, praticamente sulla via dell’estinzione. Nel 2023 in Italia si contano circa 10,2 milioni di ragazzi e ragazze tra i 18 e i 34 anni; sono oltre 3 milioni in meno rispetto al 2002 con una contrazione del 23,3%. Aumenta la popolazione, seppur di poco (+3,3%), ma diminuiscono i giovani.

L’Italia è il Paese europeo con la più bassa incidenza di questa fascia d’età sulla popolazione generale (nel 2021 erano il 17,5%; la media Ue è del 19,6%). In questo scenario il Mezzogiorno presenta la perdita di giovani più consistente, nonostante in termini assoluti ce ne siano di più rispetto al Nord. In buona sostanza nel Meridione d’Italia ci sono più giovani (il 18,6% rispetto al 16,9 delle regioni settentrionali) ma in pochi anni sono diminuiti molto più che nel Nord. Per esempio in Sardegna, rispetto al 2002, la quota di popolazione tra i 18 e i 34 anni si è quasi dimezzata passando da 418mila persone a 251mila (-40%). In Basilicata da 146mila a 99mila (-32,2%), in Calabria da 503mila a 345mila (-31,4%). Solo Lombardia, Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige nell’ultimo decennio hanno osservato una riduzione della popolazione giovane inferiore al 20 percento. In Piemonte è andato perso un giovane su quattro. Nel 2002 erano 914mila e ora sono 696mila: l’incidenza è passata dal 21,7 al 16,5 percento, il calo è stato del 23,9%.

I dati sono dell’Istat secondo cui nel 2061 gli ultra-settantenni saranno il 30,7% della popolazione residente nel Mezzogiorno (18,5% nel Centro-nord). La propensione alla nuzialità e alla procreazione ovunque si riduce: nel 2021, l’età media al primo matrimonio degli italiani è di circa 36 anni per lo sposo (32 nel 2004) e 33 per la sposa (29 nel 2004); quella della prima procreazione per le donne è in continuo aumento (32,4 anni contro 30,5 nel 2001). Ciò – rileva l’Istat – rischia di interferire con il ciclo biologico della fertilità e di alimentare il cosiddetto inverno demografico.

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