VERSO IL VOTO

Solinas e Todde, i nodi sardi intrecciati a quelli piemontesi

Gioia e dolori per destra e sinistra dall'isola al continente. Cala il borsino dell'attuale governatore così Meloni potrebbe incassare la candidatura per il fedelissimo Truzzu, lasciando Cirio ben saldo in sella. Mentre i giallorossi attendono indicazioni

Quel “rivendicare il diritto a riproporre la continuità alla presidenza della Regione” con cui il governatore della Sardegna Christian Solinas ha cercato di galvanizzare i circa duemila militanti del Partito Sardo d’Azione arrivati con pullman da tutta l’isola alla convention della Fiera di Cagliari è parsa, in fin dei conti, una debole prova di forza di fronte a un destino che, giorno dopo giorno, gli si mostra avverso. 

Difficile basti ai sardisti-leghisti (o viceversa) mostrarsi compatti attorno al loro uomo per superare tutti quei dubbi e perplessità che, sulla sua candidatura, paiono destinati in fretta a diventare certezze in un centrodestra consapevole dell’improba battaglia per mantere il governo dell’isola, ancor più che ciò sarebbe ulteriormente difficile riproponendo agli elettori l’uscente, con tutte le sue debolezze politiche e amministrative che hanno segnato il suo mandato. Altrettanto consapevole di dipendere dalla decisione dell’alleanza, lo stesso Solinas. Sempre nel raduno cagliaritano, pur rimandando formalmente un’eventuale decisione agli organi di partito, in merito a una possibile corsa in solitaria ha messo le mani avanti spiegando che “siamo in un'alleanza di centrodestra e sardista e crediamo che la formula politica meriti di conservare un senso e una prospettiva in Sardegna”. 

La realtà che, ogni giorno di più, emerge nel centrodestra è quella di una giubilazione necessaria, ma anche per molti aspetti strategica negli equilibri interni all’alleanza in vista delle elezioni regionali dove proprio la Sardegna rappresenta il fianco più debole, tanto da vedere nel Piemonte la pronta compensazione a una possibile e probabile sconfitta isolana, con l’aggiunta (nei pronostici) di Abruzzo e Basilicata, seguiti in autunno dall’Umbria. E proprio a quest’ultima bisogna guardare per trovare una plausibile spiegazione del risiko sul tavolo nazionale del centrodestra. Lì, nella regione che a fronte degli altri anticipi (col Piemonte sempre più orientato a resta l’unica a celebrare l’election day con le europee) chiuderà l’autunno prossimo la tornata, Matteo Salvini ha l’attuale presidente Donatella Tesei assai accreditata per un bis del successo di quattro anni fa. Un caposaldo nel Centro Italia assai utile e strategico per la Lega, sconveniente a questo punto metterlo in discussione per tenere il punto sul più che traballante Solinas. Tanto poco saldo che a conferma soccorre nuovamente l’immagine della convention cagliaritana dove i Fratelli d’Italia non si sono viste e per Forza Italia era presente Giuseppe Fasolino, vice di Solinas e quanto alla Lega se s’è presentato il consigliere regionale Michele Ennas, non ha fatto altrettanto il coordinatore sull’isola Michele Pais, mentre il deputato Dario Giagoni ha spiegato, pungente, di non essere stato invitato “alla sfilata pre-elettorale”.

A questo punto con il Piemonte ormai di fatto saldamente affidato alla continuità di Alberto Cirio, l’Abruzzo al meloniano Marco Marsilio, la Basilicata ancora in predicato per il placet della coalizione alla pre-reincoronazione forzista di Vito Bardi e con l’Umbria di cui si è appena detto, la scelta dell’alternativa a Solinas sembra andare proprio nelle mani di Giorgia Meloni. La premier e capa di FdI rinuncia quindi a rivendicare la guida del Piemonte, ovviamente in cambio di un abbondante riconoscimento per il proprio partito, guardando in prospettiva, al momento in cui, dopo le europee, si dovrà mettere mano al perimetro della coalizione. E una figura come quella di Cirio offre, in tal senso, sufficienti garanzie.

Nella contesa con il campo largo di Pd Cinquestelle che ancora deve definire azioni e strategie ma che pare ormai indirizzato verso la candidatura della grillina Alessandra Todde, la premier col suo partito parrebbe intenzionata a far scendere in campo il suo fedelissimo sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, al suo primo mandato ma in difficoltà verso il secondo stando ad alcuni sondaggi. Poco più che di bandiera paiono i nomi – Pietro Pittalis, Alessandra Zedda e Settimo Nizzi – che è pronta a mettere sul tavolo Forza Italia.

Sull’isola la faccenda è e si risolverà tra Meloni e Salvini. Con la premier, consapevole della difficoltà della battaglia contro la coalizione giallorossa, sempre più intenzionata a non peggiorare ulteriormente l’eventuale esito negativo del voto con una candidatura sempre più debole come quella di Solinas, trovando un leader della Lega meno recalcitrante rispetto a non molto tempo fa. E, soprattutto, sapendo di poter compensare ampiamente il probabile insuccesso sull’isola nell’altra parte di quello che fu il Regno di Sardegna.

print_icon