PALAZZI ROMANI

Cortocircuito sull'energia con Fitto. Pichetto rischia di restare fulminato

Lo slittamento (poi bloccato) del mercato tutelato per luce e gas è stato un grosso inciampo per il ministro dell'Ambiente. Lo scontro con il collega e il silenzio eloquente di Palazzo Chigi. Per l'azzurro piemontese c'è chi prospetta un'uscita dal Governo

Stavolta non sarà l’essere a digiuno di inglese o generoso di compartecipate lacrime ambientaliste a mettere in difficoltà Gilberto Pichetto, rendendo se possibile ancora più accidentato il suo mai liscio percorso da ministro dell’Ambiente. Per il politico piemontese, legato da lunga frequentazione con lo scomparso fondatore di Forza Italia, l’inciampo tra i cavi della corrente elettrica potrebbe essere quello più complicato da superare. Lo scontro con il collega Raffaele Fitto, detentore del dossier Pnrr e uomo che per conto di Giorgia Meloni parla con l’Europa della partita più importante sotto il profilo economico, è stato acceso come un lampo prima del cortocircuito.

“Non possiamo rimettere in discussione gli obiettivi già validati dalla Commissione, per lo più adesso che stiamo trattando sulla revisione del Piano”, poche parole quelle sillabate da Fitto che però hanno segnato con la matita rossa la sortita, un po’ improvvida, del politico biellese. Il riferimento era, come noto, a quel provvedimento portato da Pichetto in consiglio dei ministri per far slittare dai sei ai dodici mesi il termine per le fine del mercato tutelato per energia e gas, fissato dal Pnrr al prossimo 10 gennaio. Il superamento del mercato tutelato è una delle misure previste nell’ambito della riforma della concorrenza del Pnrr. Un impegno voluto dal governo guidato da Mario Draghi e confermato da Meloni, che ha portato avanti l’iter per l’eliminazione dei prezzi regolamentati per i clienti a partire dal primo gennaio del 2023.

Una buccia di banana quella lasciata cadere dal titolare dell’Ambiente, su cui è subito scivolato peraltro senza suscitare troppe contrizioni a Palazzo Chigi e in parte della maggioranza dove Pichetto, diciamo, pare non godere di incondizionati appoggi. Il rischio di rimanere fulminato, per lui, appare sempre più probabile. L’incazzatura di Fitto è stata palese, il silenzio nella pur d’ufficio difesa del suo collega altrettanto. E così tornano, con ulteriore elementi a sostegno, a circolare voci circa una possibile giubilazione del commercialista (non il solo, per carità) di Arcore. Potrebbe essere una testa, la prima, a rotolare qualora le tensioni con i Berlusconi dovessero ulteriormente inasprirsi. Al momento, la strada verso l’uscita dal Governo di Pichetto non appare così rapida come alcuni ambienti della maggioranza la descrivono e forse auspicano. Ma tant’è, dopo il garbuglio dei fili sull’energia e i non edificanti precedenti inciampi non stupisce che più d’uno nell'esecutivo e nelle stanze di Palazzo Chigi pensi di togliere la corrente al ministro.

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