FINANZA & POTERI

Giro di boa per la Compagnia, duello Saracco-Barba Navaretti

Profumo starebbe pensando di anticipare di qualche settimana la fine del suo mandato per scontare l'anno di "freezing" in tempo utile per passare alla presidenza di Intesa. Colloqui con Messina di Cirio e Lo Russo. In pole i due professori ma potrebbero esserci sorprese

La scadenza è nella primavera 2024 ma Francesco Profumo starebbe seriamente pensando di anticipare di qualche settimana il termine del suo mandato, peraltro non rinnovabile, al vertice della Compagnia di San Paolo. Una mossa per consentire all’ex rettore e già ministro del governo di Mario Monti di affrontare con margini di sicurezza un’altra scadenza, quella per la presidenza di Intesa Sanpaolo. Per concorrere alla poltrona attualmente occupata dall’ottantunenne Gian Maria Gros-Pietro e che si renderà libera nell’aprile del 2025, l’attuale presidente del maggiore azionista deve trascorrere dodici mesi di “quarantena”. Un periodo di freezing di cui Profumo non riuscirebbe a disporre seguendo il calendario canonico per l’insediamento del suo successore. Da qui l’ipotesi di dimissioni anticipate da parte di colui che pur non tralasciando di riporre ancora qualche ormai flebile speranza nell’obiettivo primario, ovvero la guida di Cassa Depositi e Prestiti, concentra ormai lo sguardo e le mosse sulla banca, le cui porte per lui non pare farebbero difficoltà a spalancarsi con la calda e non disinteressata accoglienza del potentissimo Ceo Carlo Messina.

Un’accelerazione, se si concretizzasse il piano che in corso Vittorio non fanno più mistero dell’esistenza, che si porta dietro sulla corsia di scorrimento veloce tutto il resto, incominciando dalle procedure delle designazioni da parte degli enti e, ovviamente, dell’individuazione del successore. Una partita in cui in questi mesi sono entrati e rapidamente usciti tanti nomi e che al momento vede in pole position due accademici: l’economista torinese di nascita ma milanese di adozione Giorgio Barba Navaretti, con forti legami anche famigliari con gli Elkann e con l’establishment subalpino (De Benedetti, Segre, Tedeschi, Momigliano) e il quasi ex rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco, le cui quotazioni appaiono stabili come le resistenze da parte del sindaco Stefano Lo Russo. La decisione (sofferta) di sfilarsi dalla bagarre delle regionali, togliendo il proprio nome dalla rosa del centrosinistra, gli ha fruttato meriti bipartisan che, forse, potrebbero risultare cruciali alla stretta finale.

Intanto, a conferma dello stringere dei tempi, si susseguono consultazioni ai massimi livelli. Martedì scorso il presidente della Regione Alberto Cirio è stato a colloquio con Messina, mentre a incontrare il principale king maker, sia pure se esercitato nell’anomalo ruolo di “controllato” dal maggiore azionista istituzionale, toccherà proprio a Lo Russo. L’inquilino di Palazzo civico detiene, per prassi consolidata, la carta su cui c’è il nome del candidato presidente, ma che il primo cittadino non può calare senza i necessari e larghi sostegni dei grandi elettori. E per ora, a der retta, a quanto si raccontano tra loro i cacicchi sabaudi, Lo Russo è una sfinge.

I colloqui con Messina sono come sempre ammantati da un ferreo ma non del tutto impenetrabile riserbo. Da quel che trapela, soprattutto da ambienti vicini a Ca’ de Sass, sarebbero confermati i veti su un altro papabile dell’inner circle del Collegio Carlo Alberto, l’economista Pietro Garibaldi. Un altro nome sarebbe uscito dalle valutazioni informali con accompagnamento di sopracciglia sollevate sul volto di Messina: quello del notaio Andrea Ganelli. Un suo ipotetico ritorno in pista avrebbe fatto strabuzzare gli occhi a più d’uno ai piani alti della banca, dove si ha forte e non rasserenante memoria di pregresse vicende (da Iren alla Fondazione Crt). Il riferimento fatto da Messina al “notaio Gianduia” si ammanta però di mistero. Chi gliene ha parlato? Verosimilmente non il sindaco che, a quanto risulta, deve ancora incontrare, probabilmente si tratta di una velina fatta recapitare per tastare il terreno. Certo è che il giudizio lo accomuna nella lista a Garibaldi. Del resto, è stato lo stesso Ganelli con un sms inviato a mezza città a comunicare di essersi tirato fuori dalla contesa. O no?

Una partita condotta con i crismi che tradizionalmente accompagnano un passaggio importante come questo e che, come si fa notare, vanno evitate “sbragature” come quelle in cui sarebbe incorsa Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom-Confcommercio, in una sua improvvida iniziativa. Convocando, di sua sponte, una serie di stakeholder (da alcuni rappresentanti di Ordini professionali a esponenti del mondo finanziario e dell’impresa), l’alacre aspirante king maker avrebbe suscitato più di una indispettita reazione nelle ovattate stanze dei Palazzi. A quanto si dice, nei propositi della Coppa vi sarebbe stata la redazione di una sorta di lettera aperta ai grandi elettori della Compagnia. Animata da buone intenzioni, ma forse anche come malignamente sussurra qualcuno, dall’aspirazione a ricavarsi una posizione nella fondazione, dopo essere stata tempo fa nel baord di Crt. Una sgrammaticatura la cui sottolineatura racconta anche del clima che si respira attorno alla successione di Profumo. Un passaggio di testimone che quasi certamente avverrà in anticipo, costringendo tutti ad accelerare per avere entro la fine dell’anno la decisione sul prescelto.

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