Il futuro di Torino? È ancora l'auto

Che futuro per Torino e la sua area metropolitana? È la domanda che ci si pone da anni senza trovare un orientamento ma basterebbe guardare i dati sull’osservatorio della componentistica italiana e piemontese per capire che la direzione di marcia la indica ancora il settore automotive e dei veicoli industriali e agricoli del Torinese.

Crescita del fatturato del 5,8% nel 2022 con 19,2 miliardi di euro, nel 2021 la crescita era stata più significativa; un’occupazione di oltre 56.800 addetti in lieve flessione con meno 1,3%.  Il dato importante è che tutti i settori dalla subfornitura ai sistemisti, dall’engineering all’aftermarket, hanno avuto una crescita del fatturato e anche la decrescita occupazionale di circa 700 addetti è stata spalmata su tutti i settori di specializzazione con un dato significativo e importante di tendenza inversa nell’engineering e sviluppo dove gli occupati sono cresciuti di circa 100 unità.

Allora il primo ragionamento è scindere il futuro di Mirafiori dalla filiera dell’automotive. Non dobbiamo farci ingannare dal dato che la filiera mantiene il 76,6% di ordini Stellantis e Iveco. Finalmente, infatti, il segnale che si coglie è la sempre maggiore propensione a proporsi all’estero e la decrescente paura della concorrenza cinese, anzi si prefigura la necessità di alleanze e Stellantis in questo sta dando segnali forti e concreti. La sensazione è confermata dalla previsione di aumentare il fatturato nel 2023 ed essendo ormai a novembre credo sia un dato confermato e non si coglie nemmeno il timore dei cambiamenti derivanti dalle scadenze europee del 2035. Infatti in Piemonte il 26,1% delle imprese prevede di mantenere una quota di componentistica relativa a motori a combustione interna per clienti extra Ue; il 26,6% potrebbe modificare (in parte o del tutto) i propri prodotti o servizi, orientandoli all’elettrico o idrogeno. L’eventuale valutazione di uscita dal settore automotive, al fine di operare in altri ambiti industriali, riguarda invece il 17,4% dei componentisti.  

D’altra parte il Bev (+13,2% a settembre) aumenta, come è normale, le quote di mercato ma chi copre più della metà del mercato elettrico rimane l’Hev (+29,4%) e Phev (+7%) in Europa. Ricordo sempre che sia l’Hev che il Phev hanno anche un motore endotermico e che, sia l’idrogeno sia le biomasse, possono utilizzare il motore endotermico escludendo l’uso di benzina e diesel o limitandone fortemente l’uso come carburante.

In tutto questo, ricordo cha a Torino negli stabilimenti Fpt si sono prodotti due milioni di motori Nef (1800 versioni) utilizzabili in agricoltura, nautica, costruzioni, power generation, basti pensare che i maggiori produttori mondiali di trattori montano motori Nef (da 62 a 570 CV). Alimentabili anche a gas naturale.

Intanto giovani imprenditori della Motor Valley, ideatori di start-up, stanno studiando il ReFuell ovvero un kit che installato sul trattore, anche quelli vecchi, si può utilizzare il motore endotermico al 90% con biodiesel e biocarburanti alleggerendolo di una serie di componenti anti inquinamento non più necessari. Il concetto è lo stesso del kit del gpl sulle auto. Ad oggi il kit di conversione è ancora un po’ “caruccio” da installare sulle auto ma i quattro giovani laureati ideatori del progetto sanno bene che il tempo, le competenze, l’informatica e le tecnologie porteranno a ridurre i costi e a rimpicciolire i componenti sino a farlo stare in un cofano dell’auto. È un’altra strada aperta da percorrere per non perdere competenze e tecnologie sul motore endotermico ma trasformando l’alimentazione anziché il motore.

Per Torino la sfida è pensare ai cinesi,Stellantis investirà oltre 50 miliardi di euro nei prossimi 10 anni nel campo dell’elettrificazione. L’ingresso con una quota del 20% in Leapmotor è un chiaro indicatore per come gestire l’assalto cinese all’Europa a partire dai modelli di segmento A e B Bev. Joint Venture e produzioni in Italia anche sul modello della DR che assemblea, in Italia, auto con particolari cinesi e giapponesi. Un’occasione per il nostro forte settore della componentistica per integrare nell’assemblaggio di autovetture anche componentistica italiana.

Una sfida soprattutto per Torino. Una Mirafiori sino-torinese? Senza tralasciare anzi lavorando anche su altri settori come già avviene ma l’industria e l’industria dell’automotive in particolare è ancora il settore trainante della nostra economia torinese. Basta guardare i dati dell’export. I segnali che avvicinandosi sempre più la scadenza del 2035 i giochi si facciano più pressanti è evidente, la nostra filiera è frizzante e non rassegnata. La strada ha ancora davanti tante possibilità di scelta sull’orientamento da prendere e viste le ultime aperture UE ci sono più possibilità di alimentazione in prospettiva.

In tutte queste opportunità Torino ha ancora le carte in regola per giocare la sua partita: Università, percorsi di studio professionali e formativi, competenze, voglia di investire, imprenditorialità, forza lavoro professionalizzata, tecnologie e start-up, piccola e grande impresa. Il futuro è ancora nel trasporto “cambiamo i cambiamenti” in opportunità.

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