ECONOMIA DOMESTICA

Inverno da brividi per le imprese: crolla la fiducia, produzione in calo

Le piccole e medie aziende del Torinese vedono nero. Un quadro di incertezze in cui prevale il pessimismo. Previsioni negative anche su ordini e fatturato. Per ora tiene l’occupazione ma calano gli investimenti. L’analisi Api: "Servono politiche di sviluppo"

Crolla la fiducia delle piccole e medie imprese torinesi trascinata al ribasso dalle previsioni negative di produzione, ordini e fatturato. In miglioramento, invece, i tempi di pagamento, mentre tiene, per ora, l’occupazione.  È quanto registra la consueta indagine sulla situazione delle pmi condotta dall’Ufficio studi e innovazione di Api. In quadro in larga misura determinato dalle tensioni sui mercati nazionali ed esteri, oltre che delle incertezze politiche a livello globale. 

Una situazione che si riflette sul grado di fiducia degli imprenditori e su tutti gli indicatori congiunturali osservati. Il saldo “ottimisti-pessimisti” precipita a -13%, perdendo circa 15 punti percentuali rispetto a solo tre mesi fa (luglio 2023). Il grado di fiducia resta positivo per le imprese che operano nell’ambito dei servizi (+16%), mentre per le imprese manifatturiere e del comparto delle costruzioni i saldi segnano rispettivamente -19,8% e -12,5%. Decisamente al ribasso anche le previsioni sui due indicatori principali: saldo ordini -19,2% (era -7,1%), saldo fatturato a -16,4% (era -8,8%). Negativo anche il saldo produzione, seppur leggermente migliorato rispetto a luglio: -16,5% (era -19,2%). 

Forti incertezze soprattutto per le imprese manifatturiere il cui portafoglio ordini non va oltre il mese nel 47,5% dei casi e oltre i tre mesi per l’80,2%. Taglio anche per gli investimenti: sono previsti solo dal 47,5% delle imprese (erano il 62,4% tre mesi fa). Tiene invece l’occupazione. Il ricorso agli ammortizzatori sociali è passato dal 6% al 5,7% (ma sale a 8,8% per le aziende manifatturiere), ma per il futuro le imprese che prevedono di assumere diminuiscono (dal 45,7% al 39%). Migliorano i tempi di pagamento: il 31,4% delle aziende vanta crediti scaduti da oltre 60 giorni (erano il 43% tre mesi fa). 

“Si tratta – commenta il presidente dell’associazione datoriale, Fabrizio Cellino – di una fotografia che rappresenta molto bene la reale situazione e che non lascia spazio a dubbi: le nostre imprese soffrono di tutto il peso derivante da due guerre in corso quasi ai confini del Paese e della conseguente crisi dei costi. A tutto ciò si aggiunge l’effetto dell’incremento esagerato del costo del denaro che frena nuovi investimenti e appesantisce le aziende che hanno investito per il loro rilancio post Covid. Se si aggiunge il clima di assoluta incertezza sia a livello nazionale che internazionale, si comprende subito il crollo della fiducia nelle prospettive manifestato dai nostri imprenditori. È evidente che, al di là di misure contingenti volte, per esempio, ad accrescere l’accesso al credito e all’innovazione tecnologica, servono politiche di medio-lungo periodo che forniscano una prospettiva di sviluppo e soprattutto strumenti di tutela e sostegno degli investimenti, efficientamento delle procedure, possibilità di aggregazioni di filiera”.

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