FINANZA & POTERI

Palenzona e Profumo ballano sul ponte di (Carlo) Messina

Il Ceo di Intesa è il vero snodo di tutte le trame del potere finanziario (e non solo). Il presidente della Crt lo blandisce per strappare il sostegno per le sue ambizioni all'Acri, il numero uno della Compagnia è nelle sue mani per Cdp o banca. Ma i giochi...

La strada per arrivare in via Del Corso e accomodarsi sulla poltrona presidenziale della potentissima Acri, l’associazione tra le Casse di Risparmio e le fondazioni di origine bancaria, non è né rapida né in discesa come quella che lo ha portato in via XX Settembre a governare la Fondazione Crt. Nonostante l’essere “il camionista di Tortona”, per via di uno dei suoi mille incarichi di vertice (in quel caso a capo dell’autotrasporto), Fabrizio Palenzona si trova davanti a sé un percorso più simile a una mulattiera che a un’autostrada. Si direbbe in buona Compagnia con un altro piemontese, seppure d’adozione visti i fondazione Sanpaolo e di conseguenza anche la guida della stessa Acri, ha appena accelerato la procedura per garantirsi l’anno di quarantena previsto per poter approdare al vertice della banca controllata, Intesa Sanpaolo, senza tuttavia abbandonare del tutto il sogno di assumere la presidenza di Cassa Depositi e Prestiti.

Strade complicate, incroci insidiosi, ostacoli improvvisi, ma una certezza: i cammini di entrambi devono passare un ponte, quello di Messina, inteso come Carlo, il sempre più potente e saldamente al suo posto con performance ineguagliate ceo della principale banca italiano e riconosciuto king maker di tutti i principali movimenti nel mondo della finanza.

E se per l’ex rettore del Politecnico l’ingresso, nella primavere dal 2005 a Ca' de Sass al posto di Gian Maria Gros-Pietro trova il ceo pronto ad accoglierlo col calore di chi sa di non correre il rischio di avere un fedele, ma neppure un presidente troppo alacre tra i piedi, ben diversa è la prospettiva per Cdp. Dalla sua Profumo ha il suo predecessore, il quasi monarca con i suoi oltre diciott’anni ininterrottamente al vertice dell’Acri e grande vecchio della finanza bianca lombarda Giuseppe Guzzetti, il quale lo vedrebbe assai bene al posto di Giovanni Gorno Tempini nella cassaforte-bancomat di Stato. Basterà? Sia pure meno incisivo rispetto a quello dell’amministratore delegato Dario Scannapieco, di nomina del Mef, il ruolo di presidente espressione delle fondazioni ha comunque anch’esso una valenza politica. E certo Profumo non può dirsi vicino all’attuale Governo, la cui premier appena poche ore fa, parlando delle riforme costituzionali, ha sillabato un “mai più governi tecnici”, evocando quello di Mario Monti di cui Profumo fu ministro. Tanto per capire l’aria che tira. E non paiono azzardati, quindi, i pronostici che danno vento in poppa per Cdp a Gaetano Miccichè, il quale oltre al fratello politico di centrodestra, può vantare ancor più un passato e un presente con incarichi di altissimo livello proprio in Intesa Sanpaolo, oggi è numero uno di Imi. Insomma un profilo che fa scendere il borsino di Profumo, pronto comunque a cadere in piedi entrando nella banca di cui la Compagnia è il maggior azionista istituzionale.

La primavera prossima lasciando la fondazione di corso Vittorio Emanuele dovrà anche cedere lo scettro dell’Acri, quello per cui Palenzona sta facendo di tutto, accentuando se possibile ancor più quel reticolo di relazioni bipartisan, cercando indispensabili sostegni e facendo leva su quella poltrona in Crt, conquistata già vedendola come rampa di lancio verso quello che per quasi due decenni era stato il regno di un altro già democristiano come lui. Una comune provenienza che non evita, tuttavia, di vedere Guzzetti tutt’altro che disposto a spianare la strada a Furbizio, preferendogli decisamente Giovanni Azzone, da poco assurto al vertice di Fondazione Cariplo proprio grazie al grande vecchio della finanza lombarda uscito vincitore dalla contesa con Messina, il quale aveva tentato di piazzare su quella poltrona il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta.

Lontano dall’ingaggiare un altro confronto con Guzzetti e non certo mosso da travolgenti sentimenti nei confronti di Palenzona, Messina non appare tra coloro pronti ad agevolare l’ennesima scalata di Big Fabrizio, il quale nella partita per Acri ha al tavolo figure ben più toste rispetto ai badola con cui si è dovuto confrontare per la corsa alla presidenza della Fondazione Crt. Sul politico che diventò banchiere, accumulando scientificamente una poltrona dopo l’altra, passando attraverso autostrade e aeroporti, pesa anche proprio questa bulimia di incarichi che se un tempo veniva guardata come un unicum a testimonianza delle sua capacità, oggi è sempre più vista con fastidio. Insomma, il trampolino della Crt verso l’Acri potrebbe spezzarsi sotto il peso eccessivo di Big Fabrizio.

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