SANITÀ

Liste d'attesa meglio del 2022, ma ancora lontani dal pre-Covid

Il Piemonte garantisce il 100% dei tempi previsti per la Tac entro 10 giorni, bene anche per le visite cardiologiche. Dallo studio dell'Agenas, però, non emerge l'eventuale distanza del luogo in cui ottenere la prestazione. Mantoan: "Organizzare meglio i Cup" - DOSSIER

Tempi meno lunghi rispetto a un anno fa, ma per le liste d’attesa è ancora lontano un ritorno ai livelli precedenti alla pandemia Covid, quando peraltro il problema esisteva già ed era una delle più gravi patologie del sistema sanitario. Suggerisce un più che cauto ottimismo l’analisi condotta da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in collaborazione con la Fondazione The Bridge, sui dati relativi ai primi sei mesi dell’anno in corso.

Il primo dato del report, prima ancora di entrare nei dettagli, racconta di un Paese che pare avere una diversa considerazione del problema da regione a regione se di queste a rispondere alla richiesta avanzata da Agenas su 21 sono state appena 13 e di queste solo 6, tra cui il Piemonte insieme a Emilia-RomagnaToscanaFriuli Venezia GiuliaMarcheProvincia di Trento e Toscana hanno fornito le informazioni in maniera completa. Un quadro, dunque, inevitabilmente parziale quello che emerge sul campione di 146mila prestazioni diagnostiche e 125mila ambulatoriali specialistiche, prendendo in esame in particolare i tempi necessari per ricevere servizi sanitari che debbono essere forniti entro 10 giorni, oppure entro 30 per la diagnostica e 60 per le visite.

Leggi qui il Report Agenas

Dal report emerge dunque che per una visita cardiologica da eseguire entro dieci giorni, a garantire la percentuale più alta del rispetto dei tempi fissati è il Piemonte col 98,7%, ma che precipita in fondo alla classifica col 37% se si passa alla fascia dei 30 giorni, segnando una forte differenza per esempio con l’Emilia-Romagna dove la stessa visita ha il 93,9% per i casi urgenti, ma garantisce pure il 95,7 per quelli che consentono un lasso di attesa maggiore. Un differenza che, rispetto a quasi tutte le altre regioni la si riscontra anche nel caso di visita ortopedica per cui in Piemonte si rispetta il tempo dei 10 giorni per il 98%, ma solo per il 47,4 per quelle con tempo limite di un mese. Dove la sanità piemontese arriva al massimo garantendo il 100% è la diagnostica con la Tac entro i 10 giorni, con una media di attesa di 2 giorni che salgono a 11 per le prescrizioni con 30 giorni di tempo. Solo alcuni dati che, già a prima vista sembrano fare a pugni con le segnalazioni dei cittadini su tempi di attesa ancora troppo lunghi.

Certo, si tratta solo di alcune prestazioni a fronte di una platea enorme tra visite specialistiche ed esami. Non solo, c’è da considerare che questi sono i tempi annunciati dai Cup al momento della richiesta di prenotazione, ma soprattutto dal report non emerge il luogo in cui la visita o l’accertamento diagnostico è disponibile e la distanza da quello in cui risiede chi li richiede. Insomma, da questi dati non si può capire se chi, per esempio, abita ad Asti e riceve come risposta alla sua prenotazione l’indicazione di andare a Novara, piuttosto che a Torino per stare nei tempi previsti. Un aspetto, o per meglio dire un disagio, che certo non appartiene soltanto al Piemonte, ma che in regioni di più vaste dimensioni può rappresentare un problema maggiore e uno dei motivi che spesso spingono i pazienti a rinunciare alla visita o a rivolgersi altrove. 

Quello delle liste d’attesa è un problema che perdura da vent'anni, ma in questo momento è particolarmente esacerbato da tutta una serie di motivi, osserva il direttore di Agenas, Domenico MantoanI dati evidenziano come la produttività delle Regioni non è ancora tornata quella del 2019 e questo è un dato oggettivo. Poi – sostiene Mantoan – c'è anche un tema di organizzazione e di Cup. Nella Manovra sono stati previsti dei finanziamenti per le liste d'attesa, si sono alzati i tetti di spesa dei privati accreditati che erano fermi dal 2011 perché anche il privato accreditato contribuisce alla riduzione dei tempi.

E proprio la piena condivisione delle agende della sanità pubblica e di quella privata accreditata è uno dei problemi ancora da risolvere compiutamente per dare risposte sempre più tempestive ai cittadini. Non di meno in Piemonte, come altrove, resta aperta la questione del rapporto tra visite effettuate con il servizio sanitario nazionale, pagando solo l’eventuale ticket, e quelle fornite dagli stessi medici in regime di intramoenia, ovvero nelle strutture pubbliche, ma a pagamento. Se queste ultime con tempi di attesa decisamente assai più brevi, come spesso accade, superano in quantità le prime c’è qualcosa da rivedere. Senza, anche in questo caso, attendere troppo.

print_icon