SANITÀ MALATA

Medici in prestito, flop di La Valle. Naufraga l'aiuto dei neurologi 

Solo due specialisti arrivati a Casale dalla Città della Salute. E non sono voluti tornare. Per il manager che punta ad Azienda Zero una bruciante sconfitta rispetto al "rivale" Picco. Disappunto ai vertici regionali per la cena col camoscio chez Gallo

Soccorso lampo quello della Città della Salute all’ospedale di Casale Monferrato rimasto senza neurologi. Solo che la rapidità non è stata tanto nell’intervento quanto nella durata. I primi due specialisti arrivati, un po’ di giorni fa nella struttura dell’Asl di Alessandria, finito il loro turno hanno detto che non sarebbero più tornati. E nessun altro professionista ne ha più voluto sapere di partire da corso Bramante alla volta di Casale, dove la sopravvivenza del Dea è appesa al sottile filo della presenza dei neurologi, assicurata di notte e nei festivi da una cooperativa, ma scoperta per tutto il resto dopo che dei sette specialisti non ne è rimasto neppure uno e il primario è a scavalco con l’ospedale di Novi Ligure. Ad evitare il declassamento del Dipartimento di emergenza, l’indispensabile aiuto, questo promesso ed effettivamente garantito, dall’Asl Città di Torino diretta da Carlo Picco, che gli specialisti a Casale li fornisce inviando più volte anche alcuni primari degli ospedali torinesi.

Più d’una le ragioni alla base del rifiuto a fare i pendolari da parte dei neurologi della Città della Salute, il cui direttore Giovanni La Valle aveva garantiti l’apporto forse confidando eccessivamente nella disponibilità dei medici e nel suo potere persuasivo. Il lavoro extra in quel di Casale è infatti su base volontaria e, come riferisce più di una fonte tra gli specialisti delle Molinette, era chiaro fin dall’inizio che la risposta all’appello sarebbe stata nella stragrande maggioranza dei casi negativa. Tant’è che nella convenzione stipulata con l’Asl alessandrina non sono citati, come abitualmente avviene, i nomi di coloro che avrebbero prestato servizio in trasferta.

Diverse le ragioni, si diceva, alla base del rifiuto dei due neurologi a tornare e degli altri a recarsi al Santo Spirito di Casale. La distanza e il conseguente tempo per il viaggio, ma anche le difficoltà non tanto di assicurare i turni in Pronto Soccorso quanto quelle legate alla gestione del reparto, dove una certa continuità di personale è alla base di un servizio adeguato. Forse anche un aspetto economico contribuisce a far declinare la richiesta dal vertice di Città della Salute, così come altri fattori legati all’orario complessivo di lavoro. Quel che è certo è che La Valle fino ad oggi non è riuscito a garantire quanto aveva assicurato ai vertici regionali cui era giunta la richiesta di aiuto da parte del direttore generale dell’Asl di Alessandria Luigi Vercellino, ma pure quello del sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi. E qui l’ambito istituzionale incrocia inevitabilmente quello politico. Al netto dell’impegno a risolvere un problema della città, per Riboldi vicecoordinatore regionale di Fratelli d’Italia e futuro candidato alle regionali del prossimo anno quell’aiuto da parte di La Valle aveva un ulteriore significato vista la nota vicinanza (per usare un eufemismo) del direttore di Città della Salute con il partito di Giorgia Meloni e le non nascoste mire sulla direzione dell’Azienda Sanitaria Zero attualmente sotto la guida commissariale di Picco, mantenendo pure l’attuale poltrona.

Un flop tanto imprevisto quanto pesante per La Valle e le sue ambizioni, quello di Casale. Tanto più se si considera l’esito della non voluta, ma evidente, competizione proprio con Picco che il direttore della Città della Salute intende sfrattare, con il pesante aiuto dei Fratelli e in particolare dell’assessore Maurizio Marrone, prendendo il suo posto nella Super Asl a fine dicembre quando è prevista una serie di nomine di vertice nella sanità piemontese. Da qui la necessità di rimediare, per quanto possibile, cosa che come riferiscono le stesse fonti La Valle avrebbe fatto ieri in una riunione con i dirigenti dell’azienda esortandoli a “convincere” i neurologi a rivedere la loro posizione e partire alla volta della città di Riboldi. Più che una moral suasion, a dar conto del clima che si respira tra i medici fino ad ora decisi a non rispondere all’appello di La Valle per il quale queste parrebbero ore, per dir così un po’ “complicate” e non solo per la vicenda di Casale Monferrato.

Un non nascosto disappunto ai piani alti del grattacielo della Regione ha provocato la notizia, data dallo Spiffero, della partecipazione del direttore generale di Città della Salute, alla cena organizzata dall’ex ras del Psi Salvatore Gallo, padre di Raffaele, capogruppo del Pd in consiglio regionale. La Valle accompagnato dal direttore amministrativo Beatrice Borghese (prima di approdare alle Molinette, componente della commissione di valutazione dei direttori generali, quindi dello stesso suo futuro “superiore”) e da quello sanitario Lorenzo Angelone, insieme ad altri vertici di alcune Asl aveva accolto l’invito di Gallo per il convivio serale al Seven Village di Settimo Torinese. Una presenza, quella di ospite del capataz piddino, evidentemente ritenuta poco opportuna ai piani alti del grattacielo. E, probabilmente, non quel che si dice una buona carta giocata nella partita per le imminenti nomine dove Fratelli d’Italia intende fare da mazziere. Rischiando, però, di far cadere qualche jolly.

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