FINANZA & POTERI

Compagnia, Cirio sonda Genova.
Gilli non piace agli stakeholder

Trova pochi supporter la candidatura dell'ex rettore alla presidenza della fondazione San Paolo. Lo Russo costretto a cambiare cavallo? Anche su Barba Navaretti forti resistenze. Il governatore a colloquio con Bucci e Toti. Messina invita ad accelerare

Sulla caratura accademica nulla da eccepire, che possa contare su una rete di relazioni internazionali nessuno lo mette in dubbio, ma è il profilo complessivo a lasciare perplessi alcuni stakeholder interpellati sulla candidatura. Marco Gilli, l’ex rettore del Politecnico di Torino (2012-2018) e attuale addetto scientifico all’ambasciata italiana negli Stati Uniti, è il nome che il sindaco Stefano Lo Russo – cui spetta per consuetudine l’indicazione del presidente – avrebbe in mente per la successione di Francesco Profumo alla guida della Compagnia di San Paolo. “È da troppo tempo fuori dai giri – spiega uno dei grandi elettori, alle prese con la formazione della lista con le designazioni del proprio ente da spedire in corso Vittorio Emanuele –. Credo serva una figura che sappia coniugare doti gestionali e profonda conoscenza del territorio e delle sue istituzioni, dando alla fondazione un’impronta dinamica e innovativa, continuando ad assicurare quel protagonismo indispensabile per uno dei principali soggetti economici e culturali, non solo a livello piemontese”. Qualità che Gilli non avrebbe in misura sufficiente, come dimostrerebbe il suo settennato al vertice di corso Duca degli Abruzzi, giudicato piuttosto “grigio”, con lo sguardo troppo rivolto agli interna corporis dell’ateneo, e soprattutto privo di quel “guizzo” di creatività che ha sempre connotato predecessori e successori. Certo, visto in retrospettiva, il povero Gilli che si è trovato in mezzo tra un mandarino del potere come Profumo e l’ipercinetico Guido Saracco: ne esce con l’immagine da mezzo travet (cosa un tantino ingenerosa).

È probabile che tali giudizi non siano ancora arrivati alle orecchie di Lo Russo, almeno non in questi termini tranchant affidati allo Spiffero, e che dai cosiddetti “corpi intermedi” si attenda che il primo cittadino decida di coinvolgerli nella decisione, dopo aver diligentemente raccolto le loro considerazioni sulle “caratteristiche” ideali del futuro presidente. Al momento, tra i due nomi che il sindaco ha portato all’attenzione di Carlo Messina, quello di Gilli è il preferito; se non altro perché l’alternativa, l’economista Giorgio Barba Navaretti, espressione di precisi ambienti accademico-famigliari (fratria del Carlo Alberto e gli Agnelli), potrebbe suonare come la ratifica di una decisione presa da altri e in altri luoghi. Sullo zio di John (e Lapo) Elkann, inclito professore della Statale di Milano, hanno puntato le fiches Profumo e il segretario generale Alberto Anfossi, convinti che possa offrire migliori garanzie alle rispettive ambizioni (per il primo, la presidenza della banca, per il secondo la conservazione dell’incarico). Molto dipenderà da Messina e il Ceo di Intesa ha fatto sapere a tutti – anche attraverso il fido Stefano Lucchini – che intende chiudere al più presto la partita.

Un campo di gioco il cui perimetro, com’è noto, oltrepassa la cinta daziaria di Torino e persino i confini del Piemonte. La Liguria ha una voce significativa nella composizione del futuro Consiglio generale e nel determinare i nuovi equilibri. Peso e influenza che un tempo erano pressoché egemonizzati dal sistema camerale quando dominus incontrastato di quel mondo era Enrico Salza ma che oggi si muove per proprio conto. Per scongiurare guerre campanilistiche ed evitare di replicare a Torino quello che si è verificato mesi fa in Cariplo, lo stesso Messina nelle settimane scorse aveva caldamente invitato i vertici delle istituzioni piemontesi a “raccordarsi” con quelle liguri che contano, complessivamente su tre preziose designazioni (una ciascuna per Comune di Genova, Camera di commercio e Istituto Italiano di Tecnologia di concerto con l’Università, posti che aumentano con le promozioni nel Comitato di gestione).

Se con il collega della Lanterna Lo Russo ha rapporti costanti e consolidati, dovuti anche al ruolo di soci “pesanti” in Iren, la questione è stata al centro di colloqui riservati sabato scorso, a margine di un’iniziativa politica a Genova, tra il governatore del Piemonte Alberto Cirio, il suo omologo Giovanni Toti e l’inquilino di Palazzo Tursi Marco Bucci. Nessun sgambetto o intromissione, la “concordia istituzionale” è più solida che mai: la sensazione è che Cirio e Lo Russo si siano divisi i compiti e le manovre d’azione, memori di quanto è successo in primavera per la Fondazione Crt. Un passo falso sarebbe fatale, per entrambi.

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