ECONOMIA DOMESTICA

La crescita rallenta, anche in Piemonte

Aumenta l'inflazione, crescono i tassi d'interesse e diminuiscono gli investimenti. Così il territorio regionale subisce gli effetti macroeconomici che colpiscono tutta l'Italia. Nei primi sei mesi del 2023 pil su dell'1,3%. Il rapporto di Bankitalia - DOCUMENTO

Nella prima parte del 2023 la crescita dell’economia piemontese si è affievolita, ma rispetto alla situazione italiana il Piemonte va leggermente meglio, con un pil regionale che cresce dell’1,3% a fronte di una media nazionale dell’1,2%, comunque meno della metà dell’incremento del 2022. Lo rileva l’aggiornamento congiunturale elaborato dalla sede torinese della Banca d’Italia. “La crescita del primo semestre – spiega Cristina Fabrizi della divisione Analisi e ricerca – si è affievolita rispetto a quella molto sostenuta dei due anni precedenti, dato che caratterizza tutto il Paese. I fattori che hanno determinato questo rallentamento sono l’inflazione elevata, che ha frenato il potere d’acquisto delle famiglie e quindi rallentato i consumi, gli investimenti delle imprese che sono stati deboli, anche per l’aumento dei tassi d’interesse sui prestiti, e, in generale, l’incertezza sulle prospettive macroeconomiche di recente acuitasi con le nuove tensioni geopolitiche, ha frenato l'attività delle imprese. In termini di prospettive – aggiunge – non sono favorevoli, ma possiamo parlare di un soft landing della nostra economia così come di quella nazionale, con attese moderatamente positive nelle costruzioni”. Le imprese, però, “nonostante questo quadro non brillantissimo, hanno tenuto nella redditività, la liquidità è rimasta elevata e il mercato del lavoro ha tenuto”.

Analizzando alcuni dati del rapporto, si vede che l’industria, seppur di poco, è andata meglio della media italiana, con una crescita della produzione dello 0,7%. Crescita anche della domanda estera. Nei primi 9 mesi il fatturato è aumentato anche in termini reali. Sul fronte investimenti, sono stati deboli e il 30 percento delle imprese ha fatto ricorso agli incentivi previsti dal Pnrr. “Fattore positivo in una congiuntura non brillantissima – prosegue Fabrizi – è che la redditività e liquidità delle imprese sono rimaste elevate. Da un sondaggio di Bankitalia emerge che per il 74% la liquidità è più che sufficiente o adeguata alle esigenze operative, per 49% stabile, e il 54% l’ha usata per ridurre l’indebitamento”.

Positivi i dati del mercato del lavoro con un saldo assunzioni/cessazioni positivo per 26.200 unità di cui il 60% a tempo indeterminato. Le prospettive occupazionali, però, si sono deteriorate dopo l’estate, soprattutto nell’industria. Resta elevata la difficoltà di reperimento della manodopera che per il 30% delle imprese ha avuto ripercussioni negative sull’attività. Forte, invece, il rallentamento dei consumi delle famiglie, i nuovi mutui sono calati di oltre un terzo nel primo trimestre mentre il credito al consumo è cresciuto del 5,3%. Infine il Pnrr, che rappresenta un contributo alla crescita e agli investimenti, con 8,2 miliardi per progetti da realizzare in Piemonte, di cui 2,9 miliardi di procedure già avviate, pari al 40% del totale che deve andare a bando, un po' meno della media nazionale ma un po' più della media del nord.

Qui il rapporto completo di Bankitalia

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