FIANCO SINISTR

Schlein federatrice? "Sì, ma delle correnti Pd". Conte sbeffeggia i dem e sfida Meloni

Nonostante la "benedizione" di Prodi non decolla l'idea del patto tra le opposizioni. Il leader M5s respinge l'offerta e frena sugli accordi a regionali e amministrative. Chiede il Giurì d'onore per dirimere la querelle con la premier: "Ha mentito al parlamento"

Elly Schlein federatrice del centrosinistra? Come no, ma “delle correnti Pd. Mi auguro che lo sia, perché il Pd ha bisogno di fare chiarezza al proprio interno. Noi non abbiamo bisogno di nessun federatore”. Giuseppe Conte sbatte le porte in faccia ai dem e, nonostante la “benedizione” del padre nobile del centrosinistra Romano Prodi non ha alcuna intenzione di stringere patti. “Mi piacerebbe che il Pd possa, federando tutte le correnti, far chiarezza sulla questione morale. Mi aspetto che si chiariscano i contorni della transizione ecologica, che si chiariscano le posizioni sulla visione non solo europea, ma estera”, ha attaccato l’ex presidente del Consiglio nella sua veste di presidente del Movimento 5 Stelle nel corso di una conferenza stampa alla Camera. “Dal Pd vogliamo chiarezza, se c’è possiamo ovviamente lavorare. Noi vogliamo partner affidabili. C’è ancora strada da fare, però devo dire la verità che il seme dell’alternativa di governo è stato posto col salario minimo”.

Le parole dell’avvocato di Volturara Appula non lasciano spazio a troppi sofismi: l’intesa tra Pd e M5s è tutta in salita e la Sardegna, con tutte le contraddizioni del caso – i dem hanno perso per strada una fetta importante dietro il fuoriuscito Renato Soru – non fa primavera. Men che meno quella prossima che attende al voto il Piemonte. Anche perché fino alle elezioni Europee, una competizione molto politica alimentata dal proporzionale, resterà aperto il duello tra le forze di opposizione, dove in palio c’è proprio la leadership. Conte non ha voluto nemmeno sbilanciarsi su eventuali metodi per scegliere un leader di una futura coalizione che possa battere l’attuale maggioranza di governo: “Primarie? Leader chi prende più voti? Sarebbe sbagliato parlare di un metodo di selezione del vertice, se prima non si crea un’alternativa sui contenuti”, ha tagliato corto.

Nemmeno le alleanze alle amministrative con i dem, per il M5s, saranno scontate: “Occorrono patti chiari e affidabilità degli interlocutori locali, non devono essere necessariamente del M5S, siamo generosi, non abbiamo mai preteso che fosse candidato un nostro attivista. Se c’è possibilità di definire un progetto e un programma con un interprete affidabile e serio, andiamo insieme, dove non ci sono queste condizioni andiamo da soli, lo preferiamo, per chiarezza con i nostri elettori”. Un assist, in chiave piemontese, alle posizioni di Chiara Appendino.

Sul Mes Conte accusa Giorgia Meloni di aver “detto il falso”. E ha annunciato di aver “consegnato al presidente Fontana una richiesta di istituire un Giurì d'onore” per “accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio” in Aula. Il premier aveva attaccato il leader del M5s dicendo che avrebbe firmato “il suo assenso” al Meccanismo europeo di stabilità “un giorno dopo essersi dimesso, senza mandato parlamentare, senza averne il potere, senza dirlo agli italiani”. “È successo un fatto molto grave”, ha dichiarato Conte. “La premier e deputata Giorgia Meloni ha scelto di mentire al Parlamento e a tutti i cittadini: ha sostenuto che il mio governo ha dato l’ok alla riforma del Mes senza un mandato parlamentare, con il favore delle tenebre, quando il governo era dimissionario. La presidente Meloni ha mentito consapevole di mentire, lei era in quel Parlamento, deputata, quando nel dicembre 2020 c’è stato un dibattito parlamentare e una risoluzione”.

Secondo il leader 5 Stelle, Meloni “disonora la massima istituzione del governo. Ha offeso e danneggiato me, il M5s, l’Italia, non lo possiamo accettare”. L’obiettivo del Giurì d'onore “è ristabilire la verità dei fatti. Abbiamo bisogno di chiarezza, non può passare il principio che in Parlamento si può dire di tutto e le menzogne più denigratorie possano passare”. Sul Mes, ha spiegato l’ex presidente del Consiglio, “è stato fatto tutto alla luce del sole con pieno coinvolgimento del Parlamento e di tutti i cittadini” dato che “come premier mi sono riservato di dare ok alla ratifica solo nella prospettiva di una riforma del Patto di stabilità e crescita” e rivendicando la “logica a pacchetto”.

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