Lo Russo, l’opposto dell’antipolitica

Non entro nel dettaglio della conferenza stampa di fine anno del sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Al massimo, come sindaco di Pragelato, posso esprimere una opinione su come ha governato la Città metropolitana. E, su questo versante, il giudizio è estremamente positivo nonché incoraggiante perché, anche se dobbiamo all’ineffabile Delrio la distruzione delle indimenticabili Province, la presidenza Lo Russo ha saputo sino ad oggi – grazie anche al lavoro preciso del vicesindaco Jacopo Suppo – governare con grande attenzione e disponibilità il vasto e complesso territorio metropolitano.

Detto questo, però, vorrei soffermarmi attorno ad un aspetto che ritengo alquanto curioso e singolare. Al di là e al di fuori di qualsiasi valutazione politica di parte o di schieramento. E la riflessione è questa. E cioè, il sindaco di Torino – secondo la vulgata grillina e non solo grillina – sarebbe poco efficiente e coerente perché con il suo concreto comportamento politico ed amministrativo “contribuisce a rifare vincere il presidente Cirio alle prossime elezioni regionali” e poi, mi pare un po’ comicamente, perché “non tutti lo riconoscono quando passeggia per Torino”.

Ora, senza fare il difensore d’ufficio di nessuno, è abbastanza oggettivo il fatto – conoscendo Lo Russo sin dai suoi esordi politici nell’area popolare e cattolico democratica – che l’attuale sindaco di Torino è semplicemente incompatibile con l’antipolitica che resta un tratto distintivo e storico dell’esperienza grillina. E lo dico con il massimo rispetto per chi fa del populismo antipolitico e demagogico la sua cifra distintiva nella cittadella politica nazionale e locale. Ma il profilo di Lo Russo, appunto, è diverso. Molto diverso. Dopodiché, come ovvio e scontato, si può tranquillamente discutere e dissentire rispetto alla sua azione di governo alla guida della città di Torino. Ma due aspetti – e mi fermo a quelli – sono sufficientemente oggettivi per essere elementi di polemica sterile e pretestuosa.

Innanzitutto, Lo Russo è un politico preparato. Quelli che un tempo venivano definiti come “politici che studiano i dossier”. Vogliamo fare un esempio nazionale, e anche qui al di fuori di qualsiasi appartenenza politica e di schieramento? Come la premier Giorgia Meloni che quando interviene difficilmente si concede all’improvvisazione, al pressappochismo e alla casualità. E l’attuale sindaco di Torino, appunto, forse non è conosciuto in tutti i bar torinesi ma quando interviene sui dossier della città di Torino e della sua area metropolitana, va ascoltato perché non c’è mai nulla di retorico o di scontato. Per dirla con un linguaggio da prima repubblica, prevalgono sempre la politica e i contenuti politici.

In secondo luogo – e mi fermo a queste due sole osservazioni – si accusa da alcune parti politiche che il sindaco di Torino, ripeto il sindaco di Torino, collabora con il presidente della Regione Piemonte sui dossier più importanti e decisivi che riguardano ed interessano il futuro del nostro territorio. Ora, senza ricordare il particolare che le migliori stagioni politiche e amministrative del nostro territorio sono coincise quando si è registrata una corretta e trasparente “coesione istituzionale” tra i vertici della Città più rappresentativa e la Regione, credo che appartenga ad una normale e fisiologica maturità politica arrivare alla conclusione che senza la collaborazione istituzionale tra enti che possono avere anche maggioranze politiche diverse se non addirittura alternative, a pagarne direttamente le conseguenze sarebbero soltanto i territori interessati. Nel caso specifico Torino e l’intero Piemonte.

Ecco perché, e senza alcuna polemica politica, semplicemente si deve prendere atto – parlando dell’attuale sindaco di Torino – che Stefano Lo Russo è l’esatta alternativa del populismo antipolitico e demagogico.

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