ALTA TENSIONE

Dalle botte ai botti (di Capodanno). Askatasuna ora tratta col Comune

Un messaggio di vicinanza dal palco "ufficiale" di piazza Castello verso quello antagonista di piazza Vittorio nella notte di San Silvestro. Ormai è chiaro: sono in corso le trattative per "istituzionalizzare" il centro sociale. Terreno minato per Lo Russo. FdI: "Va sgomberato"

Divisi da una manciata di metri ma uniti nella lotta. Ad Askatasuna, centrale dell’antagonismo, Lo Stato Sociale, inteso come gruppo musicale, ha rivolto ieri sera dal palco del concerto di Capodanno allestito in piazza Castello un messaggio di vicinanza. Proprio mentre al fondo di via Po, in piazza Vittorio il centro sociale stava festeggiando a suo modo l’arrivo del nuovo anno. “È solo grazie alle persone e ai luoghi che riusciamo a esercitare la nostra libertà, i luoghi dove un'alternativa è possibile, dove il nuovo anno è un'idea che può essere raggiunta; cosa che succede spesso da tanti anni anche qua vicino, ad Askatasuna. E se non la posso ballare, non è la mia rivolta”, ha detto il frontman della band ingaggiata dalla Cooperativa Culturale Biancaneve che per conto del Comune di Torino ha organizzato lo spettacolo.

Al motto di “Riprendiamoci le strade” il centro sociale di corso Regina Margherita ha occupato la piazza in riva al Po per svolgere la sua Capodanno Parade, un veglione di San Silvestro “alternativo” anche per rispondere alla recente sentenza con cui la Corte di Cassazione ha accusato alcuni attivisti di “coltivare propositi di lotta armata”. Nelle locandine diffuse sui social per promuovere l’evento, del resto, sono gli stessi militanti ad attribuire un significato politico alla loro iniziativa: “Le priorità di chi sta in alto sono quelle di chiudere gli spazi di socialità liberi, che da tanti anni resistono contro la speculazione e animano lotte di liberazione. La questura vorrebbe imporre i propri deliri securitari per soffocare ogni spazio di dissenso. Noi non ci stiamo, non è il Paese che vogliamo, non è la città che ci immaginiamo”.

Il bordello di musica sparata a palla, grida e slogan conto la “repressione”, con contorno di petardi e fuochi pirotecnici è stata la colonna sonora del contro-Capodanno: note classiche dell’ultrasinistra che, almeno in questo caso, non sono sfociate in atti violenti e devastazioni o scontri con le forze dell’ordine, come abitualmente capita da anni nelle piazze egemonizzate da Aska.

Secondo voci di Palazzo civico, il “messaggio” partito da piazza Castello è stato lanciato non solo per sminare tentazioni di guerriglia da parte della piazza antagonista, ma anche come una sorta di monito in vista di trattative per “istituzionalizzare” il centro sociale. Non è più un mistero, infatti, che l’amministrazione guidata dal sindaco Pd Stefano Lo Russo abbia aperto un canale, per quanto ancora informale e riservato, con i capetti di Askatasuna. E non solo su sollecitazione degli esponenti della sinistra – in primis quelli di Sinistra Ecologista di Marco Grimaldi – se è vero che sarebbe un assessore Pd ad a essersi incaricato delle trattative.

Lo scorso 11 dicembre l’edificio dove ha sede Askatasuna, in corso Regina Margherita, è stato ispezionato all’interno di una serie di accertamenti sul rispetto della normativa antincendio (conclusi con dieci denunciati per occupazione abusiva). Sul futuro dello stabile, in cui lo scorso 11 dicembre al termine di un’ispezione sulla normativa antincendio dieci attivisti sono stati denunciati per occupazione abusiva, “sono in corso valutazioni tecniche e politiche che verranno sviluppate nell’arco dei primi mesi 2024”, ha confermato il primo cittadino nella conferenza stampa di fine anno. Sgomberare, come chiede un fronte trasversale della politica anche a fronte delle reiterate denunce e condanne (tra cui l’associazione a delinquere), oppure cercare un accordo per far rientrare nell’alveo democratico una realtà che da oltre un ventennio è in prima fila negli scontri (dalla battaglia No Tav alle manifestazioni studentesche)? Tra le ipotesi per regolarizzare Aska ci sarebbe quella di ricorrere al Regolamento dei Beni Comuni affidando agli attuali occupanti, riuniti in un’associazione riconosciuta, la messa a norma dello stabile e il contestuale uso. Un po’ sul modello di una serie di regolarizzazioni di realtà sparse in diverse città italiane, anche se le alterne vicende del milanese Leoncavallo dovrebbe indurre alla cautela. “Si tratta di un tema complesso su cui sta lavorando la giunta per comprendere come conciliare diverse esigenze – ha spiegato Lo Russo –. Al momento è in corso un’inchiesta penale che non è mio compito commentare”. Per ora, dopo le botte i botti (di Capodanno).

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