VERSO IL VOTO

Tav(anate) dei 5 Stelle per dire no all'accordo con il Pd in Piemonte

Luogo top secret per l'incontro odierno tra le delegazioni dei due partiti. Ed erano quelli dello streaming. Manfrine e traccheggiamenti, i grillini resuscitano pure Toninelli e la battaglia (persa) contro la Torino-Lione. Ma l'esito è già scritto: l'intesa non si farà

Nessuno troverà il coraggio di dire no, nessuno avrà una ragione per dire sì. Il sipario si alza sulla commedia dell’incontro tra Partito Democratico e Cinquestelle in vista delle prossime regionali in Piemonte senza lasciare neppure uno spiraglio a un colpo di scena finale, a quell’alleanza che non ci sarà.

È, semmai, la trama della vigilia e del contorno a tingersi di giallo in un teatro dell’assurdo che sfocia nel grottesco. Già, perché nelle ore che precedono il bilaterale di oggi (ore 16,30), la principale preoccupazione nel partito nato con lo streaming inneggiando alla trasparenza, è stata e quella di tenere nascosto il luogo dell’incontro torinese. Il Pd aveva proposto di ospitare a casa propria la riunione, ma i potenziali alleati hanno subito replicato con la necessità di un terreno neutro. Da lì in poi sarà un susseguirsi di silenzi, depistaggi, e altre manovre tutte tese da parte pentastellata a tenere lontani dal vertice occhi e orecchie della stampa. Di fronte addirittura a una serie di piani alternativi nel caso in cui si scoprisse il luogo del summit, tra i vertici dem si è temuto pure di essere condotti all’incontro bendati, come in una spy story. Si scherza, ma non troppo. 

Marciando, con sprezzo del ridicolo, verso il chimerico campo largo il partito di Elly Schlein e quello di Giuseppe Conte in realtà procedono come su un tapis roulant. Quel che succederà, o meglio non succederà, questo pomeriggio è ampiamente scritto: nulla. Pure la liturgia delle delegazioni rischia di perdere gli ultimi residui in quella fobia del segreto, parossistica nemesi di ciò che era, o almeno così si era presentato, il partito disconosciuto ormai pure dal suo fondatore e al quale una parte del Pd continua a volersi aggrappare rimediando sempre più esplicita risposta che rimanda al tram.

Le delegazioni, dunque. Per i dem, il segretario regionale Domenico Rossi arriverà nel luogo segreto in compagnia della presidente del partito piemontese e capogruppo in Sala Rossa Nadia Conticelli, dal capogruppo in Consiglio regionale Raffaele Gallo e dal coordinatore del tavolo di programma ed ex europarlamentare Daniele Viotti. In collegamento da Roma Davide Baruffi della Premiata Ditta Taruffi & Baruffi, il resposabile nazionale degli enti locali che con il socio Igor Taruffi, capo dell’organizzazione, è incaricato di istruire i dossier delle elezioni per Elly. Dall’altra parte del tavolo, per i Cinquestelle, ci sarà la consigliera regionale e coordinatrice piemontese Sarah Disabato, l’altro consigliere regionale e coordinatore per la provincia di Cuneo Ivano Martinetti, il deputato appendiniano Antonino Iaria e, in videocollegamento da Roma, Paola Taverna, vicepresidente vicario del partito, la pasionaria del Quarticciolo famosa per i suoi inni di battaglia (“Dai che oggi li sfonnamo…”) e le invettive al Pd (“Mafiosi, merde, dovete morire”). Le premesse per un embrassons-nous ci sono tutte.

L’assenza di Chiara Appendino, in vacanza negli Stati Uniti con la famiglia, era ampiamente prevista, così come evidente è il suo significato, ben conoscendo la decisa contrarietà della vice Conte all’alleanza nella sua regione. Una linea sposata appieno, se non apertamente indicata, dallo stesso avvocato di Volturara Appula ben conscio di quanto negativamente potrebbe incidere una coalizione, perdente, in Piemonte sul voto europeo dove egli intende giocare la grande partita contro Schlein. 

Tra i non pochi argomenti che i Cinquestelle hanno in serbo per declinare la proposta piddina, marcando le maggiori distanze rispetto alle non molte vicinanze con il potenziale alleato, c’è la contrarietà alla Tav. Tema su cui è fin troppo facile misurare la speciosità pentastellata, i cui dirigenti paiono oggi dimentichi di ciò che avvenne sulla Torino-Lione, proprio durante il Governo Conte. Pur tra mille equilibrismi e magheggi affidati alla tormentosa analisi costi-benefici e ad altre manfine sortite dell’allora ministro Danilo Toninelli. Tant’è che i voti dei No Tav il partito di Conte li ha ormai persi tutti e non è un caso se la più convinta e fervente oppositrice dell’Alta Velocità in Regione, la consigliera regionale Francesca Frediani, sia uscita dal movimento formando un gruppo autonomo e ben distinto a Palazzo Lascaris. Insomma, nulla più di una foglia di Fico, forse più omaggio all’ex presidente della Camera che non sostanziale elemento dirimente nella difficoltà di allearsi col Pd. Per non dire, poi, che il vicesindaco in Città Metropolitana, primo cittadino di Condove, Jacopo Suppo è un dem non propriamente fan del supertreno. Dunque, contraddizione per contraddizione, ci sarebbero pure gli spazi di manovra se davvero fosse questo il problema. 

Il problema, ormai è sempre più palese, sta nella strategia contiana per le europee e di conseguenza l’avere il più possibile mani libere rispetto alla contesa della ledership dell’opposizione con Schlein. Così come ha più di una ragione Appendino per rifiutare di abbassare i toni verso l’attuale amministrazione comunale, sfiorando un’indispensabile tregua con il sindaco Stefano Lo Russo, con il quale come noto i rapporti sono tutt’altro che idilliaci da tempo. Neppure il timido e glaciale autodafé pronunciato dal primo cittadino dem in un paio di occasioni ha smosso le acque. Motivi politicamente concreti e, se visti dalla parte dei Cinquestelle, più che validi per sostenere la linea del ciascuno per la propria strada. Assai più del debole e sfilacciato paravento della Tav.

Per il dem i sogni del campo largo forse non hanno bisogno neppure di attendere l’alba per svanire, di fronte a uno schema in cui Conte è riuscito a sfasciare il Pd in Sardegna, mentre a Firenze riescono a farlo da soli. Con questi presupposti, il Pd piemontese deve augurarsi che la premiata ditta Taruffi & Baruffi stia il più lontano possibile da Torino. Magari attuando con i dioscuri di Elly la strategia carbonara e depistante che in queste ore i vertici dem stanno sperimentando con i Cinquestelle che li fanno giocare a mosca cieca. Non solo per la sede dell’incontro.

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