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Saracco non lascia delfini, Politecnico verso la conta

Corsa a tre per la successione, primo turno il 16 gennaio. Prevalgono le "discontinuità" rispetto a un'eredità controversa e giudicata da alcuni "troppo personalistica" del rettore uscente. Corgnati in pole. Chiamate al voto circa duemila persone

Il Politecnico di Torino si prepara a scegliere il nuovo rettore che succederà a Guido Saracco e guiderà l’ateneo fino al 2030. Tre sono i candidati – Stefano Corgnati, Juan Carlos De Martin e Paolo Fino – in una competizione in cui, pur con toni diversi, tutti hanno marcato una certa distanza dal Magnifico uscente, figura apprezzata che ha saputo rafforzare ulteriormente il profilo di attore di sistema del Poli ma che inevitabilmente ha avuto sommovimenti interni. Sei anni di mandato che hanno visto una crescita in tutti i numeri, ma che soprattutto ha visto un cambio di passo nella presenza pubblica: la popolazione studentesca dal 2018 è passata da 34mila a 39mila unità (con una presenza di 7mila stranieri da oltre 100 paesi), con i docenti passati da circa 1000 a 1280; un piano di espansione da 500 milioni, di cui 300 legati alle strutture dell’ateneo e altri per la ricerca applicata a Mirafiori e alla cittadella dell’aerospazio. Un “gigantismo” che anche per la personalità piuttosto marcata di Saracco hanno attirato critiche da parte di immancabili detrattori che gli rinfacciano l’eccessiva “personalizzazione” del suo ruolo. La stessa cerimonia di commiato è parsa esageratamente autoreferenziale, fuori dai canoni dell’understatement sabaudo, teatrale, con sul palco cinque Saracco: “Una cosa che a Torino non si fa e che non ti perdona”, commentò in platea un grand commis delle fondazioni.

Sarà per questo che mentre per Saracco si prospettano nuovi incarichi – dalla guida della Fondazione sull’Intelligenza artificiale alla Compagnia di San Paolo (ormai tramontate le ipotesi di un suo impegno in politica) – non vi sia nessun “delfino” in corsa. Persino il candidato da tutti considerato con maggiori chance di vittoria, Stefano Corgnati, docente di Fisica tecnica ambientale nel dipartimento di Energia, suo vice per le Politiche Interne (dopo esserlo stato per la Ricerca nel mandato di Marco Gilli), ha fatto di tutto per togliersi di dosso l’etichetta di “saracchiano”, preferendo sottolineare durante la campagna elettorale gli elementi di discontinuità.

Al secondo contendente, Paolo Fino, direttore del dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, vengono riconosciute grandi capacità gestionali e nei rapporti con l’industria. È stato nominato dal Miur come esperto nazionale per il tema “Spazio” nei comitati a guida europei per il 7FP Horizon 2020. De Martin, il più giovane dei tre, fino a giugno è stato delegato del rettore per la Cultura e la Comunicazione, ha ideato Nexa ed è il curatore scientifico di Biennale Tecnologia. Dal 2011 è faculty associate al Berkman Klein Center for Internet & Society della Harvard University. È stato visiting scholar presso l’Università della California a Santa Barbara (1993-1995) e ricercatore industriale presso la Texas Instruments.

Non ci sarà, quindi, nessun endorsement di Saracco che nelle scorse settimane si è limitato a dare qualche “consiglio” non richiesto al suo successore: “Gli direi di non avere paura di cambiare le cose, di spegnere quello che non funziona e di accendere altro, di studiare molto e di avere il coraggio di decidere, di donarsi alla propria comunità e al territorio perché finalmente siamo riusciti ad abbattere quel muro che ci tratteneva nei nostri confini. Auspico anche un forte consenso che lo renda capace di ispirare le persone e di motivarle”.

Sono chiamate al voto circa duemila persone che rappresentano tutta la comunità politecnica: docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo e rappresentanti degli studenti negli organi di governo, ma il voto è ponderato. Il primo turno di votazione è previsto per il 16 gennaio. In passato è stato necessario aspettare il secondo turno, in agenda il 23 gennaio, mentre l’eventuale terzo turno è il 30 gennaio. Il 9 gennaio ci sarà l’ultima assemblea, dopo quelle del 13 novembre e dell’11 dicembre. I primi due turni sono a maggioranza qualificata: sarà eletto il candidato che ottiene un numero di voti maggiore del 50% dei voti equivalenti esprimibili. Il terzo è a maggioranza semplice, con il ballottaggio tra i due candidati più votati.

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