SCOMUNICHE

Si celebra Bobbio, Lo Russo diserta. E si becca gli strali di Zagrebelsky

Durante la commemorazione del filosofo il venerato giurista ringrazia Castellani per rimarcare l'assenza del sindaco in aula. Teste canute e in pima fila Elsa Fornero per onorare uno dei simboli dell'azionismo sabaudo. Tanta spocchia e conformismo

“Sono felice di essere qua con Doretta Marucco (vicepresidente del Centro Gobetti, storica del sindacato), con Andrea Bobbio (figlio di Norberto) e con la vicesindaca (Michela Favaro, non citata per nome), che rappresenta il sindaco la cui impossibilità a esserci è compensata dalla presenza di Valentino Castellani”. Scocca una frecciatina a Stefano Lo Russo l’arco di Gustavo Zagrebelsky nell’abbrivio del suo intervento per le celebrazioni dei vent’anni dalla morte di Norberto Bobbio. Una sottolineatura a quella sedia vuota che, ai suoi occhi arcigni, il sindaco di Torino avrebbe dovuto occupare per commemorare quello che lui e il milieu di appartentenenza hanno venerato, già in vita, come una sorta di papa laico, sacerdote e custode dell’ortodossia giansenista di marca sabauda. Alla sera andavano tutti in via Sacchi, dove fino alla morte è vissuto il filosofo, per abbeverarsi della sua sapienza, certo, ma soprattutto convinti di prendere parte a un collettivo rito salvifico, a un cenacolo di eletti, una ridotta di incorruttibili in un’Italia levantina spaghetti&mandolino irrimediabilmente perduta, preda di pulsioni autoritarie e populiste.

Bobbio, almeno sotto la Mole, ha lasciato orfani ed eredi, legittimi e morganatici, presunti e reali: una co(o)rte di cui Zagrebelsky è probabilmente il più noto, anche per via della sovraesposizione nel dibattito pubblico che, a differenza sua, il Maestro ha vissuto con disagio, spesso sottraendosi. Lui no, il professore più trombone, pedante e loffio che ci sia, il giurista dalla voce chioccia e dalle antiche origini pietroburghesi, ha passato mezza esistenza a bacchettare, ad ammonire, a segnalare in maniera intermittente i pericoli che corre la Costituzione più bella del mondo, lui che ne è stato da presidente della Corte il defensor fidei. Ogni suo intervento è una lezione, ogni commemorazione una messa cantata; ricorda e ammonisce, chiama alla lotta e alla perseveranza. Per questo non ammette defezioni, tanto più se a non presentarsi al suo cospetto (prima ancora che alla memoria di Bobbio) è il sindaco. E se Lo Russo, per la sua età e formazione, pare così poco elettrizzato ai suoi sermoni, arriva la bacchettata. A fin di bene, ovviamente.

Tanti sono però accorsi in Sala Rossa, al punto che molti si sono dovuti accomodare fuori e seguire in streaming la lunga trigesima del venerato maestro. Tra loro anche l’ex ministra Elsa Fornero e l’ex sindaco Castellani che, inconsapevolmente, ha dato lo spunto per la stoccata. Due emblemi di quel connubio tra la cultura liberalsocialista (dalle radici massoniche) e la cultura cattolico-progressista che ha dominato per oltre mezzo secolo Torino e ha dato le basi ideologiche a quel “sistema” che ne ha pervaso amministrazione e centri di potere.

La commemorazione si è svolta sotto lo sguardo vigile della presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, che ha voluto ricordare che il filosofo ancora in vita aveva ricevuto il sigillo civico, massima onorificenza del Comune. Impossibile non citare il suo impegno al Centro Gobetti, che ha fondato e poi presieduto per trent’anni, e dove oggi è conservata la sua opera. La presidente Grippo ha aggiunto che all’ingresso della storica dimora del professor Bobbio, in via Sacchi 66, verrà posta una targa commemorativa. Quello di oggi è stato solo “il primo appuntamento del programma che durante quest’anno renderà omaggio a uno dei maggiori intellettuali del ‘900”.

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