VERSO IL VOTO

Centrodestra sempre più destra, Cirio ultimo Panda azzurro

Disarcionato Salinas in Sardegna per il meloniano Truzzu, ora in Basilicata traballa Bardi. Assieme a Marsilio, il governatore piemontese è l'unico che non rischia niente e l'investitura è pura formalità. Ma sarà accerchiato. I nuovi equilibri(smi)

Un fortunato Mister Wolf. Il centrodestra fibrilla tra ricandidature che saltano e altre che traballano, i leader della Seconda Repubblica sono lesti a riesumare quel testo sacro della Prima che fu e resta il manuale Cencelli adeguandolo alla partita dei governatori, chi fino al giorno prima sfoderava il vecchio spadone il giorno dopo lo seppellisce e con lui il sostegno al candidato lasciato ai suoi travagliati destini. 

Questo tourbillon che parte dalla Sardegna, passa per la Basilicata e, tuttavia, nasce e cresce nei mutati rapporti di forza all’interno della maggioranza di governo rispetto alla geografia politica delle Regioni, sembra poter inghiottire e frullare tutto, stravolgendo schemi e profili. Tutto e tutti, tranne uno.

Baciato spesso dalla sorte come Gastone Paperone, non meno in grado di risolvere problemi financo nell’agenda della premier Giorgia Meloni in veste di capopartito e dei suoi allarmati alleati, Alberto Cirio può guardare quel gorgo seduto tranquillo sulla riva di un fiume in piena. E farlo senza la fretta di ricevere l’investitura ufficiale per il secondo mandato, una pura formalità giacché il presidente del Piemonte (insieme al collega abruzzese Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia) è uno dei pochi punti fermi, e per questo preziosi, per la coalizione nella partita delle prossime regionali. 

La rinuncia a proseguire nel sostegno a Christian Solinas da parte della Lega, privando il governatore uscente della Sardegna anche dell’ultimo sostegno nazionale e lasciandolo solo con Partito Sardo d’Azione e le sue vicende giudiziarie che avrebbero dato lo spintone finale, chiude la vicenda isolana con anche Matteo Salvini schierato sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, voluto dalla Meloni, ma per niente affatto conclude l’intera querelle dei governatori. La rinuncia alla candidatura sarda, più forte per il centrodestra dopo l’entrata in scena sul fronte opposto di Renato Soru, in pericolosa concorrenza con la candidata giallorossa Alessandra Todde, ha generato il previsto effetto domino con la Lega che non ci sta a perdere Solinas in cambio di niente. Non basta la candidatura in Umbria di Donatella Tesei. Salvini non fa mistero di voler compensare la rinuncia sarda in terra lucana rivendicando la messa in campo del suo coordinatore regionale Pasquale Pepe

Da Forza Italia è strenua la difesa dell’ex generale Vito Bardi, ma non molti sono pronti a scommettere sulla tenuta del caposaldo azzurro in Basilicata da parte di un Antonio Tajani non certo forte come il fondatore del suo partito, peraltro evocato dai leghisti lodandone la generosità negata dall’attuale segretario azzurro. Questione esplosiva a dispetto delle dimensioni territoriali della regione, quella lucana. Tant’è che tra le ipotesi che la premier starebbe prendendo in considerazione ci sarebbe anche quella di uno slittamento del voto, portandolo a coincidere con quello europeo e piemontese, in maniera tale da avere più tempo per risolvere il problema.

Sul piatto non è improbabile che Tajani si veda mettere da parte di Salvini la stessa ricandidatura piemontese. Non certo per farla parte delle trattative, ma a segnare e ricordagli la guida di una regione importante riconfermata a Forza Italia e, dunque, ragione ulteriore per ridimensionare le pretese azzurre sul periclitante Bardi. Non sarebbe solo questo il problema che Cirio, seppur indirettamente, potrebbe risolvere, in primis alla Meloni cui non manca certo una bega tra Lega e Forza Italia per una regione grande come una provincia. Lo star fuori del Piemonte da contese e pretese è saldato alla figura dell’attuale e aspirante futuro governatore, ancor prima della sua appartenenza al partito per il quale non più tardi di pochi giorni fa ha messo a segno un colpaccio in terra ligure curando la regia dell’uscita di un politico di peso come Angelo Vaccarezza (seguito da altri) dalla formazione Cambiamo di Giovanni Toti per tornare tra gli azzurri. 

Mister Wolf, ma anche Gastone. Perché semmai non fosse bastato a Meloni l’avere in Piemonte un presidente che, per sue ripetute dichiarazioni, “ha lavorato e lavora benissimo” e i suoi avessero mai pensato (e magari qualcuno lo ha pure fatto) di alzare le mire sul quarantesimo piano del grattacielo ai non rari colpi di fortuna di Cirio si è aggiunto pure quello della pistola di Emanuele Pozzolo a Capodanno. Fin d’avanzo per confermare nella premier, adirata per il pistola, la convinzione che tra non pochi problemi ancora da risolvere nella trattativa sui governatori è una fortuna avere un Mister Wolf.

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