FINANZA & POTERI

Fondazioni, soliti noti all'assalto. E c'è chi vuole piazzare la moglie

Frantumato il mondo camerale, ognuno tratta per sé. Il sindaco Lo Russo tentato di dare uno sganassone con la designazione di Gilli in Compagnia. E la consorte del presidente degli industriali Marsiaj si candida per Crt. In questo pollaio sempre più solo Gallina

Si definiscono stakeholder ma gratta gratta il principale interesse è quello di bottega, quando non addirittura delle loro famiglie. E così con l’infornata di nomine in arrivo per il rinnovo delle due fondazioni, a Torino è partito l’assalto dei soliti noti a piazzare uomini (e donne) in enti che oltre a gestire barcate di soldi, spartiscono contributi e finanziamenti, assegnano incarichi e prebende: centri di potere “paralleli”, più rilevanti e influenti di quelli politici ed elettivi. Professionisti a piè di lista, collezionisti di poltrone, corpi intermedi senz’arte in cerca di parte, trombati e riciclati di ogni stagione: la solita fauna di accattoni e questuanti che sgomita per un posto.

In fondo, nulla di nuovo sotto la Mole. La novità è rappresentata dal fatto che, in questo frangente, ognuno si muove da e per sé. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il mondo camerale è ormai frantumato, i vertici continuamente scavalcati e, nei fatti, delegittimati. Basta ricordare la missione in Comune del presidente dell’Unione Industriali Giorgio Marsiaj e dell’Api Fabrizio Cellino per perorare al sindaco Stefano Lo Russo la scelta, per la presidenza della Compagnia di San Paolo, dell’ex parlamentare berlusconiana Claudia Porchietto e, in seconda battuta, il già presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz. Iniziativa che ha suscitato ben più di un’irritazione, non proprio immotivata se si considera che lo stesso presidente della Camera di Commercio torinese Dario Gallina nulla ne sapeva. Per non dire della sortita di Luca Remmert, un’invettiva contro l’egemonia dei “professori”, adombrando una sorta di putsch ai danni del sindaco, che addirittura ha costretto il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina a sconfessare Remmert, ribadendo ruolo e peso del sindaco.

Lo Russo, a questo punto, non solo ne esce rafforzato ma ancor più motivato nel perseguire una strada, quella della designazione del successore di Francesco Profumo in Compagnia, in cui “l’indipendenza” sia la caratteristica prevalente nel profilo del candidato. Insomma, quella che fino a qualche settimana fa era una tentazione – dare un buffetto a un establishment di panna cotta in gran parte ostile alla sua ascesa a Palazzo civico – potrebbe trasformarsi in uno sganassone in piena faccia. Va letta (anche) così la cocciutaggine del sindaco su Marco Gilli, ex rettore del Politecnico, figura piuttosto diafana ma legata a lui da un doppio di filo di lealtà e riconoscenza. Conoscendo i polli è probabile che, anche nell’eventualità dell’approdo in corso Vittorio dell’attaché scientifico dell’Ambasciata di Washington, dopo un primo periodo di disorientamento e avvilimento, il pollaio si acconcerà, in cambio di un po’ di becchime. Molto, se non tutto, dipende da Lo Russo: da quanto preferisca l’uovo di oggi alla gallina di domani, rinunciando a una strategia che potrebbe portarlo a diventare il perno di un nuovo “Sistema Torino”. Chissà.

Intanto, ognuno per sé. Al massimo per i parenti stretti, verrebbe a dire scorrendo i nomi pervenuti a Palazzo di Città per le terne da inviare alla Fondazione Crt in vista del rinnovo del consiglio di indirizzo. Tra i curricula c’è, infatti, pure quello del notaio Maria Teresa Pelle, coniugata Marsiaj. Un po’ di stupore, specie ricordando il recente incontro dai toni decisi usati dal numero uno degli industriali, dev’essere comparso sul viso di Lo Russo quando ha scoperto che la consorte del numero uno di via Fanti, uscito da Palazzo di Città con le pive nel sacco, sia tra le candidature a lui proposte. Pare a insaputa di tutti. Anche del marito?

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