Apologia di reato, verso un maxi-processo per gli anarchici

Slogan, comizi, scritte sui muri a favore di Alfredo Cospito, cori contro Susanna Schlein (la diplomatica italiana sorella di Elly Schlein) o il commissario Calabresi. Sono gli argomenti di quello che si profila come un maxi-processo a 36 attivisti anarchici di varie località italiane a carico dei quali la procura di Torino ha chiuso le indagini preliminari. Fra i reati per cui si procede ci sono apologia, istigazione a delinquere, imbrattamento e anche un episodio di turbamento di funzione religiosa. Uno degli avvocati difensori, Claudio Novaro, parla di "fatti bagatellari che si fatica a capire perché necessitino di un processo". Nel procedimento sono confluite una serie di annotazioni della Digos per episodi risalenti al 2022. Uno degli indagati è chiamato a rispondere di apologia di reato per avere rievocato, durante un comizio in solidarietà a Cospito, gli attentati al commissario Calabresi (1972) e ad Alberto Mammoli, medico del carcere di Pisa (1977). Secondo quanto si apprende, fra gli episodi di apologia contestati (questa volta a otto indagati) figurano i cori "Schlein imparara a parcheggiare" risuonati in una maxiaula del Palazzo di giustizia di Torino in occasione di un'udienza del processo a Cospito: il riferimento era all'incendio dell'auto di Susanna Schlein, consigliera dell'ambasciata italiana ad Atene, avvenuto il 2 dicembre 2022. Vi è poi il tentativo di esporre uno striscione durante una messa nella chiesa della Gran Madre. Tre attivisti rispondono di lesioni: il 5 dicembre 2022 un barista fu malmenato perché, quando un corteo passò davanti al suo locale, protestò con i dimostranti che stavano imbrattando il muro esterno con della vernice spray. I capi d'accusa sono 16. Per alcuni episodi la procura aveva anche chiesto una decina di misure cautelari e restrittive, ma il tribunale del riesame aveva dato parere contrario. "Le indicazioni dei giudici - è il commento dell'avvocato Novaro - erano state chiare non solo sulla gravità degli indizi a carico degli indagati, ma anche sulla sussistenza dei reati. Nonostante questo, i pubblici ministeri hanno deciso di portare avanti il procedimento".

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