ALTA TENSIONE

Lo Russo assolve, la polizia arresta. Blitz contro i violenti di Askatasuna

Sembra un poliziottesco anni Settanta ma è la Torino di oggi, dove il sindaco Pd vuole legalizzare il centro sociale e la Digos notifica 12 misure cautelari per gli scontri del 1° maggio 2022. In tutto sono 25 gli antagonisti denunciati e sotto inchiesta

La Digos della Questura di Torino, guidata dal comandante Carlo Ambra, questa mattina alle 7 ha bussato alle porte del centro sociale Askatasuna di Torino per notificare diverse misure cautelari. A quanto si apprende gli autonomi sono accusati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e lancio di oggetti in relazione agli scontri scoppiati durante il corteo del 1° maggio 2022 nel capoluogo piemontese. Proprio in questi giorni il sindaco del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo, ha presentato un progetto di cogestione, approvato da una delibera di giunta, che porterà di fatto alla legalizzazione di Askatasuna.

A quanto si apprende le misure cautelari, obblighi di dimora e fogli di via, sono 12. Gli autonomi sono accusati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e lancio di oggetti in relazione agli scontri scoppiati il Primo Maggio 2022 nel capoluogo piemontese. i denunciati in totale sono 25, tra questi ci sono i capi storici del centro sociale di corso Regina Margherita 47. Titolare dell’inchiesta è il pm Davide Pretti. Quattro delle dodici misure cautelari sono state notificate ad attivisti dell'Askatasuna già condannati per l’assalto all’Unione industriali del febbraio 2022.

Le indagini della digos hanno portato all'identificazione degli autonomi che, alla testa dello “spezzone sociale”, il Primo Maggio 2022 si scontrarono con le forze dell’ordine in via Roma, nel centro di Torino, nel tentativo di superare i cordoni di sicurezza, per raggiungere piazza San Carlo e contestare gli interventi dei sindacati e delle istituzioni. Durante i disordini gli autonomi colpirono le forze dell'ordine con bastoni e con un lancio di bottiglie. Tredici agenti restarono feriti. Non è la prima volta che Askatasuna finisce nei guai per disordini scoppiati a margine della Festa dei Lavoratori. Era già accaduto nel 2019: in quell’occasione gli autonomi aggredirono gli esponenti del Partito democratico e i componenti del servizio d’ordine Pd. I feriti furono quattro, tredici le misure cautelari e 40 i denunciati.

La gip di Torino Roberta Cosentini ha respinto due richieste di misure cautelari in carcere per gli indagati Emiliano Coppola e Francesco Ferreri e tre ai domiciliari proposte dalla Procura. La gip ha ritenuto “adeguata” per Coppola e Ferreri la misura dell’obbligo di dimora nel Comune di Torino col divieto di allontanarsi dalla propria abitazione dalle 20 alle 8 spiegando che si tratta a suo avviso di “un valido deterrente” per evitare la commissione di altri reati analoghi. Nel capo d’imputazione, si legge che gli indagati assieme ad altre persone non ancora identificate “aderenti o comunque solidali ai centri sociali di area marxista e in particolare ad Askatasuna usavano violenza ni confronti dei pubblici ufficiali disposti a tutela dell’ordine pubblico (…) cagionando lesioni personali a una decina di operanti della Polizia”. L'avviso per gli indagati è che la “la violazione delle prescrizioni imposte comporterà l'aggravamento della misura e l’applicazione della custodia cautelare in carcere”.

Mentre tredici militanti, identificati come partecipanti agli scontri del Primo Maggio 2022, vengono colpiti dai provvedimenti del giudice – peraltro con misure assai più blande rispetto a quelle chieste dal pm – per tre degli indagati il gip respinge del tutto la richiesta del pubblico ministero. Il più noto è Andrea Bonadonna, uno dei capi storici di Askatasuna, sempre in prima fila alle manifestazioni e che anche quel giorno guida lo “spezzone sociale” del corteo. È lui sul furgone che fa da apripista, è lui secondo la Digos a dare il via all’attacco, insieme ad un altro militante storico come Michele Raffaele e Nicolò Mirandola. Ma questo per il giudice non è reato. Scrive però il magistrato che per lui come per altri due compagni “non si ravvisa la partecipazione materiale o morale”. Spiega: “Quel che emerge dai filmati è che gli indagati con un gesto della mano, peraltro eseguito nel corso di una manifestazione in mezzo a centinaia se non migliaia di partecipanti, invitano i manifestanti ad avvicinarsi al cordone di polizia; non vi sono viceversa elementi per sostenere che l'invito fosse diretto a sollecitare atti di violenza”. Evidentemente Bonadonna invitava i compagni a fare amicizia con i poliziotti anche se non viene ascoltato visto che, come documenta l’ordinanza, dopo quel suo gesto è partito l’attacco: calci, sputi, bastonate, con agenti spediti in ospedale a forza di botte.

I ventuno indagati sono stati indagati uno per uno, riconosciuti in diretta dai veterani della Digos torinese e confermati poi dal confronto con i video. Sono quasi tutti militanti storici di Askatasuna o del movimento no Tav, qualcuno come Francesco Ferreri è già stato in carcere per l’assalto all’Unione Industriali del 2022. Il giudice ritiene il loro riconoscimento provato senza dubbio, “esistono gravi indizi di colpevolezza”. Ma poi decide di non infierire: ai due che la Procura aveva chiesto di arrestare, Emiliano Coppola e Francesco Ferreri, il giudice ordina solo di non allontanarsi dal proprio Comune e di restare a casa di notte; stessa misura per una signora che i pm volevano mettere ai domiciliari, Maya Bosser Peverelli, che “ha colpito ripetutamente gli agenti con un'asta di legno”. Per tutti gli altri indagati, misure ancora più blande: obbligo di firma, divieto di tornare a Torino per i quattro “forestieri”. Eppure, per diversi degli indagati lo stesso giudice dà atto che hanno già un curriculum fatto di denunce e di arresti per episodi analoghi. “La limitazione della propria libertà di movimento, per gli indagati molto afflittiva in ragione del loro già descritto sentire, dovrebbe sortire un valido effetto deterrente”, si augura il giudice. Ne siamo certi, come no.