TRAVAGLI DEMOCRATICI

Anci, duello Lo Russo-Manfredi

Salgono le quotazioni del primo cittadino di Napoli. Il suo nome nei colloqui riservati dell'uscente Decaro con i principali sindaci di centrodestra. Strada in salita per l'inquilino di Palazzo di Città. La strategia del Nazareno per arginare il Masaniello De Luca

Pareva essere il nome da tirar fuori nel caso di un impasse tutto interno al Pd qualora si rischiasse di arrivare a una conta tra il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e quello di Bologna Matteo Lepore per la successione a Antonio Decaro nella guida dell’Anci. Invece, oggi seppur ancora a parecchi mesi dal rinnovo della presidenza dell’associazione dei Comuni italiani, le quotazioni di Gaetano Manfredi, primo cittadino di Napoli dal 2021, sarebbero in decisa ascesa, tanto che il suo nome ricorrerebbe da protagonista in colloqui riservati avviati dallo stesso Decaro con alcuni sindaci delle più importanti città amministrate dal centrodestra. 

Uno scenario mutato, nel volgere di pochi mesi, quello che ha sullo sfondo l’assemblea del prossimo autunno da cui far uscire il successore del sindaco di Bari, in predicato per una candidatura europea e, comunque, al termine del suo secondo e al momento non più rinnovabile mandato alla guida del capoluogo pugliese. Una prospettiva che se pare non vedere più di tanto scalpitante il primo cittadino bolognese, fedelissimo e sostenitore della prima ora di Elly Schlein, per contro potrebbe presentare una strada ancora più in salita per Lo Russo, il quale certo non ha accantonato le mire sulla poltrona in passato occupata dai suoi predecessori a Palazzo di Città, Sergio Chiamparino (dal 2009 al 2011) e Piero Fassino (dal 2013 al 2016).

E dunque l’ipotesi di un duello tra Torino e Napoli, sia pure nella fase che precede l’assemblea cui il Pd non può certo permettersi di arrivare a una conta tra due suoi primi cittadini, è tutt’altro da escludere. Così come non è da rubricare a semplice prassi quella diplomazia riservatissima che Decaro starebbe attuando tastando il polso dei suoi colleghi sul fronte politico opposto all’ipotesi di una proposta che veda il passaggio di testimone con l’ex ministro della Ricerca del Governo secondo Governo Conte e prima ancora rettore dell’Università Federico II.

Dietro la decisione di prendere in considerazione Manfredi, ben oltre l’ipotesi di jolly da calare per evitare la conta tra Lo Russo e Lepore come si era prefigurato un po’ di mesi addietro, ci sarebbe proprio la presa di coscienza da parte non solo e non tanto del presidente uscente quanto di ampi settori del Pd e dell’intera sinistra di una carenza di appeal – “Non sfonda”, la traduzione brutale che circola – proprio del sindaco di Torino. Che Lo Russo non sia nel cuore della Schlein non è un mistero, come non lo è il fatto che i due non avrebbero avuto neppure un colloquio dall’ascesa di lei al Nazareno. La stessa sterzata verso temi cari alla sinistra più radicale e movimentista – dalla decisione sul centro sociale Askatasuna, alla campagna per la trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali e altre ancora – non pare riuscire nel tentativo di scrollarsi di dosso l’immagine troppo moderata e di apparato invisa agli occhi della nouvelle vague del Nazareno. Nonostante questi ammiccamenti, il sindaco di Torino, non incontrerebbe quel grande favore necessario per apparire come l’uomo giusto per succedere a Decaro. Inoltre, la stessa apparente sterzata a sinistra, non gli varrebbe ovviamente il consenso dei colleghi del fronte avverso, quelli con cui proprio il presidente uscente sta tessendo un iniziale dialogo. 

Ulteriori elementi di potenziale difficoltà per Lo Russo deriverebbero dal fatto di non poter contare più su solidi appoggi di colleghi come Giorgio GoriMatteo Ricci e Dario Nardella, tutti suoi interlocutori (e sostenitori al momento della sua candidatura) a pochissimi mesi dal termine dei loro mandati, non più rieleggibili e proiettati ormai verso Bruxelles. Resta al suo posto invece un nemico dichiarato di Lo Russo, qual è Beppe Sala. Con il sindaco di Milano, si sa, c’è l’esatto opposto di un idillio. E certo non sarebbe di buon auspicio per Lo Russo il verificarsi di ciò di cui si vocifera, ovvero una reggenza dell’Anci affidata proprio a Sala, per poi procedere più avanti alla votazione vera e propria, sufficientemente lontana dal voto europeo. Una transizione “nordista” per tornare, violando una prassi che vuole l’alternanza geografica, al Sud proprio con Manfredi.

A far propendere il Nazareno verso il sindaco di Napoli alla guida dell’Anci ci sarebbe anche un’ulteriore ragione: sedare la rivolta del Sud ben incarnata dalle recentissime sortite del governatore campano Vincenzo De Luca arrivato a Roma con trecento sindaci. L’ex rettore è considerato figura compassata e con capacità di mediazione, utile a limare le unghie senza sconti allo stesso De Luca e ai suoi seguaci che potrebbero facilmente aumentare attorno al governatore certamente non in linea con la segretaria dem, per usare un eufemismo.

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