VERSO IL VOTO

Pd-M5s, dall'alleanza carasau alla bagna cauda in Piemonte?

Probabilmente neppure l'eventuale vittoria di Todde in Sardegna potrà rilanciare l'intesa sull'altra sponda del regno sabaudo. Pesano (anche su Conte) i rancori di Appendino. Tra i dem lo scouting di Rossomando per trovare un candidato "terzo" tra Valle e Gribaudo

È una situazione paradossale quella che si vive al Nazareno. Si attendono le urne sarde ma senza una reale certezza che possano sbloccare l’alleanza in Piemonte, principale regione al voto quest’anno. Nella testa di Elly Schlein e dei suoi strateghi l’operazione segue una logica di causa effetto: noi sosteniamo il candidato pentastellato nell’isola, il M5s ci verrà dietro in Piemonte. Non hanno fatto i conti con Chiara Appendino e i suoi rancori, che l’hanno portata a schierare il movimento locale contro ogni ipotesi di accordo, sollevando argomenti pretestuosi su sanità (il partenariato pubblico-privato o la collocazione del nuovo ospedale di Torino nell’area del parco Pellerina) e trasporti. “Aspettiamo le elezioni sarde” continuano a ripetere da Roma. Se Alessandra Todde vince e il campo largo batte la destra, allora il Pd riprenderà la carica. Riuscirà a vincere le resistenze o sarà respinto con perdite? Giuseppe Conte, infatti, avrebbe pure manifestato qualche intenzione di apertura ma la sua vice resta in trincea. “Stiamo aspettando delle risposte dal Pd” ripete da giorni la coordinatrice regionale Sarah Disabato, in piena sintonia con Appendino. Tenere la posizione, questo è l’ordine. E pure quando il Pd prova a conquistarli con qualche manovra di accerchiamento (leggi la proposta di delibera che verrà presentata lunedì nel Consiglio comunale di Torino, all’indomani dal voto sardo, per realizzare un parco pubblico nella ex area Thyssen), loro non cedono di un millimetro: “Voteremo no” taglia corto il capogruppo grillino Andrea Russi, anche lui legato a doppio filo con Appendino.

D’altronde è stato lo stesso Conte a tenersi le mani libere, parlando della Sardegna come di un laboratorio. Esperimenti politici che non per forza devono ripetersi altrove. Si decide volta per volta. Dove conviene. Per questo in Sardegna più che le prove generali di un’alleanza strutturale pare proprio si sia stretto il “patto del carasau”, il pane dell’isola talmente sottile da rompersi con un dito. In Transatlantico si racconta che un deputato dem piemontese avrebbe provato ad avvicinare Appendino introducendo l’argomento – “Ma se si vincesse in Sardegna…” – ma sarebbe stato gelato: “Per il Piemonte non cambierebbe nulla, al limite potrebbe sbloccare la Basilicata”, una replica che non lascerebbe molto spazio alla speranza.

Intanto il centrosinistra ancora non sa chi sarà l’alfiere della coalizione, né con né senza i Cinquestelle. Il duello tra Daniele Valle e Chiara Gribaudo è congelato da ottobre. La deputata di Borgo San Dalmazzo, scesa in campo per portare in dote il M5s, si è ritrovata addirittura sotto il fuoco pentastellato a ogni sua uscita pubblica. Valle, per suo conto, si è limitato ad affiggere i suoi manifesti e ad attendere gli eventi, compattando ancor di più i suoi attorno al suo nome. Con ogni probabilità toccherà all’assemblea regionale incoronare il candidato dal momento che per le primarie non c’è più tempo; nell’area Schlein, guidata da Anna Rossomando e dal suo cinismo, preso atto delle difficoltà di Gribaudo si cerca ora un terzo candidato, quello di mediazione. “Purché non sia Valle” è stato l’ordine. Ma le opzioni, arrivati a questo punto, sono poche. I nomi che circolano – quello della capogruppo in Sala Rossa Nadia Conticelli o dell’assessora Gianna Pentenero, che starebbe valutando anche una corsa per Bruxelles – scontano dubbi e perplessità innanzitutto all’interno di quell’area che, dopo aver bloccato il processo di selezione del candidato, gettando nella mischia Gribaudo e bruciato nomi in serie come quello di Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei medici, o della sindacalista di Anaao Chiara Rivetti, ora si ritrova a brancolare nel buio.

Intanto la direzione del Pd piemontese ha approvato il regolamento per le candidature: le otto liste provinciali dovranno essere approvate entro il 28 marzo. Il genere più rappresentato non potrà superare il 60 percento dei candidati totali per ogni lista. È stato inoltre varato un documento in cui si chiede al Nazareno di inserire un piemontese nella testa di lista per le europee. Una soluzione che potrebbe essere accettata se verrà confermata la scelta di Schlein di candidarsi nelle posizioni di rincalzo (con il suo nome inserito secondo un rigoroso ordine alfabetico o addirittura in fondo alla lista).

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