VERSO IL VOTO

Pd, senza conta alla resa dei conti. Dall'assemblea lo sfidante di Cirio

Il parlamentino del Pd piemontese si riunirà il 16 marzo per designare il candidato governatore. Accordo con il M5s sempre più lontano. Né Valle né Gribaudo. Le correnti troveranno un accordo prima o scoppierà la rissa da saloon come in Basilicata?

La data fissata sul calendario è quella del 16 marzo, come anticipato dallo Spiffero. La convocazione dell’assemblea regionale del Pd piemontese è partita ieri e, salvo sconvolgimenti sul teatro nazionale, entro quel giorno si conoscerà il candidato che il centrosinistra opporrà ad Alberto Cirio. Si andrà, dunque, alla conta tra Chiara Gribaudo e Daniele Valle, che da sei mesi sono lì a contendersi la guida della coalizione? A oggi resta l’opzione meno probabile: i più sono pronti a scommettere su un accordo dell’ultima ora tra le correnti.

La componente di Elly Schlein continua, almeno formalmente, a sostenere la deputata di Borgo San Dalmazzo, che tuttavia pare fuori dai giochi sia in uno schema che preveda l’intesa con Giuseppe Conte, sia in una corsa con il centrosinistra “tradizionale”. Se infatti, ai due capi del campo largo, i leader di Pd e Movimento 5 stelle dovessero fare lo sforzo di andarsi incontro, è facile immaginare che siano proprio loro a individuare l’uomo o la donna su cui si salderà l’intesa; e a quel punto un candidato terzo, quasi certamente civico, sarebbe nelle cose. Il toto-nomi batte sempre sui soliti noti, di certo riscuotendo meno entusiasmo e interesse. Con la Basilicata in subbuglio e il tortellino magico della segretaria in ambasce non c’è uno che sia pronto a scommettere sul un ripensamento in extremis di Conte e soprattutto della sua vice, Chiara Appendino.

In questo momento il centrosinistra si presenta come un tridente: Pd al centro, i Verdi e Sinistra italiana (insieme, dopo il ribaltone deciso da Angelo Bonelli che ha sconfessato il partito regionale e la sua scelta di andare da solo) e la lista Monviso con Torino Domani a destra. Nell’ex Terzo polo la situazione resta fluida: Italia viva ha riunito i suoi vertici provinciali nel weekend e lì la coordinatrice piemontese Silvia Fregolent ha ribadito l’intenzione di andare col centrosinistra, nonostante qualche resistenza nel Piemonte 2. Azione sosterrà invece Alberto Cirio, al più qualche singolo esponente soprattutto torinese potrebbe alla fine decidere di virare a sinistra. Non è da escludere una quarta lista tra Più Europa e renziani che ricalchi quella che sta per prendere forma in vista delle europee. 

È questo il quadro in cui si muove un Pd che al momento resta diviso in due blocchi. Sono più di trecento i delegati dell’assemblea regionale: sulla carta i numeri dovrebbero pendere dalla parte di Valle ma è un vantaggio solo teorico perché nessuno sa quanti delegati riuscirà a portare a votare l’altra fazione. Il partito regionale non è ancora riuscito a trovare una sala abbastanza ampia da poterli ospitare tutti, oltre a ospiti vari e addetti ai lavori. In queste condizioni la conta sarebbe un salto nel buio per entrambe le componenti e a mali estremi potrebbe essere lo stesso Nazareno a “consigliare” una sintesi che tenga conto anche delle elezioni europee. Qualche contatto informale è già iniziato. 

Intanto circolano le stime sugli eletti: se il Pd raggiungerà il 20% dovrebbe riuscire a piazzare almeno nove consiglieri più il candidato presidente (5 a Torino e uno a Novara, Alessandria, Cuneo e Biella), che potrebbero diventare dieci tenendo conto della soglia di garanzia, prevista nell'ultima legge elettorale, che assegna alle opposizioni il numero minimo di 20 rappresentanti, mentre oggi sono solo 18. 

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