LA SACRA RUOTA

Incentivi, ricerca e nuovi modelli: un piano per "vincolare" Stellantis

A Mirafiori non basta la 500 elettrica, serve una produzione di largo consumo. Quello torinese è lo stabilimento messo peggio in Italia. Il lavoro del tavolo nazionale dell'automotive per un milione di auto entro il 2030. Parla Uliano, futuro segretario generale di Fim Cisl

“Mirafiori deve fare parte del progetto volto ad arrivare a un milione di autovetture prodotte in Italia. E questo significa che bisogna assegnare allo stabilimento una vettura di largo consumo che vada ad aggiungersi alla Cinquecento elettrica, oltre ad accelerare su Maserati”. Cinquantasette anni, attuale segretario nazionale di Fim con delega alla contrattazione e all’automotive, Ferdinando Uliano è il futuro segretario generale dei metalmeccanici della Cisl. La sua investitura ufficiale è prevista il prossimo 19 marzo, ma la consultazione ai vari livelli del sindacato ha registrato nei suoi confronti un consenso unitario. Sarà dunque lui a subentrare a Roberto Benaglia che, raggiunta l’età della pensione, ha deciso di favorire il rinnovamento, proponendo il nome di Uliano, anche per permettere al sindacato di affrontare in modo più stabile l'importante stagione contrattuale che si sta aprendo e le scadenze congressuali del 2025.

Segretario, temi complessi non mancano affatto fin d’ora. Questioni che lei conosce bene. Incominciamo proprio dai tanti tavoli sull’automotive, nazionali, regionali. Non sono un po’ troppi e, comunque, a che punto si è?
“Oggi il tavolo nazionale sta prendendo il passo giusto. Abbiamo fatto una fotografia del settore, stiamo definendo, si da parte sindacale che imprenditoriale, le proposte a presentare in sede ministeriale. Noi ci aspettiamo che abbiano concretezza rispetto anche all’utilizzo del fondo previsto dal Governo Draghi e che è a disposizione. Queste proposte devono trovare alimento in risorse specifiche per il settore.

Che tempi si possono prevedere?
“Questa strategia è volta a raggiungere l’obiettivo della produzione di un milione di autovetture in Italia entro il 2030, come dall’impegno comunicato da Stellantis al ministero. Per quanto riguarda l’accordo l’obiettivo è di definirlo entro giugno”. 

Un milione di auto entro sei anni, è un traguardo realistico? Ma soprattutto cosa serve per raggiungerlo?
“Non solo realistico, ma indispensabile. Lo abbiamo detto con forza al ministro Adolfo Urso spiegando che per raggiungere il milione di auto, bisogna riempire di modelli le fabbriche italiane. A partire da alcune situazioni c’è la necessità di mettere gli impianti a pieno regime”.

Invece ce ne sono di quelli che producono poco o quasi nulla rispetto alle potenzialità e pure a molti annunci. Mirafiori, per esempio…
“Mirafiori è lo stabilimento più scarico del Paese”.

Tutti gli altri se la cavano meglio. Perché?
“A Pomigliano d’Arco con le rassicurazioni sul progetto Pandina da qua al 2027 abbiamo una situazione di saturazione produttiva con interruzione degli ammortizzatori sociali. Melfi pur vivendo una fase di transizione verso le future produzioni di fatto ha ricevuto l’assegnazione i nuovi cinque modelli. Sevel in Val di Sangro con i veicoli commerciali sta macinando e Cassino vive una situazione di difficoltà in termini di numeri di macchine prodotte, ma ha già assegnato lo sviluppo delle future Alfa Romeo sulla piattaforma large”.

Mentre a Torino…
“Il problema di Mirafiori è che c’è una difficoltà sulla Cinquecento elettrica determinata anche dai ritardi sugli incentivi che ha portato i turni da due a uno. Poi c’è una situazione difficile con Maserati che ha visto la riduzione della produzione. Si è passati da quelle con Ghibli e Quattroporte e Levante, che già avevano portato a cinque settimane di cassa integrazione l’anno scorso, alle attuali Gran Turismo e Gran Cabrio che non stanno sviluppando volumi adeguati. Ovviamente la notizia che la nuova Quattroporte sarà lanciata nel 2028 certamente non ci soddisfa. Quel che è chiaro è che Mirafiori deve fare parte del progetto volto a arrivare a un milione di autovetture prodotte e questo significa che bisogna assegnare allo stabilimento una vettura i largo consumo che vada ad aggiungersi alla Cinquecento elettrica. Oltre ad accelerare su Maserati”.

Da pochi giorni è scaduto il lock-up che dà quindi la possibilità per Peugeot di aumentare il peso in Stellantis, possibilità che non è consentita a Exor. Deve preoccupare un gruppo che potrebbe diventare ancora più francese di quanto già non sia?
“Il tema principale che abbiamo di fronte non è tanto quello che riguarda l’aspetto azionario di Stellantis, quanto gli impegni sugli stabilimenti. La Spagna rappresenta il maggior produttore all’interno del gruppo, mentre i francesi stanno producendo meno dell’Italia. È assai più importante la questione degli incentivi e della saturazione produttiva degli stabilimenti”.

Quindi non concorda con chi vorrebbe una partecipazione dell’Italia nel gruppo, attraverso Cassa Depositi e Prestiti, come ha fatto il Governo francese? 
“Anziché pensare a una partecipazione attraverso Cassa Depositi e Prestiti, meglio per il Governo far pesare l’aspetto della riduzione dei costi, dell’efficientamento che Stellantis sta ponendo e il tema degli incentivi per nuovi modelli. Ritengo che il modo per vincolare Stellantis a considerare l’Italia una gamba importante del gruppo, sia quello di saturare gli stabilimenti con nuovi modelli. E pensiamo pure che il gruppo in Italia non debba solo fare produzione, infatti stiamo chiedendo rassicurazioni rispetto al lato ricerca e sviluppo, tema che è compreso negli argomenti del piano che stiamo elaborando”.

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