GRANA PADANA

Troika Calderoli-Zaia-Molinari per salvare la Lega (da Salvini)

Si preparano i piani di emergenza in vista della possibile débâcle europea. Alla Meloni piace Fedriga, ma nel partito prevale l'ipotesi di una gestione collegiale a tempo. Fuori il Capitano, il Doge potrebbe incassare il terzo mandato. E la guida andrebbe a Molinari

Più che la festa della donna, quella di ieri di Giorgia Meloni in Friuli-Venezia Giulia in uno scambio di politicamente amorosi sensi con il governatore Massimiliano Fedriga è sembrata l’anticipo della festa a Matteo Salvini. Che siano sempre più quelli che, in una Lega allo sbando e con i sondaggi in caduta libera, non vedano l’ora di fargliela si sa. Che la premier, sotto sotto, culli l’idea che si tirino fuori le ramazze dagli sgabuzzini di via Bellerio e si faccia con il Capitano come si fece col Senatur, è altrettanto noto. Così come si sa dell’ottimo rapporto, confermato ancora ieri, della Meloni con Fedriga, il quale nella visione di Palazzo Chigi rappresenterebbe la soluzione più gradita per il cambio al vertice della Lega, considerando che al Doge Luca Zaia interessa soltanto portare a casa il terzo mandato, oggi negato dalla premier, ma domani con il partito non più nelle mani di Salvini, chissà.

Quella del governatore friulano resta certamente una carta importante pronta da giocare se non solo le elezioni in Abruzzo confermeranno il tracollo della Lega che alcuni sondaggi indicano attorno all’8% rispetto al 25,96% di cinque anni fa, ma soprattutto se la temuta débâcle arriverà col voto europeo. A quel punto per il Capitano sarà durissimo continua a tenere tra le mani il timone di una barca piena di falle e da tempo senza una rotta precisa. Ma gli inconfessati auspici della premier potrebbero concretizzarsi solo a metà.

Nel sobbalzante Carroccio, tra coloro che ai vertici trovano conferma del loro malcontento e delle loro preoccupazioni in una sempre più vasta militanza, cresce l’idea si un cambio certamente ritenuto indispensabile, ma senza passare direttamente da un leader a un altro. 

Da tempo di parla di una fase transitoria e di preparazione da affidare a Roberto Calderoli, nella veste di traghettatore. Soluzione che resta nei piani di chi si prepara a un passaggio inevitabilmente traumatico, ma che vedrebbe altre due figure di rilievo insieme a quella del ministro in una sorta di triumvirato in cui il padre della legge dell’Autonomia e tra i padri fondatori del partito sarebbe una sorta di primus inter pares. Ci sarà da tenere insieme un partito che potrebbe uscire a pezzi dal voto europeo e per farlo si dovranno tenere insieme le varie anime interne, ma ancor prima le sue declinazioni regionali che spesso poi finiscono con coincidere proprio con le posizioni politiche. 

Si spiegherebbe anche con questa ragione l’ipotesi di porre al fianco di Calderoli, figura in grado di gestire pulsioni e tensioni del partito nella sua Lombardia, due profili come quello dello stesso Zaia a coprire il Nord Est con le sue pulsioni autonomiste all’interno del partito stesso nelle mai dimenticate origini della Liga Veneta e, sul Piemonte quello del capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Su quest’ultimo, plenipotenziario nella sua regione, si concentrano non poche aspettative da parte di chi crede che il futuro della Lega non possa continuare a essere indissolubilmente legato a quello di Salvini, ma un ipotetico passaggio diretto della leadership probabilmente rischierebbe di provocare inutili contraccolpi. Da qui la soluzione della troika per evitare che la Lega faccia la fine della Grecia nel 2010. Un periodo di transizione e riassestamento con tutto il Nord saldamente governato in una prospettiva di rapido ritorno ad essere centrale nella visione e nell’azione politica della Lega, rispondendo a quelle istanze di un mondo produttivo, sociale e identitario che negli ultimi tempi della conduzione salviniana si è sentito trascurato se non abbandonato e ha fatto sentire questi sentimenti in cabina elettorale. 

Nel suo storico bacino di consensi (perduti) la Lega deve, inoltre fare già i conti con alcuni segnali che arrivano da Forza Italia dove ad ex leghisti come Flavio Tosi starebbe per aggiungersi il bossiano Marco Reguzzoni, pronto a tornare in campo dopo una pausa una pausa di dodici anni. Presidente della Provincia di Varese dal 2002 al 2008, poi capogruppo alla Camera, dal 2010 al 2012 venne espulso dalla Lega nel 2013. Oggi si parla di lui come di probabile candidato azzurro nella lista per il Nord Ovest alle europee. Quel voto che per la Lega difficilmente potrà non segnare uno spartiacque. Con uno scenario successivo tutto da disegnare, anche se quello di una temporanea gestione collegiale non parrebbe affatto considerato marginalmente. Tanto più nella prospettiva di un terzo mandato per Zaia e un successivo passaggio del partito nelle mani di Molinari.

print_icon