PALAZZI ROMANI

Terzo mandato e via il ballottaggio. Salvini in versione "scassatutto"

La Lega propone di cancellare la seconda votazione nei Comuni sopra i 15mila abitanti, il Pd grida allo "sfregio della democrazia". Tensioni anche nella maggioranza sulla possibilità per i governatori di Regione di ricandidarsi per la terza volta

La Lega a gamba tesa sul decreto elezioni. Il partito di Matteo Salvini da una parte ripresenta l’emendamento per consentire il terzo mandato consecutivo ai governatori, dall’altra con un blitz vuole abolire il ballottaggio per l’elezione dei sindaci anche nei comuni con più di 15mila abitanti se si ottiene il 40% delle preferenze. Iniziativa che ha fatto arrabbiare il governo e gli altri partiti della maggioranza e provocato l’ira dell’opposizione. Per Elly Schlein si tratta di “uno sfregio alle basilari regole democratiche”.

Nel testo che propone di abolire il ballottaggio per l’elezione a sindaco nei grandi comuni si legge: “È proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40 per cento dei voti validi. Qualora due candidati abbiano entrambi conseguito un risultato pari o superiore al 40 per cento dei voti validi, è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l’elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età”. La proposta ha causato l’immediata reazione delle opposizioni con Schlein che chiede alla Lega di fermare quello che ritiene essere un blitz a tre mesi dal voto, in riferimento alla tornata delle amministrative di giugno.

L’altro emendamento depositato sempre dalla Lega ha invece l’obiettivo di permettere ai presidenti di Regione di essere eletti anche per un terzo mandato. L’inserimento di questo emendamento nel decreto elezioni ha creato altre tensioni nella maggioranza. Il testo era stato bocciato in commissione Affari costituzionali dopo aver ricevuto anche il parere contrario del governo. Il governo ha deciso di rimettersi all’Aula in Senato, come già fatto in Commissione, garantendo ai parlamentari della maggioranza libertà di voto. Fratelli d’Italia ha però fatto notare come “spiaccia” creare “spaccature su temi non in agenda”.

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