POTERI FORTI

Fondazione Crt, Palenzona getta la spugna 

Travolto da critiche e "sfiduciato" dalla maggioranza del Cda, il presidente ha rassegnato le dimissioni: "unica scelta possibile". Un mandato conquistato senza esclusione di colpi nel duello con Quaglia, ma durato appena un anno. Interim al vicario Irrera

Furbizio ha gettato la spugna. Fabrizio Palenzona si è dimesso da presidente della Fondazione Crt, ruolo cui era stato eletto giusto un anno fa, il 19 aprile 2023. Il braccio di ferro tra “il camionista di Tortona” e gli organi di vertice era ormai in corso da giorni e con il passare delle ore è sembrato evidente che fosse molto difficile ricomporre le profonde divergenze. Poiché è previsto che a eleggere il nuovo presidente sia il Consiglio di indirizzo appena nominato, bisognerà attendere il 7 maggio perché quest’organismo si insedi. È altamente probabile che in quella sede il vicepresidente vicario Maurizio Irrera comunichi l’intenzione di convocare una seduta successiva per indicare un nuovo presidente.

“Ho sempre onorato e servito la Fondazione Crt per quasi 30 anni pur non avendo negli ultimi 25 rivestito ruoli istituzionali – scrive Palenzona nella lettera di dimissioni –. Posso affermare che tutti gli investimenti strategici che hanno fatto della Fondazione la terza più importante a livello nazionale portano la mia impronta e quella di chi con me ha ridato a partire dal 1995 equilibrio territoriale alla fondazione. Non posso tollerare maldicenze e comportamenti opportunistici né tantomeno giungere a compromessi sull’etica o sulla legalità. Mi riferisco a quest’ultima riguardo al pessimo spettacolo offerto nei tempi più recenti da taluni componenti degli organi sociali, che hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione di un ente volto invece all’aiuto filantropico e al sostegno di iniziative sociali ed economiche a favore della cultura e della scienza, da dispiegarsi nelle comunità territoriali e nel Paese in coerenza con la missione propria delle Fondazioni Bancarie”. Parla di “patti occulti tali da creare una fondazione nella fondazione e alterare le dinamiche di funzionamento degli organi sociali” e dice che le dimissioni sono “l’unica scelta” possibile. Parole durissime che aggiungono ulteriore benzina sul fuoco delle polemiche.

Al consiglio di amministrazione di ieri, finito quasi a mezzanotte, si era collegato solo all'inizio e non ha assistito alle nomine delle partecipate. Già venerdì scorso, nel cda in cui è esploso lo scontro con la sfiducia al segretario generale Andrea Varese, aveva interrotto due volte l'incontro. Le voci sulle sue dimissioni erano piuttosto insistenti dal momento che ormai era isolato nel consiglio di amministrazione che ha infatti deliberato sulle nomine in sua assenza. Anche nel consiglio di indirizzo venerdì scorso sono state effettuate designazioni diverse dalle sue attese. Il cda di questa notte, dopo avere nominato segretaria generale ad interim Annapaola Venezia, vice di Varese, ha anche varato con voto unanime i nomi per le partecipate della fondazione. Non c’è ancora nessuna comunicazione ufficiale, ma il quadro è chiaro. Davide Canavesio sarà il presidente e amministratore delegato delle Ogr, Caterina Bima la vicepresidente.

Passi e nomine importanti che, tuttavia, finiscono in secondo piano di fronte all'abbandono da parte di Palenzona di quella cassaforte di via XX Settembre che il banchiere dal lungo curriculum zeppo di cariche - dalle autostrade agli aerporti passano per un periodo alla viocepresidenza di Unicredit - ha sempre considerato un po’ come il giardino di casa, senza immaginare che lo sfratto sia pure non intimato sarebbe arrivato, perdipiù in tempi assai brevi. Un ingresso non certo con passo felpato, quello di Big Fabrizio, in fondazione. Il duello con il suo predecessore Giovanni Quaglia era stato connotato da toni assai duri e aveva visto dividersi su due fronti anche le stesse massime istituzioni rappresentate in Crt, incominciando dal Comune di Torino il cui sindaco Stefano Lo Russo non è mai stato morbido nei riguardi di Palenzona. Non meno ruvido il prosieguo, fin dai primi giorni, del suo mandato. 

È un brutto colpo per la carriera di Big Fabrizio che pure aveva finora mostrato una innegabile “resilienza” nel riuscire a far fronte alle avversità che fin qui non lo hanno risparmiato. Un Giano bifronte, metà politico metà manager, che si è mosso a seconda delle convenienze. Devoto alla Madonna, il Bud Spencer della finanza è cresciuto sotto l’ala di Donat Cattin e deve al suo secondo ruolo politico, la presidenza della Provincia di Alessandria, l’avvio della lunga marcia nei meandri del potere: con una buona dose di spregiudicatezza si autonomina in rappresentanza dell’ente all’interno della Fondazione Crt che da allora considera il suo cortile di casa. Finita la stagione Dc, si è legato ai reduci Franco Marini e Lorenzo Cesa, ma soprattutto ai dalemiani del Pd: ottenuto l’annullamento del primo matrimonio dalla Sacra Rota grazie alle entrature in Vaticano assicurate dal cardinale Angelo Sodano, ha sposato la bielorussa Alla, la cui nipote è diventata moglie del suo discusso braccio destro Roberto Mercuri. Ora a 70 anni suonati il Camionista di Tortona, nomignolo che gli è rimasto affibbiato dagli esordi come leader dei padroncini di tir (senza averne mai guidato uno), è finito fuori strada. Era già ai margini nel mondo Acri dove il suo tentativo di conquistare la leadership è stato respinto dalla rete di fondazioni che ha eletto Giovanni Azzone al vertice, forte del sostegno del padre nobile degli enti nati dalla legge Amato (Giuseppe Guzzetti), ma oggi Palenzona è finito al tappeto, con i suoi 150 chili di bulimica fame di potere.