GIUSTIZIA

Corruzione e turbativa, ombre sulle Olimpiadi Milano-Cortina

Presunte irregolarità negli appalti dei servizi digitali. "Accordo corruttivo tra tre soggetti". La scelta dei fornitori e degli sponsor. Soldi e una Smart. I fatti risalgono al 2020 e 2021. Tentativo di pilotare anche la scelta del logo

L’ex ad della Fondazione Milano-Cortina, Vincenzo Novari, un ex dirigente della Fondazione e l’ex rappresentante legale della Vetrya (ora Quibyt) che si era aggiudicata l’incarico per lo sviluppo dei servizi digital dell’evento, sono indagati per corruzione e turbata libertà d’incanto. “La fondazione deve essere ed è una casa di vetro – ha commentato il ministro per lo Sport, Andrea Abodi – e chiunque voglia guardarci dentro deve trovare le risposte sulla trasparenza e sui comportamenti gestionali".

Nel mirino dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, titolari dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, sono finite alcune presunte irregolarità negli appalti dei servizi digitali alla Fondazione organizzatrice dei Giochi Olimpici invernali del 2026. Sotto indagine ci sono l’ex amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina, Vincenzo Novari, l’ex manager Massimiliano Zuco e l’imprenditore Luca Tomassini. In particolare, precisa il procuratore Marcello Viola in una nota, l’inchiesta milanese riguarda presunte irregolarità “nelle procedure di affidamento delle prestazioni tecnologiche per le Olimpiadi invernali”. Le indagini “si sono focalizzate sull’aggiudicazione dell’ecosistema digitale e della sicurezza delle infrastrutture informatiche della Fondazione Milano Cortina 2026” e hanno portato alla luce l’esistenza “di un accordo corruttivo tra tre soggetti” (Novari, Zuco e Tomassini) ora “iscritti nel registro degli indagati”. Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti milanesi, le irregolarità riguardano in particolare “procedure adottate per la scelta dei fornitori e degli sponsor tecnologici nonché per l’assunzione di dipendenti della Fondazione”. Così sono scattate perquisizioni della Gdf nelle province di Milano, Roma, Parma e Terni, precisa ancora il procuratore di Milano.

Per l’accusa formulata soldi e altre utilità, come una Smart, sono stati usati “per compiere atti contrari al proprio ufficio e segnatamente favorire l’affidamento delle gare relative al cosiddetto ecosistema digitale di Fondazione Milano-Cortina”. Secondo la ricostruzione dei magistrati milanesi, i due dirigenti dell’ente “ricevevano dall’imprenditore Luca Tomassini somme di denaro e altre utilità o comunque ne accettavano la promessa”. Tutto ciò in cambio, si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm, di “successive aggiudicazioni delle stesse a favore di Vetrya ed emissione di fatture da parte di Vetrya e Quibiyt, nei confronti della Fondazione, per importi complessivamente non inferiori a 1.895.346,60 euro”.

I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il marzo 2020 e il marzo 2021. Sono alcune informative della Gdf ad aver fatto emergere “sia la concreta estrinsecazione dei rapporti economici di Vetrya spa la Fondazione Milano-Cortina 2026 sia dalla notizia dell’effettiva aggiudicazione da parte di Vetrya, dalla stessa comunicata via Twitter in data 15 marzo 2021, della gara relativa all’incarico per lo sviluppo dei servizi digitali delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026”. Nell'indagine della procura, c'è anche il presunto tentativo di pilotare il televoto per la scelta del logo di Milano-Cortina 2026. Come si legge nel decreto di perquisizione, Massimiliano Zuco, era “attivo in interlocuzioni” con Luca Tomassini, con il quale avrebbe insistito affinché uno dei due loghi relativi all’evento “oggetto di televoto' pubblico (...) avesse la meglio sull’altro”.

Il ministro per lo sport Abodi ha voluto tenere un basso profilo. “Ne siamo stati informati come voi, aspettiamo di capire. La guardia di finanza fa un lavoro egregio e ha il nostro sostegno. Ora vediamo le risultanze dell’indagine che non è mai motivo di soddisfazione e orgoglio, ma nemmeno di preoccupazione”, ha detto a margine dell’incontro con il Roma Club Gerusalemme. “La fondazione deve essere ed è una casa di vetro – ha aggiunto –. E chiunque voglia guardarci dentro deve trovare le risposte sulla trasparenza e sui comportamenti gestionali”.

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