VERSO IL VOTO

Voto utile nel duello Lega-FI, a farne le spese la lista Cirio

In Piemonte guerra fino all'ultima preferenza per strappare il secondo posto della coalizione. Gli appelli si intensificano prendendo come bersaglio la formazione civica del governatore. Ma lui, vice di Tajani, ha le mani legate e non reagisce

L’arma segreta, cui ricorrere nell’assalto finale al voto, ormai la conoscono pure i sassi. Tuttavia, la consunta strategia del voto utile rispunta ad ogni appuntamento elettorale come fosse la madre di tutte le soluzioni per l’armageddon di ciascun partito, specie quelli a cui i voti oltre che utili risultano assai necessari, se non indispensabili. L’ha invocato ancora l’altro ieri la ministra di Forza Italia Anna Maria Bernini spiegando che quello al suo partito è, appunto, “il vero voto utile per dare stabilità all’Europa”. Prima di lei lo aveva fatto, sempre dal fronte azzurro, Letizia Moratti. Con evidente altra utilità, lo ha pure rivendicato Roberto Salis, il padre di Ilaria, l’insegnante cacciatrice di fascisti arrestata in Ungheria che spera nell’elezione in Europa per liberarsi pure dai domiciliari. Nei mesi scorsi sul voto utile s’era giocata la partita sarda contro il guastafeste della sinistra Renato Soru e prima ancora, alle politiche del 2022, era stato il segretario del Pd Enrico Letta ad appendere le sfilacciate speranze, ancora una volta al voto utile (ovvero quello al suo partito) senza disperderlo verso altre formazioni della sinistra. 

Ma, adesso, l’apice della messa in campo della teoria traducibile nello sbrigativo “non sprecare il tuo voto dandolo a chi non ha possibilità, vota per noi” lo si raggiunge in Piemonte, nell’unica elezione regionale concomitante con le europee e ultima in ordine di tempo dopo i precedenti, che fanno giurisprudenza politica, di Sardegna, Abruzzo e Basilicata. Il terreno è quello del centrodestra dove, con la vittoria praticamente in tasca, Forza Italia e Lega giocano una partita nella partita, cercando la prima di superare la seconda e questa tentando di impedire il sorpasso, ma anche un pericoloso eccessivo avvicinamento. Con i Fratelli d’Italia comodamente seduti in tribuna, i due alleati ormai virtualmente minori rispetto al partito di Giorgia Meloni, le studiano tutte per limitare perdite e aumentare profitti nelle urne. 

La maniera più semplice, almeno in teoria, è ancora una volta il ricorso all’invocazione del voto utile. Lo dice, anzi lo scrive papale papale un big del partito di Matteo Salvini qual è il sindaco di Novara Alessandro Canelli che, mettendoci la (sua) faccia sui manifesti spiega, senza fare differenza tra Piemonte ed Europa che “l’unico voto utile è quello per la Lega”. Il sottinteso rimanda ai temi chiave del messaggio elettorale, a partire proprio dall’autonomia differenziata, declinazione di quel federalismo cui il partito s’appiglia nel Nord a lungo marginalizzato dall’onda anomala nazionalista su cui pensava di veleggiare il Capitano. Ma proprio su quegli stessi temi, ecco che è un ex leghista, sempre del Novarese, come l’azzurro Luca Bona, esponente di quel Forza Nord che in seno al partito di Antonio Tajani rode e forse erode alla Lega, sostiene che “per la transizione autonomista e federalista della regione, il voto utile è quello moderato dato a Forza Italia”.

A fronte di tutti questi voti utili, quali sarebbero quelli inutili per Forza Italia e pure per la Lega? L’innominata, anche se poi mica tanto visto che ogni giorno che passa i messaggi si fanno sempre più espliciti e diretti, è la lista civica di Alberto Cirio. La formazione tanto voluta dal governatore quanto osteggiata prima e maldigerita poi dal suo partito, è il bersaglio più o meno dichiarato della strategia che accomuna nell’eterogenesi dei fini il partito di Salvini e quello diTajani, di cui peraltro Cirio è vicesegretario nazionale.

I vertici forzisti del Piemonte, a partire dal coordinatore-ministro Paolo Zangrillo, avevano inutilmente cercato di dissuadere il presidente dal proposito di presentarsi agli elettori anche con una sua lista civica sul modello vincente di altri governatori, da Luca Zaia a Massimiliano Fedriga in poi. Temevano, non senza ragione, una possibile erosione o, più ancora ma con meno certezze una raccolta di consensi che nella loro visione avrebbero dovuto essere intercettati dal simbolo che ancora ha il nome del Padre Fondatore. Pur senza eclatanti exploit, gli ultimi sondaggi pubblicabili confermavano la bontà della scelta di Cirio e i timori dei forzisti e, in parte, pure dei leghisti.

Timori confermati dalla strategia che, partita con mosse come l’ingaggio nella lista di Forza Italia per Torino dell’ex parlamentare Carlo Giacometto inizialmente pronto a correre nella civica del presidente, ogni giorno va intensificandosi con colpi sempre più forti. Qualche giorno addietro nell’Alessandrino dove continua a imperare il cardinale azzurro Ugo Cavallera,  uno dei candidati azzurri, Matteo Gualco, è ricorso in maniera molto diretta all’appello al voto utile, lasciando intendere le nulle possibilità della lista del presidente, al quale sono presto arrivate le comprensibili lamentele. Altrettanto comprensibile è il più che probabile malumore di Cirio di fronte a questo fuoco amico, anche se proprio la sua posizione di numero due nazionale di Forza Italia lo pone in una situazione non facile e certo lontana dal poter manifestare reprimende a quell’uso spregiudicato del voto utile o presunto tale. 

Magra consolazione quella che arriva dal Biellese, l’unica provincia dove il partito di Tajani sta dando indicazioni di voto a favore della lista civica del governatore, ma solo per il fatto che lì la lista di Forza Italia è stata esclusa per l’incandidabilità di Lorenzo Leardi. Un pasticcio evitabile che ha fatto prendere di mira i responsabili del “capolavoro” azzurro, evitando sì il ricorso al voto utile ma evocando sarcasticamente la teoria dell’(in)utile idiota.  

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