POLITICA & GIUSTIZIA

Arrestato "fidanzato" del sindaco.
Acqui  tra gossip e crisi politica

Una vicenda tra il boccaccesco e la cronaca scuote la città termale. Quando nel cuore della notte i carabinieri hanno fermato l'immigrato per rissa in casa sua c'era il primo cittadino Rapetti. "Ho aiutato una persona cara". Ma c'è chi già parla di "dimissioni opportune"

Come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca. Che sia originale o meno la notizia che riguarda il sindaco di Acqui TermeDanilo Rapetti e una vicenda dai contorni non proprio limpidi, poco importa. Non solo a una città in cui il chiacchiericcio corale sul fattaccio stride con imbarazzati silenzi “istituzionali” (non, come si vedrà, quello dello stesso primo cittadino) e dove la questione s’annuncia a diventare presto caso politico, valicando la cinta daziaria.

Il racconto, tra i caffè ancora con lievi tratti della Belle Epoque e le meno romantiche chat di Whatsapp, che fa presto a scivolare nel boccaccesco inizia con una scena d’azione. Sono da poco passate le tre del mattino quando i carabinieri suonano al civico 21 di via Grattarola, neppure tanto lontano da Palazzo Levi, la sede del Comune dove Rapetti è tornato nel giugno del 2022, dopo dieci anni dalla fine del suo secondo mandato. Lì abita un immigrato marocchino di 23 anni, un passato di tossicodipendenza e pugno facile, un presente non proprio tranquillo se i carabinieri bussano alla sua porta poco dopo una rissa nella quale sarebbe stato coinvolto. La stessa reazione violenta che manderà al pronto soccorso un graduato e lui davanti al giudice nel processo per direttissima per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, ne disegnano altri tratti. Ma è l’espressione che si disegna sul volto degli investigatori quando entrano nell’alloggio a non potersi descrivere, ma solo facilmente immaginare. Il giovane in casa, a quell’ora della notte, non è solo. Con lui c’è il sindaco.

“Quando è rientrato l’ho visto agitato e gli ho chiesto se era capitato qualcosa, ma lui mi ha risposto che mi avrebbe spiegato in seguito”, racconta Rapetti contattato dallo Spiffero. Passano pochi minuti e nel palazzo in molti si svegliano per le grida e il trambusto. Tra chi vede i carabinieri portare via il giovane immigrato e poi dal portone uscire il sindaco c’è chi prima aveva visto il primo cittadino entrare in quella casa, così come lo avevano visto spesso negli ultimi mesi. 

“Una persona che mi è cara, che mi è stata cara, a cui ho dato una mano”. Questo il ritratto del giovane nelle parole del sindaco che non nega il legame affettivo, anche se non sancito da quel matrimonio civile di cui si vocifera in città. Voce peraltro alimentata da quell’ostentazione del legame “importante” da parte del marocchino, sempre più maldigerita da molti, compresi quegli ambienti politici che hanno portato Rapetti a tornare alla guida della città e che ora ragionano, senza nulla escludere, sul futuro dell’amministrazione comunale. 

C’è ben più che imbarazzo tra le figure politicamente più vicine al sindaco, in quella maggioranza civica di centrodestra, che a taccuino chiuso prefigurano “ragionamenti a breve” su una situazione che non può passare come una grandinata primaverile. Certo Rapetti è del tutto estraneo alla vicenda giudiziaria, men che meno indagato, solo persona informata sui fatti vista la sua presenza al momento dell’arresto e della sua frequentazione del giovane straniero. Proprio questi due aspetti pesano, come una cappa sulla città termale dove chi fa politica da anni sa che è meglio togliere quanto prima.

“Il mio unico interesse, per quanto riguarda la vita pubblica, è cercare di fare il meglio per la città. Non riesco neanche a capire dove stia il problema. Rivendico le mie azioni personali, sempre nell’ambito del rispetto della legge. Chi non è d’accordo – avverte – può trarre le conseguenze”. Il sindaco, insomma, toglie al campo con nettezza quel passo indietro che altri, nella stessa maggioranza, a tutt’oggi non escludono affatto come superamento di una situazione a dir poco pesante e non scevra affatto da imbarazzi. 

Nell’Acqui che ha trovato la sua storia da raccontare e vivere tra pruderie e indignazione, neppure una riga sul fatto, addirittura un post preoccupato di una cittadina è sparito da una pagina facebook dedicata al centro termale. Le bocche ufficiali, cucite. Sembra un remake del Commissario Pepe, il film in cui Ugo Tognazzi combatte invano la sua guerra contro i vizi della provincia, ricevendo inviti a lasciar perdere i pesci grossi in una città che avvolta da un velo di ipocrisia, in fondo, non era così perbene come appariva. “La città è fatta di tanti strati sociali, io non sono schizzinoso – sottolinea il sindaco – sono amico di famiglie blasonate, come mi vanto di tante persone che hanno origine e stato sociali diverso, ovviamente purché non commettano illegalità”.

Ex Forza Italia, poi passato alla Lega, infine “civico” che si permette di sfidare i partiti del centrodestra e vincere, Rapetti risponde indirettamente a muso duro a chi pone la questione di opportunità, ma rischia di veder aprire un caso politico ad appena due anni dalla sua rielezione.

“Il fidanzato del sindaco”, come ostentatamente lasciava intendere il giovane processato e subito rimesso in libertà, che diventa addirittura “marito” nel gossip asfittico di notizie certe, forse non sarebbe stato un problema e non lo sarebbe ora per la politica se al legittimo legame non si fossero sovrapposti i suoi illegali e violenti comportamenti. Per qualcuno, una goccia, e che goccia, che ha fatto traboccare il vaso, come la fontana della Bollente alla quale se ci si avvicina troppo ci si scotta. 

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