RETROSCENA

Cirio (ri)parte da Sanità e Lavoro. Ipotesi due assessori "esterni"

Il governatore intenzionato a gestire, attraverso figure di stretta fiducia, le materie più scottanti. Ricognizione tra eletti e tecnici di area. Per Lavoro e Attività produttive il ritorno della Porchietto? Come successore di Icardi girano i nomi di Corsini e Dall'Acqua

Sanità e Lavoro. Sono le priorità che Alberto Cirio scrive sulla prima pagina nell’agenda del suo secondo mandato alla guida del Piemonte. Ma, quei temi che il governatore ha più volte rimarcato nelle prime dichiarazioni dopo l’esito del voto, corrispondono anche alle due deleghe da cui si incomincerà a ragionare e trattare per la composizione della futura giunta regionale. Per l’esecutivo non si è neppure ai convenevoli e bisognerà aspettare ancora qualche giorno per le prime mosse che precederanno le vere e proprie trattative che, da sempre, segnano in un rituale poco mutabile il percorso verso la spartizione delle undici poltrone. Altrettanto immutabile il ricorso al bilancino su cui mettere competenza e peso politico. 

Questi sono ancora i giorni dell’ebrezza del successo o della tristezza della sconfitta, delle aspirazioni e delle delusioni che inevitabilmente si ribaltano sul tavolo, ancora da apparecchiare, attorno a cui si siederanno i vertici regionali dei partiti del centrodestra usciti dalle urne molto diversi, quanto a rilevanza, rispetto a cinque anni fa. C’è chi è pronto a tirare fuori il pallottoliere, chi confida forse troppo nel concetto, pure questo ribadito nelle ultime ore da Cirio, di “una coalizione politica e non aritmetica”. Nell’attesa che i negoziati prendano avvio è, ancora, nelle parole del presidente che si trova la traccia non poi così nascosta delle sue intenzioni per la formazione della giunta. Intenzioni che riguardano il metodo così come il merito.

Le parole chiare di Cirio sulle due priorità indicano il merito, ovvero la ferma intenzione di indirizzare precipuamente l’azione politica della prossima legislatura sulla Sanità con l’enorme macigno dei nuovi ospedali da realizzare e delle liste d’attesa da eliminare e il Lavoro con tutte le problematiche ben note in una regione sì in crescita, ma non certo avulsa da crisi anche complesse. Il metodo, invece, sembra profilarsi proprio nel mettere davanti a tutte le altre materie queste due per affidarle ai rispettivi assessori e solo dopo procedere con quella che prosaicamente non può che definirsi la spartingaia tra alleati. In entrambi i casi il governatore sfodererà l’immancabile e generosa capacità di mediazione e persuasione per arrivare a guidare la scelta, tenendo sempre ben saldo il volante tra le sue mani, senza rinunciare affatto all’ipotesi, sempre più probabile, di cercare i due assessori al di fuori dei neoletti consiglieri, ricorrendo quindi a “esterni”. 

Nel caso del Lavoro il nome che circola in queste ore è quello dell’ex deputata di Forza Italia Claudia Porchietto, candidata non eletta per lo stesso partito alle europee di sabato e domenica scorsi, ma anche già assessore proprio al Lavoro nella giunta di centrodestra guidata dal 2010 al 2014 da Roberto Cota. Figura di riconosciute capacità professionali ed esperienza amministrativa, in particolare proprio sulle tematiche del lavoro e delle attività produttive, Porchietto ha lavorato al programma della maggioranza per questi settori e il suo sarebbe un ritorno in Regione sì da esterno, ma certamente con una precisa connotazione politica e quindi da conteggiare nei posti spettanti al partito di Antonio Tajani. Potrebbe essere lei a occupare il ruolo che nell’appena conclusa legislatura era stato diviso tra Elena Chiorino, l’esponente biellese di Fratelli d’Italia che torna in consiglio e certamente anche in giunta, e Andrea Tronzano, forzista un tempo legatissimo a Porchietto prima che i rapporti si guastassero.

Il nome di Chiorino, insieme a quello del compagno di partito e assessore uscente al Welfare Maurizio Marrone, si affaccia sull’altra priorità indicata da Cirio. Non ci sono dubbi che l’attenzione dei diretti interessati come degli osservatori sia concentrata, non da oggi ma oggi più che mai, sulla Sanità. Così come arcinota è l’aspirazione di Marrone a ricoprire il ruolo fino all’altro giorno del leghista Luigi Icardi. Generazione Atreju, anni giovanili nel Fronte della Gioventù, il titolare uscente del Welfare è certamente il rappresentante più autentico dell’ala più identitaria di FdI e questo, insieme alle sue battaglie per l’accesso nei consultori delle associazioni provita, potrebbe essere per alcuni un elemento a sostegno, per altri motivo di profonde riflessioni di fronte all’ipotesi di una sua nomina al vertice della sanità piemontese. Proprio il suo profilo politico non è detto sia proprio un viatico anche all’interno del suo stesso partito, dove l’attenzione a non creare frizioni tra le componenti interne è massima. Stesso discorso, sia pure con alcune varianti, per l’alternativa “fraterna” a Marrone, rappresentata proprio da Chiorino. Che una parte FdI, in particolare il suo mentore e concittadino Andrea Delmastro e la componente a lui riferibile, guardino all’assessore uscente biellese come al profilo giusto non è né un mistero. Così come del resto non lo è l’idea del governatore di tenere strettamente sotto il suo controllo, sia pure attraverso mani di fiducia, la questione cruciale per questa legislatura. Ci sono le liste d’attesa da affrontare con ancora più decisione, ma c’è anche l’edilizia sanitaria da liberare da pesanti ritardi, così come c’è l’ormai inderogabile nuovo piano sociosanitario da consegnare al Piemonte.

Un’agenda che Cirio vuole tenere costantemente sott’occhio e aggiornare altrettanto direttamente. Cosa che gli sarebbe possibile soltanto affidando la Sanità a una figura prevalentemente tecnica e, appunto, di sua fiducia senza metterla nel conto della divisione tra partiti, pur tenendo ben conto della necessaria condivisione politica (a partire proprio dalla forza più rappresentativa) della scelta. 

Se quelli a venire saranno, come sempre, i giorni del totonomi, in questo caso quelli che paiono avere maggiore attendibilità nella discussione ancora tutta da avviare, sono due. Uno è quello di Marco Corsini, il commissario straorinario cui si deve lo sblocco della gara per la realizzazione del Parco della Salute di Torino. Avvocato dello Stato, una lunga e prestigiosa carriera in importanti ruoli giuridici nei ministeri, in alcune Regioni e grandi città, esperienze anche da assessore a Roma all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici a Venezia, Corsini è molto apprezzato da Cirio (e non solo da lui) per quel ruolo di Mister Wolf. Una sua eventuale nomina al vertice della sanità avrebbe un chiaro significato anche e soprattutto sul cruciale tema dell’edilizia sanitaria e la realizzazione degli attesi nuovi ospedali sul territorio regionale.

L’altro nome è certamente più noto nel mondo sanitario piemontese e risponde a quello di Maurizio Dall’Acqua, fino a pochi giorni addietro direttore generale del Mauriziano, carica lasciata dopo aver raggiunto l’età della pensione. Torinese, medico ematologo, suo padre fu primario radiologo proprio del Mauriziano, Dall’Acqua ha da poco concluso una lunga carriera dirigenziale che lo ha visto in ruoli apicali in molte aziende sanitarie e ospedaliere piemontesi. Dunque un profondo conoscitore di un sistema come quello della sanità piemontese che è tornato recentemente ad analizzare per predisporre, insieme ad altri esperti, il programma elettorale di FdI su questo tema. Stima professionale che va ben oltre la non nascosta area politica di riferimento, figura mai sfiorata da una chiacchiera, Dall’Acqua potrebbe forse dover fare i conti con un’immagine che, per alcuni, apparirebbe troppo legata ai suoi ex colleghi direttori generali. Per altri questo non sarebbe che ulteriore elemento a favore nella scelta che Cirio farà prima di tutte le altre, quando i vertici della coalizione si siederanno al tavolo per assegnare i posti in quello della giunta.

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