LA SACRA RUOTA

Mirafiori farà la fine di Termoli? Torino teme il pacco (di batterie)

Lo Russo va alla manifestazione dei sindacati a parlare di dazi, ma la piazza si interroga sulle ultime promesse di Stellantis dopo che la Gigafactory molisana è stata rimandata a data da destinarsi. Passerella di delegati e politici reduci dalle ultime regionali

I sindacati hanno invitato il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ma forse si sono pentiti: parla 20 minuti di massimi sistemi, dei giusti dazi da fare ai cinesi, ma che avranno ripercussioni. ”Ho parlato di tutte cose che non riguardano le mia competenze di sindaco”, ammette lo stesso inquilino di Palazzo civico prima di mollare il microfono alla moderatrice sul punto di stramazzare al suolo. La manifestazione è indetta per parlare di rilancio produttivo, ma su tutto e tutti incombe il futuro tutt’altro che certo di Stellantis.

“A nessuno di voi è sfuggito cosa è successo a Termoli, che la promessa della gigafactory viene spostata più in là, chissà se si fa”, prende la parola il segretario della Fiom torinese Edi Lazzi, “perché quando vengono fatti degli annunci e non ci sono impegni precisi messi neri su bianco, poi quegli annunci possono essere bypassati. Deve essere da monito anche per noi, non dobbiamo fermarci qui”. Lazzi lo dice dal palco, il presidente dell’Ugl Torino Ciro Marino in mezzo al pubblico: “Hai visto Termoli?”. Il senso è che non fidarsi è meglio: “Andare in piazza è servito, hanno anche anticipato la 500 ibrida”, che Stellantis doveva fare nel primo semestre 2026 ma che invece sarà anticipata a fine 2025. Un successo per i delegati, che però dei soli annunci non si fidano più.

È il leitmotiv della giornata, per il resto in gran parte occupata da approfondimenti sullo stato (non positivo) di Mirafiori e dell’indotto. Come la precaria situazione di Magneti Marelli, venduta nel 2018 dall'allora Fca al fondo statunitense Kkr, raccontata da un rappresentante dello stabilimento di Venaria.

Una piazza di delegati più che di lavoratori, che è meno attenta alle singole identità sindacali e più all'orgoglio torinese, che è poi il sottotitolo dell'iniziativa. E anche al vento politico, che col voto europeo potrebbe cambiare rapidamente. La prima domanda che si fanno tutti è se la transizione all’elettrico entro il 2035 continuerà come era stata immaginata finora, quesito a cui solo la prossima commissione europea potrà rispondere. Si fanno vedere anche i politici più in voga nelle urne torinesi delle regionali: il forzista Andrea Tronzano, 7.505 preferenze raccolte lo scorso weekend, e l’esponente di Sinistra ecologista Alice Ravinale, che addirittura ne ha raccolte 8.272. I loro partiti più o meno su Torino si equivalgono e più di un decimo degli elettori ha scritto anche il loro nome sulla scheda. In tempi di disaffezione dal voto, un successo. Ravinale si dedica alle relazioni con la vicesindaca Michela Favaro e lo stato maggiore Fiom, a Tronzano i cronisti chiedono che ne pensa del possibile rallentamento della transizione all’elettrico. Lui fa capire che è inutile chiederlo a lui: “Spostare non lo so se serve, a me serve dare certezza agli imprenditori”. Nella speranza che non siano gli imprenditori, in particolare il ceo Stellantis Carlos Tavares, a rimangiarsi le promesse per primi. 

print_icon