FINANZA & POTERI

Crt, consiglieri nella morsa dei pm. Si stringe il cerchio sui "pattisti"

Indagine della Procura di Torino a una svolta: si fanno sempre più chiari i contorni del presunto "patto occulto". Il sospetto è che, firmato o meno, sia stato consumato. A partire dalla scelta nelle terne e dal pacchetto di nomine

Pacta sunt servanda. Sembra ispirato al celebre brocardo l’iniziativa della Procura di Torino nell’indagine in corso sul cosiddetto (e, al momento, presunto) “patto occulto” attraverso cui una serie di consiglieri intendevano condizionare la governance della Fondazione Crt. Un documento, come noto, intitolato “Patto di consultazione e di pre-adesione a Gruppo Consiliare La Fondazione di Domani nel Consiglio di Indirizzo FCRT” che potrebbe configurare il reato di interferenza illecita sull’assemblea. I nomi riportati in calce al testo sono quelli di Corrado Bonadeo, per sua stessa ammissione promotore ed estensore, di Pier Benedetto Francese, Davide Franco, Gianluca Gaidano, Francesco Galietti, Paolo Luciano Garbarino, Elisabetta Mazzola, Riccardo Piaggio, Alessandra Siviero, Giuseppe Tardivo, Fiorenza Viazzo, Cristina Di Bari e Michele Rosboch. Non compaiono firme, anzi alcuni di essi hanno dichiarato agli inquirenti di esserne stati all’oscuro, tant’è che è in lista anche Galietti, colui che ha denunciato il patto dopo che gli era stato inviato via mail da Bonadeo.

Dopo i primi riscontri la procura, per iniziativa dell’aggiunto Marco Gianoglio e dei sostituti Lisa Bergamasco e Paolo Del Grosso, hanno emesso 7 avvisi di garanzia a carico di cinque consiglieri di indirizzo in carica Garbarino, Rosboch, Franco, Mazzola e Gaidano (poi dimessosi), uno all’ex consigliere Bonadeo e l’ultimo ad Antonello Monti, membro del cda e tra i principali protagonisti del putsch interno a via XX Settembre che ha portato prima alla defenestrazione dell’allora segretario generale Andrea Varese, che aveva scoperto e denunciato il patto, e alle successive dimissioni dalla presidenza di Fabrizio Palenzona.

A Palazzo di giustizia stanno sfilando poco alla volta tutti coloro che compaiono nell’elenco dei presunti “pattisti” e non è escluso che alcuni di essi entrati come persone informate sui fatti ne escono nella veste di indagati. Come parrebbe essere accaduto per Fiorenza Viazzo, l’imprenditrice biellese vicina a Monti, il cui interrogatorio è stato interrotto. Lei, forse per cautela, ha rassegnato ieri le dimissioni. Toccherà ad altri? E in tal caso, con un Consiglio di indirizzo già falcidiato – ridotto a 20 componenti sui 22 previsti dallo Statuto – potrà continuare, e per quanto, ad operare?

Un altro capitolo potrebbe presto aprirsi sul Cda, qualora dovesse essere provato un legame diretto tra le ultime deliberazioni assunte e i piani previsti dal patto. A dar retta a diverse conversazioni Whatsapp fra alcuni partecipanti, l’accordo “parrebbe essere stato concluso e posto in esecuzione”, come rileva la denuncia al Mef firmata da Palenzona, per la quale il segretario generale Varese fu destituito proprio perché si sarebbe opposto. Sotto la lente degli inquirenti c’è ovviamente l’infuocato Consiglio di amministrazione del 22 aprile, convocato dopo la sfiducia a Varese, con Palenzona già fuori gioco: “Alla presenza del presidente ad interim Maurizio Irrera e del consigliere Marco Giovannini, e dei quattro consiglieri presenti nella riunione riservata”, quella nella quale si sarebbe sancito il raccordo con il patto, “si procede a una trentina di nomine in società ed associazioni e per diversi ruoli, in cui vengono nominati e autonominatisi i suddetti quattro consiglieri”. È la famosa notte della “spartingaia”: Davide Canavesio incassa la presidenza delle Ogr e ne diventa anche amministratore delegato, Caterina Bima ottiene la vicepresidenza. Sempre Canavesio ottiene pure la vicepresidenza di Equiter, Monti diventa presidente di Ream, con Bima anche in questo caso vicepresidente.

A questo punto, mentre a Palazzo Sella attendono la relazione degli ispettori inviati in via XX Settembre, si fa largo la convinsione che difficilmente il Tesoro potrà sottrarsi dal deliberare il commissariamento dell’ente, nonostante l’attuale presidente Anna Maria Poggi stia facendo sfoggio di ottimismo.

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