INTIFADA CASALINGA

Migliaia di danni all'Università, il conto della protesta Pro Pal

Finita l'occupazione ora all'Ateneo di Torino tocca calcolare i costi di una contestazione che tra mura imbrattate e danneggiamenti a materiali didattici e suppellettili drenerà risorse ingenti al proprio bilancio. Il guanto di velluto del rettore Geuna

Saranno necessari alcuni giorni, forse alcune settimane, per valutare i danni e stabilire una data di riapertura di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino, dopo più di un mese di occupazione dei collettivi pro Palestina. Situazione migliore invece a Fisica, dove i danni sono stati meno importanti e la riapertura sarà più rapida.

Una stima ancora approssimativa e ufficiosa si parla di oltre 50mila euro solo per suppellettili danneggiate e muri imbrattati. “Sappiamo che ci sono danni ingenti dal punto di vista dell’imbrattamento che dovranno necessariamente prevedere una ritinteggiatura e una rimessa in sesto”, ha spiegato il rettore Stefano Geuna ai microfoni del TgR Piemonte, forse pentito di aver dato molta corda agli occupanti. “A Fisica ci sono meno problematicità e dovrebbe essere rapidissimo – prosegue – a Palazzo Nuovo ci vuole qualche giorno, probabilmente qualche settimana, non sono in grado di dirlo perché le verifiche sono in corso e l’edificio è molto grande”.

Sul boicottaggio delle collaborazioni tra l’Università di Torino e gli atenei e le istituzioni israeliane, istanza principale portata avanti dalla protesta studentesca, il rettore, dopo aver offerto l’immagine di un Senato Accademico sotto scacco delle frange estremiste, ritiene “ingiusta una indiscriminata interruzione di tutti i rapporti scientifici con gli atenei di un certo paese piuttosto che di un altro, con certe aziende piuttosto che con altre”. “Quello che ci siamo ripromessi di fare – spiega – è un’analisi ancora più attenta dei progetti per verificare che non ci siano progetti a rischio e in quel caso certamente ci saranno azioni di interruzione”.

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