SANITÀ

Centrodestra, scazzi in ambulanza. Infermieri minacciano di scendere

Tensione nella maggioranza per i riferimenti di Riboldi al suo predecessore Icardi sul piano degli algoritmi. Un secondo esposto alla magistratura contro la delibera (congelata). La pasticciata gestione dell'iter da parte di Azienda Zero e le difese corporative

L’algoritmo per generare la tempesta perfetta in Piemonte lo hanno trovato senza neppure cercarlo. È bastato gestire in maniera, a dir poco, approssimativa la delicata questione dell’Emergenza 118 affidando proprio a una serie di algoritmi destinati agli infermieri a bordo dei mezzi senza la presenza del medico per scatenare una sequela di reazioni che vanno dagli esposti alla magistratura a un’inusitata tensione all’interno della maggioranza di centrodestra che governa la Regione. Passando per accesi interventi dei sindacati e non meno dure prese di posizione degli Ordini professionali dei medici e degli infermieri.

Mentre al dettagliato esposto presentato da un medico alla Procura della Repubblica di Torino, in seguito al quale (insieme ad altre criticità attuali ed eventuali) l’assessore alla Sanità Federico Riboldi ha sospeso la delibera di Azienda Sanitaria Zero che fissava a ottobre l’avvio del nuovo protocollo, pare aggiungersi un ulteriore esposto dello stesso tenore presentato a Palazzo di Giustizia di Asti, la questione è rapidamente rimbalzata con rottura di vetri (e pure di altro non nominabile) anche in ambito politico.

Non dall’opposizione, probabilmente ancora sotto l’ombrellone, ma all’interno della maggioranza la tensione è salita rapidamente ai livelli di guardia e forse anche un po’ oltre. È bastato, si fa per dire, che nell’annunciare la sospensione della delibera firmata dal direttore generale di Azienda Zero, Adriano Leli, Riboldi rimarcasse il fatto che quel progetto era stato avviato nel 2023 “e come per molte cose che ho ereditato come assessore alla Sanità, desidero fare una riflessione maggiore…”. Tradotto: questa roba l’ha messa in piedi il suo predecessore, il leghista, Luigi Icardi. Il quale, naturalmente, non l’ha presa bene, diciamo. Già, perché una puntualizzazione come quella fatta dal neo assessore di Fratelli d’Italia non stupirebbe se a precederlo fosse stato qualcuno del campo avverso, non certo un alleato, perdipiù da poco eletto alla presidenza della commissione Sanità in seno al consiglio regionale. Una “gentilezza” che ha fatto bollire i telefoni e alzato la temperatura nella maggioranza, superando quella climatica. 

Se la decisione di congelare il protocollo è senza dubbio legittima, oltre che inevitabile e opportuna alla luce dei fatti (e, soprattutto, delle denunce alla magistratura), altrettanto è opinare circa l’eredità che dalle affermazioni dell’assessore parrebbe essere stata ricevuta come un pacco preconfezionato. Non è proprio così. Del protocollo basato sugli algoritmi per consentire agli infermieri di effettuare interventi di pertinenza del medico, sia pure con un contatto a distanza con quest’ultimo, lo Spiffero ne ha scritto già lo scorso 26 luglio, riferendo anche delle varie reazioni e valutazioni delle figure coinvolte. Dalla Regione nessun accenno a possibili interventi correttivi o altro. 

Lecito supporre, ma questo non significa sia accaduto, che il direttore di Azienda Zero si sia confrontato con Riboldi prima di firmare la delibera e fissare la data di avvio del nuovo sistema con cui fare fronte alla carenza di medici del 118. Passa un mese e, coincidenza, proprio quando giunge la notizia dell’esposto alla Procura della Repubblica e, contemporaneamente, arriva la dura presa di posizione degli Ordini provinciali dei medici, nel giro di poche ore si blocca tutto. 

Da capire resta molto, a partire dalla lamentela degli Ordini dei medici circa lo scarso ascolto e il mancato completamento del lavoro di condivisione del piano da parte di Azienda Zero, i cui vertici pare avessero assicurato all’assessore che tutto era stato fatto e che tutti erano d’accordo. Lecito, dunque, chiedersi la ragione di tanta fretta nel varare la delibera, così come il motivo per cui un intervento così rilevante e potenzialmente a rischio di contestazioni sia stato affidato a un atto di un’azienda sanitaria, sia pure la Super Asl, anziché a una delibera della giunta regionale con, oltretutto, una solida copertura politica. 

Resta il papocchio, probabilmente prevedibile visto che i segnali non mancavano, e dunque evitabile con una più accorta gestione dell’iter e una condivisione con quei sindacati e quegli Ordini professionali che ora si presentano su fronti opposti, segnando un ulteriore conseguenza negativa in un ambito dove la collaborazione e la concordia sono basilari. Ieri gli organismi istituzionali dei medici erano intervenuti con durezza ricordando che “la consultazione degli Ordini non può essere declassata a una fastidiosa incombenza”, non senza manifestare forti perplessità e preoccupazione per alcuni aspetti del piano, come quello inerente alla somministrazione di particolari farmaci da parte degli infermieri a bordo delle ambulanze.

Oggi sono gli Ordini provinciali egli infermieri a ricordare come “poco meno di un mese fa l’assessorato alla Sanità aveva infatti confermato l’adozione di nuovi protocolli di intervento, già attivi in altre regioni italiane, ma ora si è verificato un dietro front dopo le contestazioni del comparto medico e il sopraggiungere di una denuncia”. Ma c’è di più, c’è qualcosa tra l’allarme e la provocazione nel documento degli Ordini degli infermieri dove si legge che “la sospensione dell’entrata in vigore degli algoritmi rischia di generare sfiducia nei confronti delle capacità operative degli infermieri che potrebbe portarli a rifiutarsi di operare su ambulanze senza medico, causando la fine del sistema dell’emergenza”. Dal fronte sindacale, Nursing Up con il segretario regionale Claudio Delli Carri ricorda come siano molte le Regioni che già attuano questo sistema e se è vero che “in Italia c’è un 118 che viaggia a 21 velocità diverse, in Piemonte si mette la retromarcia”. 

Una frenata certamente sì. E che, pur nel rispetto dei paventati rischi e criticità, quella che si consuma sulla riforma di una parte dell’emergenza e per fronteggiare la mancanza i medici, sia una guerra di posizione (ciascuno in difesa della propria) paiono esservi pochi dubbi. Forse non ha torto chi, da un osservatorio privilegiato e con una certa esperienza sul campo, ricordando come questo servizio ormai molto diffuso in Italia, nei Paesi anglosassoni lo assicurano i paramedici (figura ancor meno professionale degli infermieri) conclude con amarezza che “in questa regione è impossibile fare innovazione”. Imbattibile, però, nel trasformare un pasticcio in una tempesta perfetta.