Politica sotto scacco della Fondazione

Si conclude, con la nomina della professoressa Daniela Bosia, cui faccio i migliori auguri di buon lavoro, la vicenda che ha visto il sottoscritto al centro di uno scontro istituzionale fra la Fondazione CRC e il Comune di Mondovì.

Dopo profonda riflessione, sono giunto alla conclusione che non sia utile intraprendere azioni legali. Poco conta l’essere certo di possedere i requisiti necessari per la nomina, di fronte a una prova di forza così sproporzionata come quella messa in campo dai vertici della Fondazione CRC.

Non è opportuno che una questione di principio così importante possa essere rappresentata come un mio capriccio (o peggio ancora come la ricerca di una poltrona). Mi faccio da parte, quindi, per sgombrare il campo da qualsiasi lettura di ambizione personale.

Resta però, evidentissima, la gravità di quanto accaduto. Già con le modifiche statutarie del 2018, al motto di “fuori la politica dalle Fondazioni bancarie”, è stata di molto ridotta la rappresentatività delle Amministrazioni comunali (unici organi eletti direttamente dai cittadini a poter esprimere nomine per il Consiglio della Fondazione).

La bocciatura senza appello della nomina legittimamente presentata dal Comune di Mondovì va un passo oltre, creando un precedente che lancia un chiaro segnale: “le Amministrazioni comunali possono nominare i loro rappresentanti di fiducia, purché siano graditi ai vertici della Fondazione”.

D’altra parte, è sufficiente uno sguardo alla composizione del nuovo Consiglio in rapporto a quello precedente, con la permanenza in carica di buona parte dei vecchi componenti, nominati nel 2020 da Enti completamente diversi da quelli che li avevano nominati nel 2016, per comprendere quanto sia accurato il lavoro dei vertici della Fondazione per indirizzare le scelte e garantirsi la continuità.

Se si considera poi il ruolo sempre più ingombrante che la Fondazione ambisce a mettere in campo nella pianificazione strategica per la nostra Provincia, o se si volge lo sguardo verso le associazioni politico-culturali gestite direttamente o indirettamente dalle persone che gestiscono la Fondazione stessa, è evidente il tentativo di sostituirsi agli organi politici eletti dai Cittadini.

Purtroppo, è probabile che l’episodio che ha coinvolto l’Amministrazione di Mondovì e il sottoscritto diverrà un monito e un precedente per tutti, un’esortazione a non mettersi contro un sistema di potere apparentemente inscalfibile, che oltretutto ha in mano la leva delle erogazioni.

La mancanza di reazioni e prese di posizione pubbliche nel mondo politico provinciale a questa vicenda sono sintomatiche di un generale disinteresse, forse dettato anche dall’incapacità di proporre percorsi alternativi, per un tema così importante e delicato.

Non resta che cominciare a impegnarsi per il 2024, con la speranza di poter individuare un Presidente della Fondazione CRC finalmente di area Monregalese e un Consiglio generale completamente rinnovato, in grado di riportare la Fondazione CRC a essere strumento del territorio e non viceversa.

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