Da Prodi a Conte, l'eterno ritorno

Il 24 gennaio 2008 Romano Prodi, presidente del Consiglio da circa un anno e mezzo, si presentò al Senato per un voto di fiducia al suo governo dopo avere, il giorno prima, ottenuto la fiducia della Camera. Il problema, però, era che la maggioranza di governo al Senato non c’era più dal momento che, nel settembre 2006, il senatore Sergio De Gregorio (giornalista campano che aveva iniziato la sua vita politica con Forza Italia nel 1994) aveva annunciato la sua uscita dall’Italia dei Valori. Da allora, infatti, il governo si era trascinato per più di un anno con il sostegno decisivo dei senatori a vita sulle votazioni più importanti. Prodi disse al Senato che chiedeva la fiducia al Parlamento per poter procedere alle riforme necessarie al paese ed in primo luogo quella della legge elettorale, che allora era in discussione in una commissione parlamentare.

Temi che ritornano? Si aprì la discussione, il senatore Nuccio Cusumano, un politico democristiano dalla lunga esperienza, dichiarò che, in dissenso dal resto dell’Udeur, suo gruppo di appartenenza, avrebbe votato la fiducia al governo in carica “in solitudine” guadagnandosi l’appellativo di traditore da parte del capogruppo Tommaso Barbato. Continuò la discussione, si parlò perfino di un “governo tecnico” per risolvere la crisi. La votazione, sui 322 membri del Senato, risultò di 161 voti contrari e 156 voti favorevoli. In seguito a questo fatto, Silvio Berlusconi fu accusato di corruzione, dai pubblici ministeri John Woodchok e Vincenzo Piscitelli, per aver “comperato” il senatore De Gregorio al fine di fare cadere il governo Prodi. A nulla valsero le argomentazioni degli avvocati difensori (Nicolò Ghedini e Michele Cerabone) che sostenevano che tra Berlusconi e De Gregorio ci fosse stato solo un accordo politico, che la Costituzione Italiana prevede l’insindacabilità del voto dei parlamentari e che le dichiarazioni di accusa per corruzione non erano veritiere. I giudici affermarono che Silvio Berlusconi aveva agito “come privato corruttore e non come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni” e inoltre affermarono che: “l’immagine del Senato è stata lesa ed ha subito un rilevantissimo danno dalla consapevolezza collettiva che la condotta di un suo membro è stata oggetto di mercimonio e l’alta funzione ricoperta è stata stravolta per fini egoistici ed utilitaristici”. Berlusconi fu condannato a tre anni di reclusione dal tribunale di Napoli per corruzione.

A distanza di quindici anni la storia si ripete “quasi” identica nella sostanza: Il 19 gennaio 2021 Giuseppe Conte, presidente del Consiglio da circa due anni e mezzo prima con la destra e ora con la sinistra, si presenta al Senato per un voto di fiducia al suo governo dopo avere, il giorno prima, ottenuto la fiducia dalla Camera. Il problema, però, è che la maggioranza di governo al Senato non c’è più dal momento che il 18 gennaio 2021 il senatore Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Partito democratico e capogruppo di Italia viva, ha annunciato di non dare il suo appoggio alla richiesta di fiducia al governo. Nel settembre 2019 Renzi aveva lasciato il Pd per creare il nuovo partito. Dalla fine del 2020 Conte aveva cominciato ad avvertire sempre più attacchi da parte, in primis, di Italia Viva, ma anche degli altri partiti, che lo accusavano di prendere troppe decisioni consultando solo tecnici e membri del governo, senza confrontarsi con le forze dei partiti in Parlamento.

Oggi Conte cerca, con colloqui privati, eventuali consensi per raggiungere quella maggioranza non scontata. La crisi di governo, quindi è sulla soglia in attesa di essere annunciata. Sempre più attuale sembra l’adesione del Belpaese alla filosofia “dell’eterno ritorno dell’uguale” di Friedrich Nietsche. Sarà forse perché il grande filosofo tedesco amava l’Italia e in particolare Torino dove il 3 gennaio 1889 ebbe un crollo psicologico, preludio della malattia che lo portò al declino, prima mentale e poi fisico, ed infine alla morte nel 1900? Una targa in via Carlo Alberto a Torino ricorda il passaggio del filosofo nella nostra città, la città che lui tanto ha amato.

print_icon